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Saturnia, i timori degli abitanti viaggiano verso la Regione per la Via

Conclusi i lavori dell'inchiesta pubblica sul progetto di messa in sicurezza della discarica di Saturnia (con il conferimento di 700mila metri cubi di organico stabilizzato e terre). Animi accesi da parte dei pitellesi: "Non dovrebbero riaprirla".

La discarica di Saturnia

La sfiducia dei pitellesi nelle istituzioni è un dato di fatto. Come dare loro torto, dopo quello che hanno subito i monti e le valli che circondano il centro abitato? L’altro giorno, però, ne hanno forse recuperato un briciolo. Non tanto nei confronti del Comune, della Provincia, della Regione o dello Stato, ritenuti anzi colpevoli e conniventi dell’inquinamento delle “colline dei veleni”. A dare loro un motivo di speranza è stata l’ultima seduta dell’inchiesta pubblica relativa al procedimento di Valutazione di impatto ambientale per la messa in sicurezza permanente (con il conferimento di terre da scavo e Fos, ovvero rifiuti organici stabilizzati). Un incontro durante il quale la presidente Paola Carnevale ha dovuto rintuzzare più volte gli interventi adirati dei residenti della zona, che non vogliono in alcun modo sentir parlare del conferimento di altri 700mila metri cubi di materiale nel cratere della discarica di Saturnia, come invece propone il progetto presentato da Acam Ambiente, sottoposto all’iter di Via da parte della Regione.

“Dovremmo essere esenti per l’eternità da fonti inquinanti”, hanno sostenuto. “Occorre un’indagine epidemiologica per conoscere l’incidenza dei tumori nella zona”. E ancora: “Mancano i controlli, perché non ci sono soldi. Potrebbe accadere che a Saturnia ci finiscano rifiuti diversi da quelli previsti, come è accaduto qualche tempo fa per la discarica di Pitelli”. Senza dimenticare che “nel 2001 il consiglio comunale di era espresso contro il conferimento di qualsiasi tipo di rifiuto a Saturnia”.
Tutte osservazioni sacrosante, ma che erano già state tutte recepite e inserite dalla presidente e dai membri del comitato dell’inchiesta pubblica (Corrado Cucciniello per l’associazione Comitati spezzini, Ramona Tellini per Legambiente e Gaetano Schena, in qualità di esperto del settore rifiuti).
“La relazione che presentiamo oggi non è in alcun modo una autorizzazione – ha ribadito Carnevale – ma tutto quello che il presidente, supportato dal comitato, ha raccolto e indica agli uffici tecnici regionali come insieme dei punti critici emersi nel corso dei lavori, affinché i funzionari che effettueranno la Via ne possano tenere conto”.
Si parte dal fatto che le associazioni ambientaliste hanno chiesto di sottolineare il conflitto sociale che c’è a Pitelli e dintorni, una situazione che si è manifestata come “accettabilità sociale praticamente nulla di qualsiasi proposta che non sia volta alla bonifica del sito con modalità chiare e verificabili”.

La presidente ha poi sottolineato nella sua relazione come la Commissione intercamerale d’inchiesta su Pitelli abbia chiesto verifiche trasparenti e controlli al di là del minimo previsto, per allontanare ogni sospetto e rendere il più possibile trasparenti le scelte.
Nelle 48 pagine viene ripercorsa la storia delle colline trasformate in discariche, si ricorda che dei 13 progetti di bonifica previsti quando la zona era classificata come Sin solamente due siano in corso. Si fa accenno anche al progetto Sentieri, lo studio epidemiologico condotto a partire dal 2007 in cui viene messo in evidenza l’aumento della mortalità per tumori alle vie respiratorie uomini, con grande probabilità di incidenza da parte dell’ambiente di lavoro. Lo studio chiedeva un approfondimento, per comprendere quanto potesse aver inciso l’inquinamento delle discariche di rifiuti pericolosi, ma il trasferimento tra Sin a Sir del 2013 ha posto fine alla questione. Ma Carnevale ha inserito nel documento la richiesta che vengano effettuate nuove verifiche.
Si fa notare il cambio di posizione politica da parte del consiglio comunale tra il 2001 (“mai più rifiuti”) e il periodo che va dal 2011 a oggi (con l’ok al “ripristino ambientale di Saturnia”).

Il frutto dell’indagine dell’inchiesta pubblica porta all’attenzione dei funzionari regionali la necessità di mantenere ristretto il campo delle tipologie di rifiuti che potranno essere conferiti nella discarica, specificando i pochi codici Cer approvati.
Nel parere finale Carnevale stila un elenco di prescrizioni dettagliate.
Sotto il profilo giuridico propone una sintesi delle tematiche sulle quali è indispensabile eliminare qualunque possibile incertezza sulla legittimità relativa al percorso autorizzativo. Una trasparenza che viene richiesta anche a Comune e Regione, attraverso un’opera di comunicazione nei confronti dei cittadini utilizzando tutti i canali possibili, anche quelli meno istituzionali.
Non manca il richiamo a valutare la possibilità di altre opzioni progettuali. Anche quella di un intervento pubblico sostitutivo da parte della Regione, oppure quella che lascerebbe praticamente tutto come è oggi.
Dal punto di vista geologico viene citata la critica posta dal dottor Giovanni Raggi, secondo il quale i mediopali di contenimento potrebbero rimanere sospesi sulle ceneri. Viene pertanto chiesta una precisa valutazione della documentazione presentata da Acam da parte della Regione.
Si riportano i dubbi delle associazioni sulla coerenza tra il progetto, il Piano dei rifiuti e il Puc e le osservazioni sul piano finanziario e la durata dell’operazione. E ancora i timori in fatto di rumori causati dal traffico pesante, miasmi e tutela della biodiversità.
Carnevale ribadisce la volontà di approfondire le questioni legate alla salute, anche, se necessario con uno studio specifico.
I portatori di interesse dovranno essere coinvolti nel monitoraggio e vengono chieste misure compensative per il territorio da parte di Acam Ambiente, da realizzare prima o durante l’eventuale realizzazione del progetto, non dopo. L’azienda dovrà infine presentare una proposta di riutilizzo pubblico alla comunità.

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