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Multiculturalismo e mediazione, gli strumenti giusti per le nuove generazioni

"Dalle seconde alle nuove generazioni, nascita di un futuro condiviso" è un progetto sostenuto da Fondazione Carispezia nell'ambito del bando "Integrazione e inclusione". Florentina Stefanidhi: "I ragazzi non si sentivano appartenenti a nessuna cultura. Li abbiamo aiutati a trovare la strada giusta e combattuto anche la dispersione scolastica".

Un fase del progetto Dalle seconde alle nuove generazioni – nascita di un futuro condiviso”

Un progetto che aiuti i ragazzi arrivati da paesi lontani, oppure italiani di seconda generazione, a sentirsi a casa e a combattere anche il fenomeno dell’abbandono scolastico con risultati importanti. Sono tante le storie che potrebbero raccontare dalla cooperativa sociale Mondo Aperto che da anni sul territorio lavora per l’integrazione e la mediazione culturale. Nel 2018 con un finanziamento importante da parte di Fondazione Carispezia tramite il bando “Integrazione e inclusione” la cooperativa ha organizzato l’ambizioso progetto “Dalle seconde alle nuove generazioni – nascita di un futuro condiviso” che ha coinvolto una trentina di ragazzi età scolare. Mondo aperto era ente capofila e come partner dato il loro contributo Isforcoop e Croce rossa. Lo scopo finale non è stato soltanto conoscere meglio se stessi e usare meglio gli strumenti, anche linguistici, che offre una doppia identità culturale ma anche far nascere un’associazione di volontariato che, in futuro, possa aiutare anche altre persone dando vita così a una nuova generazione.

A raccontare la graduale evoluzione del progetto è la coordinatrice di “Mondo aperto” Florentina Stefanidhi. “Il punto di partenza è stato rispondere a una domanda molto semplice, che ci hanno posto i ragazzi – racconta -, si chiedevano se fossero italiani oppure stranieri.  Molti di loro sono nati e cresciuti in Italia, altri sono arrivati da piccoli e hanno frequentato qui il ciclo scolastico. Soprattutto nelle secondarie di secondo grado si ponevano spesso quell’interrogativo. Spesso ci hanno raccontato che parlavano meglio l’italiano che la loro lingua madre e che si sentivano stranieri nel paese d’origine. In risposta a tutti questi dubbi e anche disagi, è partito il progetto realizzato con Fondazione Carispezia che è stata capace a rispondere a un’esigenza concreta del territorio. Siamo partiti da qui e la risposta da parte degli istituti Fossati Da Passano e il Cardarelli è stata entusiasta. Il loro coinvolgimento è stato importante sia per il gran numero di iscritti che hanno e per il lavoro già svolto con queste nuove generazioni”.

La prima fase del progetto si è concentrata proprio sulla scuola – prosegue Stefanidhi – e far conoscere ai ragazzi la nostra idea di partenza per poi mettere tutto in mano agli studenti al fine di cogliere le loro esigenze. La seconda fase si è concentrata sulla formazione e i contenuti li abbiamo chiesti ai ragazzi stessi per dare una risposta concreta ai loro bisogni. In questo ambito abbiamo lavorato sulla mediazione culturale, dei conflitti, la cittadinanza attiva, l’incontro con l’altro, l’identità linguistica e culturale. La situazione iniziale non era facile, proprio per la condizione di imbarazzo e la scarsa conoscenza dei ragazzi stessi. La chiave del successo è stata l’istituzione del laboratorio di psicodramma nel corso del quale cercano di esternare i propri sentimenti, le loro emozioni. Sono rimasti molto colpiti da questo strumento sia livello di crescita personale che sviluppo delle competenze relazionali“.

I laboratori sono stati un’arma vincente contro la dispersione scolastica – ha aggiunto -, tutti i ragazzi che abbiamo accompagnato hanno completato il loro percorso scolastico e alcuni si sono anche iscritti all’università. Il miglioramento per loro è stato soprattutto dal punto di vista qualitativo della loro vita”.

I volti del progetto

Tante giovani vite che chiedevano solo gli strumenti giusti. “Un ragazzo domenicano – racconta  Stefanidhi- arrivò alla Spezia a quattro anni e ci raccontò che lo aiuto molto la mentalità culturale latino americana molto aperta. Si sentiva diverso ma riusciva ad andare avanti. Quando però tornò al suo paese d’origine invece che sentirsi a casa provava un grande senso di smarrimento, non aveva punti di riferimento, tranne la lingua. Si è immedesimato in tutti quei ragazzi che hanno provato le sue stesse sensazioni quindi sentirsi senza casa. Lavorando sull’identità del singolo si lavora anche su quella di comunità. Se riusciamo a salvare un ragazzo, salviamo il mondo intero. Abbiamo anche cercato di coinvolgere le famiglie e un ruolo importante è stato il ruolo del mediatore culturale che rappresenta un modello di riferimento. E’ stata una grande sfida”.

Un progetto più forte anche del Covid. “La pandemia – conclude Stefanidhi – ha mescolato le carte in tavola ma la multiculturalità ci ha aiutato e abbiamo offerto anche un aiuto alla comunità. I ragazzi parlavano sia l’italiano che la lingua d’origine e per tre mesi hanno portato avanti un’attività di sensibilizzazione alla cittadinanza sulle misure Covid. Hanno fatto volantinaggio e prestato servizio come operatori di strada spiegando alle persone le regole anti Covid”.

L’obiettivo finale. “La fase finale è stata creare un’associazione di volontariato di promozione sociale – aggiunge la coordinatrice di Mondo aperto -. Questi ragazzi ora fanno parte di “Senza confini”, registrata nell’albo regionale delle associazioni del Terzo settore, i volontari sono sia italiani che appartenenti alle nuove generazioni. Operano insieme ai soci fondatori intercettati con il progetto “Dalle seconde alle nuove generazioni – nascita di un futuro condiviso”, la fascia di età è molto ampia va dai 15 fino ai 27 anni”. Tutti restano molto attivi e come Mondo aperto, operiamo dal 2003 e ci siamo spinti anche in Toscana per una società multietnica, abbiamo preso l’impegno di accompagnare questo progetto ancora per altri due anni. Stiamo lavorando per farli diventare un punto di riferimento per chi arriverà e per le loro famiglie. Saranno i mediatori del futuro”.

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