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Il grande ex

"Cacciato perché rompevo. Ma a me chi rompe piace"

Paolo Mione punta Palazzo civico sostenuto da tre liste civiche: "Scuole sicure, stop gang e rilancio del commercio"

CdS incontra i candidati: Paolo Mione

Nel marzo 2017 ha lasciato quel Partito democratico in cui si era naturalmente trovato seguendo le tappe, le evoluzioni e le reintitolazioni del centrosinistra italiano. Ora l’avvocato Paolo Mione, classe 1960, è pronto a correre, alla guida di una creatura civica sorretta da tre liste – ‘Sarzana per Sarzana’ (evoluzione dell’omonima associazione da cui è nata tutta l’esperienza), ‘Sarzana vola’ e ‘Sarzana nova’ -, per fare il sindaco di Sarzana. Se la vedrà con le altre civiche, con i Cinque stelle, con il centrodestra e naturalmente con Pd e alleati, che ripropongono quel sindaco Alessio Cavarra con il quale Mione, in questi ultimi mesi, ha dato vita in consiglio a scontri incendiari.

Mione, come nasce la sua candidatura? E quanto ha influito la ‘notte dei lunghi coltelli’ che l’ha vista decader da presidente del consiglio comunale?
“La sera della mia decadenza da presidente del consiglio comunale non è stata determinante. Guarderei più alla mia rottura con il Pd. Mi sono trovato a contestare determinati provvedimenti del sindaco, ne ho parlato nella direzione del Pd e mi è stato detto che le mie idee non andavano più bene, non erano più collimanti con quelle del partito. Con il segretario che mi ha detto di andare via, se non mi andava più bene. Quello stesso segretario che qualche mese dopo si è dimesso, quasi riconoscendo che avevo ragione io. Insomma, mi sono trovato di fronte a un bivio: fregarmene oppure decidere di impegnarmi per migliorare la città. Ho parlato con alcuni amici e abbiamo cominciato a pensare di fare una lista civica per cambiare la situazione. Con la prospettiva di portare un modo diverso di gestire la città, che è quanto ho sempre proposto. Forse è proprio per questo che ho rotto le scatole ad alcuni rappresentanti e ‘gestori’ del Pd”.

Qualche dirigente le ha chiesto di tornare sui suoi passi?
“Nessuno. Penso che sia successo come con altri, cioè che la mia uscita sia stata accompagnata dalla frase: ‘Un altro rompiballe in meno’. A volte, a forza di togliere rompiballe, si resta in pochi… Comunque per me uscire dal Pd è stato un lutto. Era qualcosa in cui credevo, ma si è trasformato fino a non essere più la mia casa. Devo dire che da quando sono uscito sono più sereno. Ora, nel nostro gruppo, si discute, anche animatamente, ma usciamo col sorriso, siamo amici. Nel Pd non lo eravamo più. Un Pd in cui gli iscritti non posso più dire liberamente la loro. Per esempio, nell’ambito della discussione sulla casa di riposo Sabbadini, c’è chi tra le file Pd mi ha detto che avevo ragione io, ma che non poteva dirlo”.

C’è però chi pone un problema di credibilità. Lei si presenta come il cambiamento rispetto a chi ha governato fin qui, ma viene da una pluriennale militanza nel Pd e da una lunga esperienza in qualità di consigliere comunale di maggioranza.
“E’ vero che vengo da una lunga militanza, cominciata nel Pci e arrivata fino al Pd. Ma già dai tempi dell’amministrazione Caleo mi sono trovato a votare in modo non conforme al resto della maggioranza. Pensiamo alla pratica delle osservazioni al Progetto Botta o alla modifica della destinazione d’uso delle serre vicino alla Coop. Inoltre io non sono mai stato in giunta, quindi non ho mai partecipato alla gestione esecutiva della città. Sì, sono stato in maggioranza in qualità di consigliere. E ho fatto il presidente del consiglio comunale, una figura super partes che deve garantire il funzionamento corretto dell’assemblea, tutelando i diritti delle opposizioni. Perché se diventi soldato della maggioranza non interpreti bene un ruolo del genere. E il Pd ha deciso di sfiduciarmi perché ero uscito dal Pd, non perché avessi ricoperto male la carica, tant’è che quando si è votato la sfiducia ho avuto il supporto unanime delle minoranze, cosa che ha confermato che avevo operato bene. Ad ogni modo, in consiglio comunale ho agito sempre con libertà intellettuale, sostenendo quanto ritenevo giusto e contrastando quel che pensavo fosse ingiusto, che si trattasse di proposte della maggioranza o della minoranza”.

