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"un'altra occasione persa"

Fognature Lerici, Legambiente: “C’era tutto il tempo per affrontare il problema, ora siamo a rincorrere chi doveva fare cosa”

Goletta Verde alla Venere Azzurra
Goletta Verde alla Venere Azzurra

Legambiente Lerici interviene sul tema delle fognature e della balneazione, argomento centrale non più tardi di due giorni fa all’assemblea pubblica tenutasi in Piazza Brusacà a San Terenzo. “All’inizio del 2015, era il 30 gennaio, il nostro circolo organizzava, nella sala del Consiglio comunale di Lerici, un’assemblea pubblica su fognature, scarichi a mare, balneazione – si legge nell’intervento diffuso dal Circolo Legambiente di Lerici, presieduto da Giovanni Cortelezzi -. Un’assemblea molto partecipata, organizzata dopo una stagione costellata da divieti di balneazione e bisticci su chi doveva fare cosa. Invitammo a presenziare all’incontro oltre al sindaco e all’assessore ai Lavori pubblici di allora, la direttrice del dipartimento provinciale di Arpal, il direttore tecnico di Acam Acque, il comandante della Capitaneria di porto, l’ufficio scientifico di Legambiente e Goletta Verde con l’obiettivo di individuare le priorità e mettere in campo concretezza. Se ne uscì con alcuni impegni, come il portare a termine l’allaccio di Tellaro all’impianto di depurazione, ma più che altro con la consapevolezza che il problema era prioritario e che, per complessità e dimensione, era necessaria la collaborazione e il coordinamento di tutti i soggetti coinvolti. La successiva implosione dell’allora giunta Caluri ha inaridito questi processi partecipativi. Ne seguì solo una doverosa ordinanza di divieto di balneazione (la nr.32 del 29/08/2015), tuttora vigente, nelle prossimità della foce del canale della Costa alla Venere Azzurra, ordinanza, purtroppo, mai fatta rispettare. Qualche anno dopo, nell’indagine del 2018, Goletta Verde rilevava alla foce del canale della Costa un livello di enterococchi intestinali di 695 Unità FC, notevolmente fuori dal limite ammesso di 200 Unità FC/100 ml. La poca attenzione al problema era già evidente allora come ora, al divieto non corrispose e tuttora non corrisponde una adeguata segnalazione, l’area interessata non è adeguatamente segnalata, nessuna nota informativa sul tipo di pericolo, nessuna azione sistematica di monitoraggio delle foci né ricerca di eventuali criticità contingenti o strutturali che siano, nessuna azione diretta a mantenere lontani i bagnanti dalle aree interessate al divieto”.

“Anche quest’anno, come gli anni precedenti – prosegue il Circolo lericino dell’associazione ambientalista -, la stagione si è aperta con una segnalazione Arpal di non conformità alla balneazione, 17/05 San Terenzo paese, seguite poi da altre segnalazioni: 11/07 Colombo, 09/08 dietro il Castello. Se a questo si aggiunge l’eccessivo sovraffollamento delle spiagge, la mancanza di pioggia, le temperature eccezionali, l’inadeguatezza dei servizi igienici pubblici, le condizioni critiche per l’insorgenza e diffusione di patogeni c’erano tutte e così siamo arrivati alla chiusura di inizio settembre, su ingiunzione dell’Asl, delle spiagge della Venere e San Terenzo per epidemia da virus”. Si intende chiaramente il rotavirus; le ordinanze di chiusura diramate dal sindaco il 2 settembre erano arrivate in seguito a una nota con cui Asl5, tenendo conto dell’epidemia di gastroenteriti virali nella nostra zona, con elevato numero di casi accertati tra frequentatori di Venere Azzurra e San Terenzo paese, chiedeva appunto la predisposizione dei menzionati provvedimenti di divieto. Com’è noto, hanno fatto seguito campionamenti e analisi per l’eventuale riscontro del rotavirus, che è stato in effetti rilevato nelle acque e nelle sabbie dei canali Fosso della Costa, alla Venere, e Lizzarella e Portiolo, a San Terenzo (non nel resto delle spiagge né in mare).

“Ora siamo a rincorrere chi doveva fare cosa! In otto anni, c’era tutto il tempo per affrontare coralmente il grosso problema dell’infrastruttura fognaria, si è litigato tanto e si è fatto poco, si è pensato ad altro. Un’altra occasione persa, un rischio per la salute pubblica e un danno di immagine, una perdita di reputazione e di attrattiva turistica per i nostri luoghi”, conclude Legambiente Lerici.

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