Nel corso di uno dei summit tecnici che hanno caratterizzato la giornata di apertura di Deportibus si è affrontato il tema del futuro della portualità, italiana e non solo. Il Paese è impegnato nella realizzazione di infrastrutture portuali, ma in futuro i container ci saranno?
La risposta è arrivata da Zeno D’Agostino, presidente dimissionario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Orientale e di Espo, l’associazione dei porti europei.
“Oggi il canale di Suez è ancora chiuso, ma quando parliamo di infrastrutture ragioniamo a dieci, venti o trent’anni. E allora diamo per assodato che Suez sarà di nuovo in funzione regolarmente. A livello globale stiamo assistendo a una riconfigurazione della produzione industriale: dopo 20 anni il Messico è diventato il Paese con più export verso i confini degli Stati uniti, superando la Cina. La centralità dei trasporti marittimi si sta spostando dal deep sea allo short sea, ma il primato dei container non calerà. Penso che a livello di infrastrutture portuali si debba completare quanto avviato, senza andare oltre. Ma ritengo che, incrementando il trasporto su treno, le due ascelle, ovvero il Tirreno e l’Adriatico settentrionali, possono aspirare a guadagnare quote di mercato verso il centro Europa, che oggi preferisce i porti del nord Europa”.
Poco prima il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale, Mario Sommariva, aveva illustrato gli step che compongono il percorso di cambiamento in corso nel porto spezzino: “Con gli investimenti in programma da parte dei terminalisti Lsct e Tarros ci sarà un ampliamento verso levante della capacità operativa. Possiamo contare su una forte vocazione intermodale, in fase di crescita. Abbiamo iniziato i lavori del nuovo molo passeggeri e restituiremo Calata Paita per gli usi urbani. E nell’insieme degli interventi di trasformazione non sono meno importanti il retroporto di Santo Stefano Magra e la Zona logistica semplificata. Stiamo affrontando una fase storica per il porto e la città”.