Chiusa l’esperienza con il Pd, è entrato in Articolo 1 – Mdp. Un partito con il quale sembra avere un rapporto non semplice. Alcuni esponenti hanno apertamente detto di non sostenere la sua candidatura.
“Ho un ottimo rapporto con l’attuale coordinatore provinciale (Moreno Veschi, già segretario provinciale Pd, ndr) come del resto con tutti. Certo, in Mdp – di cui sono semplice militante, non dirigente – c’è discussione, a volte conflitto, ma questi sono sintomi di libertà di pensiero. Non mi piacciono quelli che dicono sempre sì, il confronto aiuta a ragionare e a individuare soluzioni”.

Tre priorità per la ‘sua’ Sarzana.
“La sicurezza delle scuole. Bisogna agire subito. Si finge di non sapere e non si valuta adeguatamente il potenziale pericolo a cui sono sottoposti gli alunni delle Poggi Carducci. Un problema enorme. Poi la sicurezza: non siamo al livello delle periferie di certe metropoli, ma un problema c’è. Partendo dal presupposto che le nostre forze dell’ordine lavorano molto bene, noi abbiamo formulato una serie di proposte. Dalla cittadella della sicurezza nella ex scuola XXI luglio, al terzo turno della Municipale, al maggior impiego di poliziotti, carabinieri e agenti della Municipale sul territorio e nelle strade, anche a piedi. Le telecamere? Sono un corollario, non una soluzione. Servono per accertare, per assicurare alla giustizia chi commette reati, ma non svolgono una vera funzione di prevenzione. Terza priorità? Il rilancio del commercio, che è intimamente legato al miglioramento del decoro urbano. In merito abbiamo pensato a un sistema di pronto intervento, a cura di squadre comunali, che consenta di sistemare piccoli problemi entro 48 ore. In particolare, immaginiamo che il cittadino possa inviare una segnalazione fotografica del problema e questa resti esposta su un apposito sito fino alla risoluzione. Non deve più succedere che una buca di tre centimetri non venga sistemata, diventando in pochi mesi una voragine, con tutto quel che ne consegue in termini di spese e disagi”.

La prima azione concreta che farebbe nel caso fosse eletto?
“Come detto, non si può pensare che i ragazzi tornino alle Poggi Carducci finché non sono sicure. Non possiamo permetterci di mettere a repentaglio la loro incolumità”.

Meglio le tende…
“Meglio, ma non ce n’è bisogno. Basta prendere i moduli, come accaduto ad Aulla e Fivizzano, finché l’edificio scolastico non è in sicurezza. Un tampone, certo, ma non si può far finta di niente. Nei mesi scorsi Cavarra ha detto di volersi assumere la responsabilità di tenere aperta la scuola, ma la responsabilità puoi prendertela per i figli tuoi. Questo significa esporre a un rischio i figli degli altri”.

E’ stata una campagna elettorale giocata molto sui social network. Ci è parso che la partecipazione virtuale abbia avuto la meglio su quella ‘fisica’. Un cambiamento fisiologico? Un passo indietro? Che ne pensa?
“Il confronto è sempre positivo, che sia sui social network o dal vivo. Quando si parla e si discute non c’è da lamentarsi, certo restando nei limiti della correttezza. I nostri eventi comunque hanno avuto un’ottima partecipazione. In occasione della prima uscita, il 14 luglio 2017, c’era una Piazza Calandrini stracolma. Per la presentazione della lista ‘Sarzana per Sarzana’ c’era la Sala della Repubblica piena, con tanta gente in piedi. E anche Sarzanastock, manifestazione culturale dedicata ai giovani, è stata un successo di partecipazione”.

Tra i tanti eventi accaduti a livello nazionale nelle ultime settimana, ha animato il dibattito lo stop del presidente Mattarella al ministro Savona all’Economia, con tanto di passo indietro del premier Conte. Verso il Capo dello Stato si sono levate parole fortissime. Che ne pensa?
“Io ho rispetto per le istituzioni e se Mattarella ha fatto quella scelta sono sicuro che rientrasse tra i suoi compiti, non ne dubito. E diffido un po’ dei costituzionalisti di Facebook”.

Se non sarete voi ad andare al ballottaggio, come vi comporterete in occasione del secondo turno? Chi sosterrete?
“E’ un problema che non ci siamo granché posti perché siamo convinti di arrivarci, al ballottaggio. Certo, com’è noto ho avuto un atteggiamento critico nei confronti di Cavarra. Cavarra ci complica le scelte”.

