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Il rammarico: "avevamo un muro, ci ritroveremo un muro"

Cadimare, gli abitanti: “Bene che il Comune ora ci ascolti, ma il progetto che si sta realizzando non ci piace”

Gli abitanti di Cadimare in commissione consiliare

I cadamoti ringraziano, ma non baciano l’anello. E anzi, ribadiscono ancora una volta il concetto: il progetto che si sta realizzando nel paese non piace a nessuno e la vera soluzione, l’unica variante che avrebbe potuto mettere a posto le cose, sarebbe stata quella di ascoltare le voci contrarie all’iniziativa imposta dal Comune, senza considerarle una mera strumentalizzazione politica. Anche perché nella politica comunemente intesa, ormai, non crede praticamente più nessuno, aggiungiamo noi.
Una posizione, quella espressa ieri pomeriggio dai rappresentanti dagli abitanti, che ha sorpreso i consiglieri della maggioranza consiliare, che ad ogni intervento hanno messo in atto una sorta di harakiri, di fronte agli sguardi increduli dei numerosi cadamoti presenti. Il silenzio della recente seduta di consiglio comunale, al confronto, era oro.

Al tavolo dei relatori gli abitanti hanno inviato i due tecnici che si sono premurati di stilare il progetto alternativo a quello somministrato dal Comune quasi un anno fa: l’architetto Simone Faggioni e il geometra Massimo Fabbri. Al loro fianco la presidente Stella Pollina, che in certi momenti ha avuto il suo bel daffare nel gestire i consiglieri, più indisciplinati del solito. Un ripassino delle buone maniere e del profilo istituzionale che sarebbe da mantenere in certe occasioni farebbe bene a tutti. In prima fila, a seguire con attenzione l’andamento della discussione, l’assessore ai Lavori pubblici Pietro Antonio Cimino e l’ingegnere comunale Alessandro Trapani.

“Come tutte le mediazioni, tutti i compromessi, ci sono due parti che muovono da posizioni differenti. E quando si arriva al punto di incontro nessuno può essere contento sino in fondo”, ha esordito Fabbri, chiarendo sin dal principio che il progetto proposto dalla popolazione e dalle associazioni del borgo “è diametralmente opposto a quello che si sta realizzando”.
“Degli otto punti che abbiamo chiesto al Comune – ha proseguito – sette sono destinati ad andare a buon fine. Ne resta in sospeso uno, quello della pavimentazione della piazza. Non realizzando la cucina c’è un risparmio che si potrebbe utilizzare per sistemare la pavimentazione in maniera incisiva, ma tecnicamente la gara è stata fatta per l’edificazione. E l’intervento che chiediamo per la sistemazione delle radici dei pini non rientra in quella categoria: questo comporterebbe una nuova gara. E ovviamente questo non è possibile. Si sta valutando se eseguire questo lavoro in un lotto successivo o se cercare una soluzione che rientri negli interventi di edilizia pura. Vedremo insieme ai tecnici del Comune quali risorse effettivamente avanzeranno e quale strada sarà percorribile”.

Il delegato degli abitanti ha proseguito: “La variante di progetto è stata inviata alla Soprintendenza e stiamo attendendo una risposta. La lettera con la richiesta di chiarimenti giunta al Comune da Genova non ci è stata fornita, anche se avendo sollevato noi il problema ed essendo diretti interessati sarebbe stato opportuno farcela avere. L’abbiamo vista solo di striscio”.

