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Una vista mozzafiato

Per ottant’anni sepolta nel bosco, la Batteria Valdilocchi torna alla luce

Costruita tra il 1883 ed il 1886 per difendere la città da un'eventuale attacco da sud, era stata abbandonata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Recuperata grazie al Bando Periferie del 2015, sotto le macerie è stato trovato intatto il fascino della fortificazione sabauda: cucine, corpi di guardia, polveriere e persino latrine in marmo bianco. "Qui una summer school come laboratorio internazionale per il riutilizzo di questo tipo di strutture", il progetto dell'architetto Ludovica Marinaro.

La Batteria Valdilocchi

La Batteria Valdilocchi è tornata alla luce dopo essere rimasto per ottant’anni sepolta dalle macerie e coperta da un boschetto di acacie. Disperso il fragore delle mine della Wehramcht, che aveva fatto saltare l’ingresso con ponte levatoio durante la propria ritirata, la natura si era riappropriata piano piano della struttura difensiva ormai abbandonata. Tanto che tuttora, consultando Google Maps, c’è solo una distesa di verde al termine della strada sterrata che sale dal campo sportivo “Cimma”.

“Abbiamo proceduto a rimuovere la vegetazione e i detriti – spiega Ludovica Marinaro, l’architetto che dal 2019 progetta il recupero del bene -, scoprendo gli ambienti ancora conservati e ricostruendo le funzioni a cui assolvevano nella vita del forte. Sebbene danneggiata dagli esplosivi piazzati dai tedeschi, la struttura è edificata in modo che ogni sua parte conservi una propria stabilità indipendente”. Con lei hanno lavorato gli ingegneri Balbi, Vergassola, Ferrari, Rinaldi e Garibaldi.

Il prossimo passaggio di satellite aggiornerà la vista mostrando il forte, costruita dal genio del Regio Esercito tra il 1883 ed il 1886 per difendere la piazzaforte marittima da una possibile minaccia in arrivo dai tre accessi meridionali alla Spezia. Vi erano dieci cannoni maggiori e un paio minori, poi trasferiti sul fronte austriaco durante la Grande Guerra. Mai utilizzati in loco: il sistema fortificato del Golfo della Spezia era di per sé un deterrente.

La Batteria Valdilocchi

 

Da qui si gode una vista spettacolare che spazia dalla Spezia alla costa toscana. “La posizione era strategica, i suoi dieci cannoni potevano battere una zona ampia che va dalle alture di Lerici fino alla via Aurelia, compreso Buonviaggio”, spiega Silvano Benedetti, ex ufficiale di Marina e direttore del Museo Tecnico Navale. “Non veniva abitato, i soldati salivano ad occuparlo solo in caso di bisogno. In attività poteva contenere fino a cento soldati. Le bocche da fuoco, molto potenti per l’epoca, sarebbero state traslate sulle Alpi durante la Grande Guerra”. Oggi rimangono le piazzolle che le ospitavano, su cui si intuiscono i meccanismi di puntamento scavato nella pietra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, sarebbe invece stato utilizzato per la contraerea.

Ludovica Marinaro

 

“I numeri che si vedono stampigliati sopra l’ingresso dei locali? Erano necessari perché i soldati erano ai tempi per la maggior parte analfabeti – ha illustrato Stefano Danese, studioso di storia militare -, ma tutti sapevano fare di conto, anche chi veniva da una cultura contadina o pastorizia. Così era possibile dare ordini comprensibili a tutti”. Tra gli ambienti più interessanti, la polveriera con il suo sistema di illuminazione “esterno”. Dovendo tenere lontane le lampade ad olio dalla polvere, per ovvi motivi di sicurezza, si era escogitato un sistema per conservare l’illuminazione tra due vetri, garantendo l’accesso dell’ossigeno e la fuoriuscita dei fumi.

Una delle stanze di maggiore interesse sono le latrine degli ufficiali. Alla turca, in marmo bianco delle Alpi Apuane, perfettamente conservate. “Abbiamo riportato alla luce un sistema di recupero delle acque piovane molto raffinato – spiega l’architetto Marinaro -. Venivano convogliate all’interno di cisterne sotterranee attraverso una serie di canali e poi utilizzate per tutte le finalità necessarie”.

La Batteria Valdilocchi

 

Questo primo lotto di lavori ha impegnato tutti i 500mila euro ottenuti tramite il Bando Periferie, che il Comune della Spezia si aggiudicò nel 2015. Ora servono nuovi finanziamenti per guardare avanti. Intanto, con le ultime risorse, si porteranno fino al forte elettricità e acqua. “Per noi la ricostruzione di ciò che è stato distrutto non sarebbe la scelta più sensata – traguarda Ludovica Marinaro -, però vogliamo recuperare le pietre che componevano l’ala della batteria distrutta per riutilizzarla in loco. Penso che la Valdilocchi potrebbe essere inserita in FortMed, che raggruppa le fortificazioni di epoca moderna più significative del Mediterraneo, e magari ospitare una summer school per attrarre architetti da tutto il mondo. Fare della Spezia un laboratorio internazionale per il recupero di questi manufatti”.

La struttura si presta a diventare una sorta di anfiteatro con vista mare oppure un luogo per la produzione di piante da utilizzare poi nei parchi della città. Ma anche solo un tour guidato che racconti come si difendeva una città nel XIX secolo può diventare un’esperienza di grande richiamo, anche a livello turistico. Bisognerà però trovare nuovi fondi. “E’ un luogo di grande fascino, che merita di essere valorizzato”, le considerazioni del sindaco Pierluigi Peracchini.

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