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A piombino chiesto mezzo miliardo di compensazioni. e qua?

Panigaglia, si alza un fronte contro le autocisterne via mare. E si inizia a ragionare davvero a una alternativa alla Napoleonica

Il progetto di trasporto delle autocisterne dal rigassificatore di Panigaglia a Calata Malaspina e di rifornimento delle bettoline per navi da crociera e portacontainer fa discutere sempre di più, mentre la data limite del 15 novembre per la presentazione delle osservazioni si avvicina. Lunedì prossimo il tema sarà affrontato dal Consiglio comunale spezzino in seduta straordinaria, mentre nei giorni successivi le questioni relative all’accessibilità dell’impianto Snam saranno toccate anche in Consiglio regionale.
Ma il dibattito si svolge anche, e soprattutto, al di fuori delle sedi istituzionali. E non potrebbe essere altrimenti, visto che le ripercussioni sul traffico marittimo sembrano poter essere di un certo rilievo e che è di pochi giorni fa la notizia dell’approvazione dell’impianto di rigassificazione a Piombino (per soli tre anni), con un memorandum di dieci punti che si traduce in altrettanti impegni economici e infrastrutturali a vantaggio del territorio per circa mezzo miliardo di euro. Concetto che da queste parti si è visto applicato cinquant’anni fa per quel che riguarda il territorio di Porto Venere e che nel recente passato si è tradotto in un buono carburante da 500 euro per poco più di 4mila famiglie (per un totale di 2,2 milioni di euro), comprese quelle della I circoscrizione del comune della Spezia. Le differenze sono evidenti, e non possono essere ricondotte solamente alla strategicità del rigassificatore di Piombino: perché se fosse quella la motivazione gli spezzini dovrebbero utilizzare l’ombrello per uscire di casa ogni giorno a causa della pioggia di denaro che dovrebbe cadere sulla città dal 1869 per quanto riguarda l’arsenale, dal 1962 per quel che concerne l’ormai ex centrale Enel e dal 1971 per il rigassificatore in questione.
Il punto sembra invece la capacità di impostare una trattativa e di portarla avanti a vantaggio di quei cittadini che, loro malgrado, accettano di rinunciare a ettari ed ettari di terreno, spesso affacciati sul mare, e nel caso dell’impianto Snam incastonati in quella che qualcuno ricorda come una delle baie più belle del Golfo, dove si potevano fare patelle grandi come il quadrante di un Panerai.

Senza dimenticare che quello di Panigaglia, oltre a essere il più vecchio impianto di rigassificazione in Italia, è anche l’unico sulla terra ferma. Quello più vicino ai centri abitati e l’unico che è servito da una sola strada statale già di per sé ritenuta scomoda e insicura: la Napoleonica, una triste protagonista delle cronache estive, spesso bloccata per incidenti o quando c’è il rischio che all’altezza dello stadio Picco scoppino risse e tafferugli. Una lingua d’asfalto lungo la quale si incontrano cartelli che, proprio per la presenza del rigassificatore, invitano ad accostare sulla destra in caso di emergenza per consentire il transito dei mezzi di soccorso. Peccato che ci siano punti in cui se si incrociano mezzi pesanti o autobus è necessario che uno dei due faccia manovra per lasciare passare l’altro. E lì i mezzi di soccorso non passerebbero certo.
“Di questa enorme carenza è ben cosciente anche Eni, tanto che ha presentato il progetto per trasportare i camion via mare, con le problematiche relative. Questo – afferma Stefano Faggioni, residente di Marola che da anni si batte per una viabilità alternativa alla Napoleonica – dimostra anche che l’azienda non è intenzionata ad adeguare la viabilità a quanto prescritto dalla direttiva Seveso 3. Oggi con gli eventi in corso l’impianto è divenuto importante per i rifornimenti energetici nazionali, fondamentale per la sicurezza nazionale, ma Eni e le istituzioni perseverano ad attuare soluzioni emergenziali invece di attivarsi per risolvere strutturalmente il problema del raggiungimento via terra dell’unico rigasificatore italiano in terraferma. Si tenga presente che la richiesta di Lng per il rifornimento stradale, al di là dei prezzi attuali, è comunque in ascesa. L’ impianto non è stato previsto per effettuare il rifornimento a mezzo camion dei distributori terrestri (nel 1992 non c’ erano) e non è stato previsto per caricare bettoline di Lng destinate a rifornire grandi navi. Ma è paradossale che un impianto a rischio di incidente rilevante invece di adeguare le strutture alle normative cerchi di aggirare i problemi creando altri gravami a tutta la comunità del Golfo”.

