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Rane e strisce nere. Viaggio dentro la discarica di Saturnia

Sopralluogo dei portatori della commissione e dei portatori di interesse dell'inchiesta pubblica sulla Via del progetto di messa in sicurezza permanente presentato da Acam Ambiente.

Sul telone che copre l’invaso che avrebbe dovuto accogliere 900mila metri cubi di rifiuti c’è un laghetto quasi perenne, con tanto di fasci di canne comuni e rane che gracidano. La natura sta lavorando per riprendere i suoi spazi, ma poco più in là ci sono 50mila metri cubi di ceneri della centrale Tirreno power di Vado Ligure e 8.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani stoccati senza alcun intervento di impermeabilizzazione.
Più in alto, invece, a destare preoccupazione sono alcune rigature scure (vedi la fotogallery allegata) che segnano la facciata del più alto dei gradoni realizzati nel corso degli anni Novanta per permettere il conferimento di rifiuti speciali. Secondo i consulenti delle associazioni e dei comitati che questa mattina hanno effettuato un sopralluogo sul sito – insieme ai rappresentanti di Acam Ambiente e del Comune della Spezia, guidati da Paola Carnevale, presidente della Commissione per l’inchiesta pubblica nell’ambito della procedura di Valutazione di impatto ambientale del progetto di messa in sicurezza permanente presentato dalla multiutility spezzina – si tratta con probabilmente dei segni lasciati dal percolato che scende dalla discarica di Monte Montada quando la zona viene investita dalle precipitazioni.
Ed è proprio quando piove che gli abitanti che vivono a valle dell’impianto di Saturnia vedono cambiare colore ai rivi che scorrono nella zona di Pagliari. Quale sia il motivo di questo fenomeno non è chiaro: le motivazioni potrebbero essere connesse ad attività di movimentazione delle terre, oppure alla presenza dei rifiuti “liberi” nella discarica visitata oggi, nonostante secondo molti dovrebbero ormai essere mineralizzati.

Tutti d’accordo, quindi, che la situazione non è ottimale, che non può essere lasciata così. La vegetazione ha riconolizzato quasi tutto il terreno, ma è necessario mettere in sicurezza i rifiuti urbani e le ceneri. Oltre che comprendere il significato di quei segni scuri.
Le differenze tra il progetto di Acam Ambiente, che prevede lo stoccaggio di 700mila metri cubi di Fos e terre da scavo, e quello che sostengono i comitati e le associazioni ambientaliste emergono sulla necessità di conferire altro materiale nel sito. I progettisti lo giustificano con la necessità di ripristinare le condizioni morfologiche e spiegano che Fos e terre da scavo sono comunemente utilizzati nelle operazioni di riqualificazione ambientale. Residenti e ambientalisti, invece, vorrebbero che ci si limitasse al trasferimento dei rifiuti degli anni Ottanta e Novanta su una superficie impermeabilizzata, lasciando il resto dell’area praticamente inalterato.

Nelle prossime sedute dell’inchiesta pubblica i temi saranno ulteriormente approfonditi e la commissione composta, oltre che da Carnevale, da Claudio Canneti, dirigente del Comune della Spezia, da Corrado Cucciniello, in rappresentanza di Comitati Spezzini e Wwf Liguria, da Gaetano Schena in qualità di esperto, e da Ramona Tellini in rappresentanza di Legambiente, Italia nostra, Vas e Comitati del Levante, stilerà una relazione che sarà poi presentata alla Regione.

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