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All'acquasanta

La base sotto il monte sarà bonificata dall’amianto

Parte la procedura negoziata per avviare i lavori. Pavimenti, lastre, resti di coibentazione: una montagna di eternit nell'opera protetta a servizio dell'arsenale marittimo. E due urbex stranieri vi entrarono senza alcuna protezione...

La base sotterranea dell'Acquasanta

Un milione di euro e quasi un anno di lavoro per la bonifica delle gallerie dell’Acquasanta. La base sotto il monte alle spalle dell’arsenale marittimo sarà ripulita dei materiali pericolosi. Il relitto della Guerra Fredda era tornato alle cronache dopo l’intrusione da parte di due esploratori urbani avvenuta, presumibilmente, la scorsa estate e divenuta di pubblico dominio lo scorso dicembre.
Poche settimane dopo, il ministero della Difesa ha deciso di inserire la bonifica del sito all’interno dell’esercizio finanziario corrente. Ora siamo arrivati al dunque. Il progetto esecutivo dell’intervento era prono da anni, stilato internamente dal tenente di vascello Lino Angelo Giallamine. Ora non resta che aggiudicare l’appalto, per cui si andrà a procedura negoziata con il criterio del maggior ribasso. Il totale complessivo di spesa si aggira attorno a 1.320mila euro.

Si tratta tecnicamente di opera protetta in caverna il sito i cui ingressi sono visibili lungo Viale Fieschi nel tratto tra i quartieri di Fabiano e l’Acquasanta. All’interno, secondo un documento della stessa Marina Militare, ci sarebbero 10.480 metri quadrati con pavimenti in vinil amanto, tubazioni in eternit e lastre in eternit più altri 820 metri quadrati di locali con presenza di coibentazione di tubazione, pareti e soffitti ancora in amianto. Alcuni di questi pericolosi materiali, secondo un sopralluogo del 2018, sarebbero in forma compatta, ma una parte già friabile e quindi passibili di dispersione all’interno dei locali stessi.
Il quadro di un generale “stato di degrado in avanzamento in funzione della caduta delle lastre di eternit che proteggono le volte interne delle gallerie a causa del cedimento dei supporti metallici per avanzato stato di corrosione”. Tanto che i tecnici che periodicamente visitano l’opera protetta vi entrano solo dopo aver indossato una tuta TyveK, mascherina FFP3, calzari e guanti. Qualcosa che rende l’idea del rischio per la salute corso dagli urbex stranieri che hanno invece violato illegalmente il sito in t-shirt e senza alcuna protezione delle vie aeree.

Una volta aggiudicati i lavori, ci vorranno circa 300 giorni per ripulirlo e avviare a smaltimento i rifiuti speciali. Sotto la collina vi sono spazi di dimensioni davvero inimmaginabili. Due gallerie, una per i pedoni e una percorribile anche in camion, uniscono tre officine, un sala prove motori con pozzo profondo 38 metri che serviva per immettere aria fresca ed espellere quella inquinata, un deposito per i fusti di combustibile, un magazzino materiali, due impianti idrici (acqua potabile e antincendio, alimentato questo con acqua di mare), una stazione di condizionamento, la sottostazione elettrica, un pozzo di uscita di sicurezza, spogliatoio e servizi igienici per chi un tempo lì operava a servizio dell’Alleanza Atlantica.

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