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Serrande abbassate, guinzagli e controlli: la città si ferma

La maggior parte dei negozi del centro ha chiuso in attesa che passi l'emergenza. La vita pulsa verso il mare e portare fuori il cane sembra la necessità più diffusa tra gli spezzini.

Una città spettrale, disseminata di saracinesche chiuse. Il centro storico oggi si presentava così nella prima giornata in cui gli effetti dell’emergenza coronavirus sono andati oltre alle indicazioni contenute nei decreti del premier Conte, del governatore Toti e del sindaco Peracchini. I commercianti hanno in gran parte deciso di chiudere. E non si tratta solamente di piccole attività a conduzione familiare: Zara, La Pia e qualche chilometro più in là un altro colosso come Decathlon. Restano aperte le farmacie (che informano già all’esterno di non avere mascherine e gel igienizzante a disposizione), i panifici, le gelaterie, qualche tabacchino e qualche bar.
Sui cartelli le date di riapertura, quando ipotizzate, vanno dal 15 marzo al 3 aprile. Evidentemente c’è chi è più speranzoso di altri.
“Ieri abbiamo incassato 80 euro in tutta la giornata: non ha senso rimanere aperti e inoltre ormai dovrebbe essere chiaro che più stiamo fermi, tutti, e meglio è”, spiega a CDS un negoziante intento a richiedere la serranda dopo essere entrato per prendere alcuni documenti in negozio. In Piazza Beverini, poco più in là, ci sono almeno una ventina di stalli liberi e nessuna auto si aggira come un avvoltoio per infilarsi nel primo parcheggio libero.
La prudenza invita a ridurre il più possibile i contatti rimanendo a casa e per molti, da oggi, non ci sarà nemmeno più la motivazione del lavoro per uscire dalla porta e andare incontro allo scenario post nucleare che si presenta fuori dal portone.
Le raccomandazioni e i forti dubbi sull’utilità economica dell’apertura hanno spinto ad andare oltre le leggi. La vivibilità della città ne risente, ma la speranza è che il sacrificio possa aiutare a limitare il contagio e a uscire presto da questa situazione.

Chi è in giro, d’altronde, non guarda le vetrine. Qualcuno ha guanti e mascherina e attira gli sguardi d’invidia di quelli che incrocia. Quando ad incocciarsi sono gli occhi di persone sguarnite di qualsiasi dispositivo di protezione si ha sempre l’impressione che ci si guardi in cagnesco, con diffidenza. La convivenza sociale è messa a dura prova dalla paura, ma il risultato, per ora, è quello desiderato: mantenere le distanze.
Questo avviene anche di fronte ai pochissimi negozi aperti, che impongono ingressi contingentati. Le piazze solitamente piene delle grida e delle risate dei bambini sono silenziose. Qua e là qualche individuo intabarrato che scorre con dita di lattice o nitrile lo schermo del cellulare. Uscita dal un bar una coppia di colleghi si passa condivide il gel e si lava le mani passando le dita ovunque: Barbara D’Urso docet.

Una pattuglia della Guardia di finanza ferma le auto in Viale Italia per conoscere il motivo degli spostamenti e per verificare che sia tutto regolare.
Sulle arterie extraurbane e ai caselli di Santo Stefano Magra e Sarzana c’erano i cucini della Polstrada. I controlli, iniziati nella giornata di ieri, si sono concentrati anche in questo caso sulle certificazioni compilate dagli automobilisti che in taluni casi hanno esibito atti già precompilati, scaricati da internet, e in altri hanno reso dichiarazioni sui moduli di autocertificazione messi a disposizione dagli agenti. Verifiche, quelle delle forze dell’ordine, che non hanno fatto saltare fuori magagne particolari (leggi qui).
“I servizi di polizia – fanno sapere dalla Questura – proseguiranno nei prossimi giorni in un Piano coordinato interforze di riscontri sulla viabilità che riguarda tutta la provincia e cui concorrono anche le diverse Polizie municipali”.

Attraversando Viale Italia (lungi da noi fare riferimento alla piazza sospesa o al tunnel sotterraneo) sembra di entrare in un altro mondo.
Molo Italia, Passeggiata Morin e Banchina Thaon di Revel sembrano quasi affollate rispetto al resto della città. Il sole e il mare hanno richiamato lì tutti quegli spezzini che volevano fare due passi o una corsetta. Tutti abbastanza distanziati, parrebbe, ma subito balza alla mente l’ordinanza con la quale il sindaco di Lerici, Leonardo Paoletti, ha limitato la possibilità di fare attività fisica all’aperto sino alle 8 di mattina (leggi qua). Un eccesso di zelo o una misura prudente, da mutuare il prima possibile ovunque?

L’interrogativo per ora rimane aperto, accompagnato però da quel concetto che fatica ancora ad penetrare alcune teste: uscire il meno possibile. La certezza dei sopralluoghi di giornata in centro, invece, è una sola: la maggioranza delle persone che si incontrano, sia nelle vie dello shopping (pressoché, sia Corso Cavour che Via del Prione) sia verso il mare sono in giro col cane. Che gli amanti degli animali siano tantissimi lo si poteva anche immaginare, ma negli ultimi giorni (anche nelle serate scorse il panorama era identico) sembrano essere la stragrande maggioranza della popolazione di una città momentaneamente rimasta senza vetrine e senza bambini, oltre che senza mascherine. Una città che si prepara a un letargo forzato e che sogna di risvegliarsi da questo incubo il prima possibile.

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