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Tra confcommercio e unpli

A tutela delle sagre regolari e i consumatori. Sommovigo: “Ben vengano quelle vere ma troppi eventi usati per fare cassa”

Sagra

Anche per il 2023 si rinnova l’accordo tra Confcommercio e Unpli, l’unione nazionale Pro Loco d’Italia. Il protocollo d’intesa mette nero su bianco i requisiti e le regole che le sagre devono rispettare anche al fine di far convivere meglio queste partecipatissime manifestazioni con le attività dei ristoranti del territorio. Obiettivo dell’accordo, che nasce nel 2010, quello di trovare it giusto equilibrio tra commercio e appuntamenti della gastronomia tradizionali, che devono essere organizzati nel rispetto di normative che esistono ma che troppo spesso vengono ignorate. “Negli ultimi anni si ê registrato un incremento notevole di appuntamenti con le sagre paesane organizzate da gruppi e associazioni prive dei requisiti minimi – ha detto Giorgio Antognoli, presidente Unpli .Un esempio? Nello statuto di un’associazione deve essere prevista la possibilità di organizzare una sagra. Purtroppo accade talvolta che queste feste paesane vengano organizzate anche qualora lo statuto sia privo di questa opportunità. Si sono in oltre verificati casi in cui un prodotto non tipico venisse spacciato per specialità. Le sagre devono essere rappresentative di tradizioni alimentari del territorio. Diverso è qualora nell’entroterra venga organizzata una sagra dell’acciuga o in un luogo di mare la sagra del fungo. Questo non va bene”. Una cosa e la sagra, un’altra la ristorazione a cielo aperto. Tra le regole l’impossibilita che l’organizzazione di un evento di questo tipo venga affidato a soggetti differenti da quelli previsti dallo statuto. “Nessuno ce l’ha con le sagre – ha specificato Diego Sommovigo, presidente Fipe Confcommercio — ben vengano quelle vere, che valorizzano la tradizione gastronomica e la tipicita. Le vere sagre fanno bene al territorio, anche sotto il profilo turistico. II problema sono i tanti, troppi eventi, nati per finanziare questo o quel soggetto oppure semplicemente per fare cassa lucrando su un’attività che, invece, dovrebbe essere propria dei ristoranti. Le sagre devono inoltre avere un limite nella durata, essere legate al territorio e i proventi devono inoltre essere utilizzati solo per i fini statuari dell’associazione che li promuove. I benefici devono ricadere sul territorio e non riempire le tasche di qualcuno”.

(foto di repertorio)

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