Una cosa da salvare e una da condannare di questi cinque anni di amministrazione.
“Cose da salvare ce ne sono. Cavarra ha preso provvedimenti giusti, ad esempio è intervenuto per cercare di risanare la posizione finanziaria del Comune e ci è più o meno riuscito. Aspetti negativi? Tanti… dalla questione della vendita della casa di riposo Sabbadini all’idea di consentire l’edificazione a Pallodola di un altro grande capannone commerciale, costruito con risorse del Comune e locato a terzi per fare libera attività imprenditoriale, un errore marchiano. E poi l’annuncite, o ancora – una cosa che ha distinto l’amministrazione Cavarra – la pochezza delle argomentazioni amministrative, il dare sempre la colpa agli altri. Delle volte nella vita è atto di serietà dire di aver sbagliato e anche chiedere aiuto”.

Due temi chiave per il futuro di Sarzana: uno è il lavoro. Quale impegno? Quali riflessioni?
“Il lavoro è uno dei grandi temi sui quali è necessario impegnarsi, ed è strettamente legato al disagio che purtroppo vive parte del territorio. Cosa devono fare un sindaco e un’amministrazione? Non devono trovare lavoro ma creare occasioni perché aumentino i posti di lavoro. L’ufficio di un sindaco non deve essere un ufficio di collocamento. Se lo è, è un’ingiustizia che avvantaggia chi conosce il primo cittadino rispetto magari a qualcuno che non lo conosce ma che ha più bisogno. Un mio impegno sarà ricevere i cittadini senza prenotazione: se una persona viene in Comune dicendo che ha bisogno di parlare con me, non posso darle appuntamento e dirle di ripassare venti giorni dopo. La ricevo subito, la ascolto. Questo è il compito del sindaco. E sarà mio impegno creare lavoro rilanciando il commercio e il turismo, ad esempio aprendo la città al traffico di inverno, abbassando il costo dei parcheggi, renderli gratuiti con la stagione fredda. Servono impulsi di questo tipo, il centro storico deve rinascere. E un’altra cosa: gira voce che io da sindaco toglierei le borse lavoro. Non è vero, assolutamente. Non le toglierò a chi ne usufruisce, ma, nei limiti del possibile, cercherò di fare di più”.

Altro tema centrale è la legalità.
“Dobbiamo aiutare e sostenere i giovani e le realtà associative che già si occupano attivamente di questo tema, ed è necessario promuovere una cultura del rispetto delle regole. Che è lotta alle mafie, ma non solo. La legalità è anche rendere agevole l’accesso agli atti amministrativi e rendere pubblico ogni atto – non solo per pochi giorni – consentendo a tutti le opportune verifiche. E ancora, legalità è far capire che da un lato ci sono i doveri di un’amministrazione pubblica, dall’altro i doveri dei cittadini. Come il dovere di non mettere sottosopra la città il venerdì sera: basta a gang, baby o meno. Non parlo certo di coprifuoco, ma bisogna trovare la giusta misura. Misura che oggi non c’è, anche a causa del disinteresse di questi amministratori che hanno sempre l’orecchio al telefonino e non parlano con nessuno. A me piace che la gente mi fermi e dica cosa non funziona, non mi interessa sentirmi dire ‘sei bravo, sei bello’. Andrò in giro per le periferie per ascoltare le casalinghe. ‘Passeggiare per le periferie’ sarà il motto mio e degli assessori. E le consulte cittadine non dovranno essere dei satelliti, ma dovranno rompere le scatole”.

Come descriverebbe il suo legame con Sarzana? C’è un luogo che lo rappresenta?
“Io abito in Piazza Matteotti e di fatto vivo, avendo lì lo studio, in Piazza Calandrini. Sarzana è una città bellissima, dove si vive bene. Non riesco a individuare un luogo specifico, penso più che altro alla bellezza dei rapporti umani, al fermarsi con un amico dopo il lavoro, bere qualcosa, chiacchierare, farsi una risata. E’ questo il sale della nostra città”.

Le interviste agli altri candidati

INTERVISTA AD ALESSIO CAVARRA

INTERVISTA A VALTER CHIAPPINI

INTERVISTA A FEDERICA GIORGI

INTERVISTA A CRISTINA PONZANELLI

INTERVISTA A PAOLO ZANETTI

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