I problemi aggiuntivi sono quelli relativi al traffico marittimo, all’interno di un golfo già piuttosto congestionato che ospita un porto commerciale, una base navale, un sempre più frequentato polo crocieristico, cantieri, moltissima nautica da diporto, società sportive di vela e canottaggio e le attività quotidiane di muscolai e itticoltura. Non sembra una grande idea quella di implementare le operazioni a livello di impianto energetico con una media stimata di 13 viaggi (andata e ritorno) ogni 24 ore attraversando il golfo dalla costa di Ponente al suo centro, tagliando la rotta a tutto ciò che entra o esce dalla darsena Duca degli Abruzzi e alle decine e decine di diportisti che in estate partono o approdano alle marine di Fezzano, Cadimare e Marola e a quelle di Porto Mirabello, Assonautica e Circolo velico. Ricordiamo infatti che Snam prevede di arrivare a movimentare 52 autocisterne nell’arco delle 24 ore, caricandone 4 alla volta a bordo di un ferry ro-ro elettrico. La richiesta di approdo in Calata Malaspina è stata depositata in Capitaneria di porto poco più di due settimane fa e sino al 15 novembre ci sarà tempo per esprimere osservazioni e perplessità.

“Invitiamo tutte le autorità a farsi carico del problema e di sfruttare l’opportunità al fine di ottenere una nuova viabilità per il Ponente di Golfo – insiste Faggioni -. E’ l’ora che le autorità cessino di ritenere una nuova strada un’opera troppo complessa e tirino fuori un po’ di sana grinta per il bene della comunità che dovrebbero tutelare. Purtroppo il silenzio assordante delle autorità fa pensare che siano già tutti disponibili ai voleri di Eni, contro gli interessi dei residenti che rappresentano. Oltre ai problemi in più e a nessuna compensazione per la popolazione, dobbiamo sottolineare anche che il potenziamento dell’impianto di Panigaglia dovrebbe per lo meno prevedere la creazione di nuovi posti di lavoro. Invece di questo non si è assolutamente sentito parlare”.
A dare concretezza alle parole di Faggioni rispetto al progetto di una nuova viabilità a Ponente ci sono le dichiarazioni rese di recente dall’ingegner Gianni Benvenuto, dirigente del settore tecnico della Provincia, che ha parlato della proposta definendola “molto interessante” e ammettendo che “potrebbe essere risolutiva” consentendo di concentrare il traffico turistico e quello pesante in galleria e di alleggerire così il transito lungo la vecchia Napoleonica, che rimarrebbe a uso prevalente degli abitanti.  “Una proposta ambiziosa che merita un approfondimento dal punto di vista tecnico e dal punto di vista economico”.

Per completezza riportiamo di seguito i punti salienti del memorandum presentato dalla Regione Toscana per un Accordo di programma tra Presidenza del Consiglio, Ministeri e Regione Toscana funzionale al posizionamento di una infrastruttura nazionale di rigassificazione galleggiante nel porto di Piombino.

L’autorizzazione è legata a un memorandum composto dai 10 seguenti punti:

– Finanziamento di almeno 145 mln di euro per completare l’infrastruttura portuale sia per banchina del rigassificatore, sia per le attività locali come pesca, itticoltura e turismo;
– Agevolazioni per almeno il 50% sulle bollette energetiche per imprese e famiglie residenti nei Comuni compresi nell’area di crisi industriale complessa di Piombino, ovvero Comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto;
– Sblocco definitivo del problema relativo alla messa in sicurezza pubblica della falda nel SIN di Piombino;
– Finanziamento di 200 mln di Euro per la rimozione e gestione dei cosiddetti cumuli exsiderurgici abbancati nelle aree pubbliche del SIN (esterne al perimetro del Gruppo JSW Steel);
– Finanziamento di 100 mln di Euro per il parco delle energie rinnovabili per Piombino e la val di Cornia connesso sia ad impianti fotovoltaici ed eolici;
– Completamento dei due lotti di collegamento del porto alla SS 398;
– Disponibilità del MITE a gestire percorsi accelerati per approvazioni di progetti e/o adeguamenti di piani regolatori portuali eventualmente necessari, per bonifiche, messa in sicurezza;
– Approvazione definitiva della proposta di Zona logistica semplificata (ZLS) inclusiva di Piombino;
– Rifinanziamento di un fondo nazionale di 30 mln di Euro per agevolazioni e investimenti di imprese locali e politiche attive del lavoro utili per la riqualificazione del polo industriale di Piombino;
– Sostegno annuo di 1 mln di Euro alla Parchi Val di Cornia per valorizzare e gestire un territorio dal potenziale turistico ed ambientale ingente, compresa l’area di Baratti- Populonia.

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