Il consigliere del gruppo misto di maggioranza Fabio Cenerini ha subito messo il dito nella piaga: “Se il percorso partecipato di ascolto degli abitanti fosse partito due anni fa oggi parleremo di altro, invece ha preso il via solo poche settimane fa, solo dopo che mezzo paese si è riversato in consiglio comunale. Mi preoccupa il fatto che se le varianti non dovessero essere accettate, con la scusa che ci sono di mezzo fondi del Pnrr, si potrebbe tornare al progetto iniziale. Cosa di aspettate dal parere della Soprintendenza?”.
“Ci sarà una conferenza servizi formativi asincrona. Sul posto si sono fermati i lavori che avrebbero riguardato la cucina, e questo è indicativo di buona volontà. Se il parere sarà positivo, come pensiamo, si procederà con la variante”. Poi Fabbri si è tolto un macigno dalla scarpa: “A volte passa il messaggio che la colpa è del nostro progetto, che è arrivato in ritardo, solo a gennaio. Il progetto non dovevamo farlo noi: non si può dare colpe a un tecnico esterno che regala un progetto all’amministrazione comunale”. Anche perché, come segnalato a più riprese da CDS, che il progetto del Comune fosse indigesto era evidente sino da maggio 2023. Sarebbe bastato fare un giro in paese, stando bene attenti a non inciampare nelle radici dei pini, e raccogliere le opinioni degli anziani seduti sulle panchine o prendere un caffè in uno dei due bar per prenderne atto.

Ma così non è stato, e la disponibilità a dialogare con la popolazione è arrivata dopo i fuochi. Il consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Gai ha voluto comunque sottolineare questa apertura, mettendo alle spalle i problemi del periodo precedente e chiedendo ai portavoce degli abitanti: “Quanto siete soddisfatti oggi, da uno a dieci?”.
“Ci accontentiamo della disponibilità dimostrata, ma il giudizio scende a 5, 4, 3 se consideriamo alcuni aspetti e va a zero per quel che riguarda l’idea progettuale. Noi abbiamo dato dimostrazione di avere idee concrete, speriamo serva. Ora si sta intervenendo su un’area che rappresenta il 15 per cento del paese, vorremmo capire che ne sarà del restante 85 per cento, quali progetti ha l’Autorità di sistema portuale per il fronte mare. Sarebbe bello che almeno quelli siano di nostro gradimento”.
A questo punto ha preso la parola anche l’architetto Faggioni: “Al di là del giudizio, ci rimane certamente un rammarico: sono stati investiti molti soldi (oltre 2 milioni di euro, Ndr) e ci ritroveremo allo stesso punto. Avevamo un volume che opprimeva il paese e lo avremo di nuovo. L’idea progettuale non ha avuto la forza di una visione diversa dallo stato precedente all’intervento. E questo anche perché è mancato il confronto con chi quel posto lo vive. Ripeto, il rammarico è forte. Se siamo contenti? Diciamo che si poteva fare di meglio. E lo abbiamo anche proposto”.
Il riferimento è al controverso edificio che andrà a sostituire (con dimensioni del tutto simili) le ex lavanderie dell’Aeronautica militare abbattute nei mesi scorsi, col risultato di concedere una vista e una ariosità alle quali i cadamoti si erano presto abituati, quasi affezionati. Invece lo sguardo dovrà presto abituarsi a tornare all’antico.
“Oggi stiamo facendo il meglio con le condizioni progettuali che ci sono state imposte: quel volume non ci piace Non possiamo dire che è tutto a posto”, ha chiarito Fabbri.

Cadimare, il nuovo fabbricato prende forma

“Se c’era una cosa da fare a Cadimare era la pavimentazione: è pericolosa per bambini e anziani – ha dichiarato nel suo intervento il consigliere di opposizione Franco Vaira -. Questa partita poteva trovare una soluzione se le cose fossero state fatte in maniera ragionevole, invece la questione principale rimane in sospeso. Si poteva puntare sui finanziamenti europei mettendo al centro la salvaguardia degli alberi e il benessere abitanti. Penso proprio non ci sarebbero stati problemi per l’assegnazione di fondi Pnrr… Poi, per favore, cerchiamo di evitare di invitare a fare la ola per l’amministrazione comunale: qua c’è stata scarsa fiducia nella democrazia, meno male che c’è stata reazione popolazione. Basta con questa pantomima della maggioranza che si dà le pacche sulle spalle da sola”.

