Passa inosservato, con la sua figura di metallo slanciata addossata a una parete. Tra la bacheca che conserva uno splendido modellino in legno dell’Amerigo Vespucci e una grafica che ricorda i grandi lavori del 2013, al Museo Tecnico Navale si conserva un cimelio olimpico. E’ il tripode che viaggiò dalla Grecia all’Italia nel 1960 portando il sacro fuoco da Atene a Roma, che si passarono il testimone dei Giochi in quegli anni di rinascita sociale ed economica.
Il 13 agosto di quell’anno una staffetta di tedofori, dopo aver attraversato Pyrgos, Patrasso, Corinto, Megara ed Eleusis, raggiunse Atene e il porticciolo di Zeas al Pireo. Ad attenderla c’era il Vespucci all’ancora, partito dalla Spezia a inizio luglio per imbarcare i cadetti a Livorno e salpare per la crociera estiva. La fiamma olimpica sarebbe arrivata a Siracusa il 18 successivo, trasferita tra le mani di Concetto Lo Bello, arbitro di calcio allora famosissimo e presidente della federazione di pallamano.
Il viaggio in mare lo avrebbe svolto sul cassero del Vespucci, bruciando sul tripode che la Marina Militare ha in seguito conservato e messo a disposizione del Museo Tecnico Navale. Per cinque giorni e quattro notti di navigazione con periplo del Peloponneso, la fiamma ha brillato sotto gli occhi dei cadetti che si alternavano alla guardia. Nel 2016 un rinnovato interesse per il “pezzo” quando Roma avanzò la propria candidatura per le Olimpiadi del 2024 e il Vespucci venne individuato coma ambasciatore d’Italia, prima del dietrofront politico.