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L’ingrediente segreto per entrare nel mondo degli adulti anche quando è difficile, l’esperienza di Vivinsieme

Gisal Cead di Levanto con il contributo di Carispezia ha realizzato un progetto per ragazzi che hanno terminato la scuola dell’obbligo ma che non trovano una collocazione e vengono emarginati dai coetanei.

Uno scorcio di Levanto

La scintilla che ha innescato il progetto ricreativo “Vivinsieme”, sostenuto con il contributo della Fondazione Carispezia nell’ambito del bando “Integrazione e Inclusione”, è una mamma. Si era rivolta all’associazione Gisal Cead di Levanto, associazione che gestisce la casa famiglia Santa Marta e il centro riabilitativo diurno a 2 km dal centro abitato di Levanto, perché aveva qualche problema con il figlio.
La direttrice Antonietta Sandrone la ricorda bene: “Voleva inserire il figlio nel nostro centro diurno, ma non sarebbe stato il suo luogo deputato. Il problema era diverso. È vero che anche i ragazzi del centro vengono portati in giro, fanno orientamento e uscite guidate, ma il figlio in questione aveva bisogno di un progetto di socializzazione. E abbiamo scoperto che non era il solo”.
Da questo bisogno dichiarato, che si è rivelato non essere un’unica richiesta, è nato a latere il progetto Vivinsieme, che è partito a fine estate 2021 e durerà un anno. Spiega Antonietta Sandrone: “Il progetto è rivolto a ragazzi che hanno terminato la scuola dell’obbligo e che per un qualche motivo, per problemi che spesso non si vedono, non trovano una collocazione e vengono emarginati dai coetanei. Hanno grandi potenzialità ma il loro difetto impedisce loro di essere accettati dal gruppo. I ragazzi sono soli, e soffrono. Con loro, soffrono le famiglie che ci sono dietro. La famiglia non riesce a reagire, il problema si allarga, domina la tristezza. Sono ragazzi intelligenti, che non possono vivere centro diurno ma devono fare la vita fuori. Abbiamo cercato la sinergia con un bravo educatore e così grazie al contributo Carispezia è nato Vivinsieme, un contenitore che permette ai ragazzi di conoscersi, che dà loro la possibilità di andare in giro, di unirsi ad altri uscendo dalla solitudine. Certo, l’inizio è stato duro. C’è chi cammina lento, chi cammina veloce,… ma abbiamo ingranato”.
L’ingrediente segreto di un progetto vincente. “Per proporre un progetto occorre un bisogno dichiarato. I genitori che hanno seguito la scintilla di quella mamma hanno portato il bisogno da noi – conclude Sandrone -. E siccome anche i genitori sono parte del progetto, abbiamo prima parlato con loro. Ma sono stati loro a cercarci, a suon di lamenti. Siamo una realtà conosciuta, esistiamo dal 1990, nelle varie modificazioni perché con il tempo l’associazione ha dato via al centro di riabilitazione, poi alla casa famiglia, realizzata nel 2001 con un importante contributo di Carispezia… ma come associazione possiamo fare progetti diversi dalla realtà sanitaria o riabilitativa. Il tempo è sempre è l’argomento più difficile, sia per riabilitazione che per la socializzazione, come è il caso di Vivinsieme. Vivinsieme è cominciato a settembre 2021 e ha la durata di un anno: si spera che, se si raggiungono gli obiettivi, i ragazzi siano in grado di fare da sé. Oppure, se ci sarà bisogno di un altro anno, ascolteremo i nuovi bisogni e ci impegneremo per un nuovo progetto”.

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