Parole che non hanno colto nel segno. “Il bicchiere si può vedere non solo mezzo vuoto, ma anche mezzo pieno. Se non ricordo male da molto tempo nessuna amministrazione comunale faceva qualcosa per Cadimare. Vedo positivamente il fatto che il Comune abbia deciso di guardare alla riqualificazione del paese”, ha commentato la consigliera totiana Barbara Pettinati.
“Il problema – ha replicato Fabbri – è che per la pavimentazione il progetto prevede che una parte delle aree sotto ai pini vengono trasformata a verde, che verde non sarà perché con gli aghi che cadono l’erba non cresce. Il problema resta: anzi peggiora. Questa è una scelta non condivisibile. A Cadimare gli ultimi interventi, proprio per risolvere il problema delle radici dei pini, sono della fine degli anni novanta. Ora siamo a riparlarne e si sta per compiere lo stesso errore, in pratica si ritorna al paese di prima. Se devo proprio esprimere un parere al di fuori del perimetro tecnico, le dico che il consenso non si costruisce sul denaro speso, ma su come viene speso…”.
“Avevamo un muro, avremo un muro. Questo è il risultato di 2 milioni di euro. Ma il progetto non riqualifica: non sono stati considerati aspetti come la vivibilità e la percezione”, ha proseguito Faggioni.

Quando il consigliere Pd Marco Raffaelli ha parlato di “china indecorosa” della discussione, sono partite le scintille con Gai, ma l’incendio si è estinto prima che la presidente Pollina li allontanasse dall’aula. “E’ inopportuno, diciamo così, tentare di spingere i cittadini a dire quello che si vuole. Se si pongono delle domande poi si devono accettare le risposte”. Quindi ha domandato quale possa essere la soluzione per la pavimentazione. “Bisogna vedere quale cifra resterà a disposizione e come andrà con la perizia. Poi forse si potrà intervenire su una parte e nell’altra mettere in pratica il progetto originario. Anche per questo – hanno sostenuto Fabbri e Faggioni – è importantissimo che il presidente dell’Adsp Mario Sommariva venga in commissione il 27 marzo: speriamo non ci impongano altre decisioni e speriamo che ci si possa sedere a un tavolo”.

Massimo Lombardi, di Rifondazione comunista, ha elogiato i cadamoti per aver fatto sentire la propria voce con spirito costruttivo e propositivo e ha chiesto quali tempistiche si possano prevedere nell’immediato futuro, ma i portavoce hanno spiegato che la domanda andrebbe posta agli uffici comunali: “Il confronto nelle ultime settimane è costante ma non siamo a conoscenza del cronoprogramma”.
Anche l’altro consigliere dem, Andrea Montefiori, è intervenuto: “Bene che si sia arrivati a un equilibrio. Anomalo, invece, dire ai cittadini che devono essere contenti… In ogni caso penso che siamo di fronte a un’occasione persa: si potevano ascoltare la volontà della popolazione per arrivar a una soddisfazione pari a 10. Il tempo c’era: è dal 2017 che si sapeva che in quell’area si sarebbe potuto intervenire. Mi auguro che questa vicenda serva per i prossimi anni”.

“Assurdo che i cittadini debbano essere contenti se vengono investiti soldi nel loro paese dopo 25 anni. E non in una città – ha aggiunto Cenerini – ma in un borgo tra i più identitari del golfo e della provincia. Una condivisione sarebbe stata quanto meno necessaria. Non si può pretendere che le persone siano contente a prescindere”.

Nel finale il peracchiniano Marco Zamponi ha spiegato di essere andato a Cadimare, di aver scattato alcune fotografie e di valutare positivamente il progetto, mentre Patrizia Flandoli, esponente di Leali a Spezia, ha chiesto lumi sulla fine dei lavori e sulla distanza dell’edificio in costruzione dal mare.
“Gli step dovrebbero portare a concludere i lavori a dicembre 2025. L’unico dubbio – ha concluso Fabbri – riguarda i tempi della variante sulla base del parere della Soprintendenza, ma è stata proposta una riduzione di volumi e siccome si deve valutare l’impatto paesaggistico non dovrebbero esserci sorprese. Per quel che riguarda la distanza dal mare, prendiamo atto dell’autorizzazione che era stata concessa ma allora rimaniamo stupiti dalle bocciature collezionate da alcuni progetti presentati in passato da privati e associazioni. Attenderemo di ascoltare le spiegazioni dell’Autorità di sistema portuale per capire meglio come stanno le cose ed eventualmente ripresentare i progetti”.

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