“I fatti che emergono nell’inchiesta delle Procure della Spezia e di Genova, se confermati nel prosieguo dell’iter giudiziario in corso, possono offrire nuova chiave di lettura sulla tracotanza e sui motivi per i quali Comune di Porto Venere e Regione Liguria non hanno mai ascoltato chi chiedeva di rivedere le decisioni relative al Masterplan della Palmaria ed alla realizzazione dello stabilimento a ridosso del Carlo Alberto. Non fu possibile aprire alcun confronto, la ‘nuova Capri’ doveva sorgere e svilupparsi rapidamante, senza se e senza ma. Soprattutto doveva essere destinata a un utilizzo non popolare ma elitario, nei fatti sottratta agli spezzini, che la considerano da sempre una delle mete più suggestive per passeggiate e giornate di mare”. Si apre così una nota diffusa da Andrea Montefiori, consigliere comunale del Partito democratico nel Consiglio comunale della Spezia.
“La motivazione degli atti amministrativi, relativi al Masterplan ed al nuovo stabilimento in Palmaria, non trovava riscontro nè nel buon senso né nella politica intesa come tutela del bene comune: chi amministrava si apprestava a consegnare, consapevolmente, ai privati un territorio di grande pregio naturale, paesaggistico nonché patrimonio Unesco – prosegue Montefiori -. L’attuale Amministrazione di Porto Venere si è posta, fino ad oggi , in piena continuità con quella precedente. Nessun atto e nessuna decisione è stata rivisitata, né marginalmente né radicalmente, se non valutare, di recente, lo spacchettamento dei beni posti in vendita sull’Isola, ma senza un reale cambio di direzione nelle scelte politico amministrative”.
Per Montefiori “le vicende emerse in questi giorni danno l’opportunità di azzerare e ridiscutere completamente il Masterplan e la sua filosofia. Occorre ripensare quel territorio come qualcosa da tutelare e non un’opportunità di profitto ed utilizzo per pochi. Si ascoltino cittadini e associazioni che, da subito, si sono opposti, con impegno, passione, disinteresse ed amore per il territorio, alla svendita ed alla privatizzazione dell’Isola. Colgo l’occasione per ringraziarli della loro battaglia, portata avanti con determinazione dall’inizio. Anche la realizzazione dello stabilimento sopra la spiaggia del Carlo Alberto può essere fermata. Purtroppo non si potrà recuperare la macchia mediterranea cancellata dai lavori in corso, né ripristinare il manufatto in sasso, ex casa dei cavatori e bene di valore storico testimoniale, sostituito da una nuova costruzione che ha irrimediabilmente modificato quel luogo”. E, aggiunge l’esponente Pd, “si intervenga anche sul recente ampliamento del sentiero che, da Punta Secco, porta al Carlo Alberto e sulla distruzione completa della macchia mediterranea che lo caratterizzava ai lati”.
Conclude Montefiori: “Chi oggi guida l’amministrazione comunale si affranchi dalle modalità di gestione della cosa pubblica di chi l’ ha preceduta: prenda coraggio e ponga nuovamente al centro l’interesse pubblico, che in questo caso significa disconoscere e revocare gli atti amministrativi assunti negli anni passati, anche con il proprio sostegno, intraprendendo una politica di governo del territorio opposta a quella seguita finora. Ne va delle istituzioni e della loro funzione a servizio dei cittadini tutti”.