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Un museo smart

Liberata dalla vegetazione e restaurata, così la batteria Valdilocchi diventerà luogo di cultura

Un lungo lavoro di rilievi e pulizia, prima di entrare nella fase di recupero conservativo del forte, abbandonato dopo la guerra: sulle colline di Pagliari fra storia, natura e paesaggio.

Batteria Valdilocchi a Pagliari

La batteria Valdilocchi diventerà un luogo di cultura con uno spazio museale ‘smart’, zone interne ed esterne alla fortificazione militare recuperata dedicate ad attività culturali di varia natura, come spettacoli all’aperto, eventi musicali, ricreativi e di svago ma anche conferenze e riunioni, attività lavoratoriali e d’artigianato. Si va a concretizzare un lavoro iniziato un paio d’anni fa quando l’amministrazione comunale spezzina ha iniziato a mettere in atto un organico disegno di valorizzazione dell’enorme patrimonio storico militare del Golfo dei Poeti. L’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica per la riconversione ad usi civici della batteria di Pagliari giunge dopo il placet della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio con la quale non è mai mancato il dialogo sin dalle prime mosse del progetto.

La fortificazione ottocentesca era praticamente scomparsa o per meglio dire sommersa dalla vegetazione infestante dopo essere stata minata dalle truppe tedesche in ritirata nel ’45: da quel momento ha vissuto un totale abbandono, letteralmente inghiottita da una boscaglia avventizia. Considerando la sua prossimità alla città, rispetto alle altre costruzioni militari decisamente più fuori mano, si è subito ipotizzato un intervento di parziale musealizzazione del manufatto per esaltarne tanto il valore storico e documentale quanto per narrare una parte importante della storia del golfo e della trasformazione del paesaggio. Spiega l’assessore ai lavori pubblici Luca Piaggi: “Si tratta di una piacevole scoperta visto che la struttura è emersa piano piano con il taglio della vegetazione: un forte che rimane staccato dalle altre batterie del futuro Parco delle Mura ma è parte della stessa filosofia che passa dalla rivalutazione del patrimonio storico. In zona ci sono sentieri che andranno recuperati. I tempi? Penso entro il 2021 potremmo vederlo aperto e visitabile. Il quartiere di Pagliari in questo momento è protagonista di una serie di progetti e relativi cantieri che riguardano non solo questo intervento ma anche la strada ex fusione tritolo, la palazzina Tarros che verrà riconvertita nel sociale, l’area camper e il Miglio blu”.

Da luogo dimenticato della periferia levantina a frammento seppur piccolo ma condiviso di una coscienza collettiva. Dietro al progetto di recupero di un’area ai più sconosciuta c’è l’architetto e paesaggista Ludovica Marinaro, da anni attiva in città su temi progettuali complessi, di cui ricordiamo il waterfront, e recentemente parte del team progettuale della Via dell’Amore: “Si è pensato ad un progetto lungimirante e concreto, concepito per attivarsi in fasi successive, capace di accogliere funzioni molteplici tra loro complementari per garantire nuovi usi compatibili ed economicamente sostenibili che lo riscattino e ne assicurino la cura da parte della cittadinanza nel tempo”. All’architetto Marinaro si affianca un team multidisciplinare di esperti: dall’ammiraglio Silvano Benedetti, già direttore del Museo Navale, a Stefano Danese, profondo conoscitore di storia militare, fino al professore universitario Giorgio Verdiani, che ha curato il prezioso lavoro di rilievo digitale (per approfondire basta loggarsi alla pagina), gli ingegneri associati Balbi, Ferrari e Vergassola per la parte di consolidamento strutturale, il geologo Andrea Argenti e la paesaggista Denise Reitano. Senza dimenticare l’ingegnere Gianluca Rinaldi, dirigente tecnico del comune della Spezia, che segue ogni fase del progetto.

Rigenerare un intero brano di paesaggio (ecco la batteria ripulita dalla vegetazione), consentire la fruibilità pubblica del bene, preservarne l’integrità e la consistenza scongiurando ulteriori crolli e proteggendolo da usi illeciti, promuovere nuovi itinerari turistici-culturali imperniati sulla storia militare per generare valore. “Questa prima fase di rigenerazione della batteria – riprende Marinaro – agisce sul sistema di relazioni che essa intrattiene con il contesto territoriale. Il progetto realizzerà un complesso di interventi minimi ma essenziali per reintrodurre non solo l’architettura ma anche l’intera collina di Valdilocchi nel circuito di luoghi vissuti della città, senza preclusioni per eventuali interventi futuri”.

Le opere di consolidamento strutturale e i nuovi inserti valorizzano i caratteri originari dell’edificio con un linguaggio ispirato alla sobrietà e all’innovazione. Il progetto che non intende cancellare le tracce delle varie fasi che questa architettura ha attraversato fonde spazi esterni ed interni in un percorso di visita unitario e dinamico, arricchito dalla presenza di un servizio di ristoro, che potrà fungere da ulteriore punto di attrazione ad elevata panoramicità. A ciò si aggiunge un lavoro sulle connessioni per l’accessibilità dei luoghi: la sistemazione della strada militare, oggi Via Pagliari, che giunge fino al forte, la creazione di una piccola area parcheggio e la riattivazione di un sistema di viabilità dolce che dalla piana giunga sino alla cima.

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