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Il presidente degli spedizionieri spezzini

Porto, Fontana: “A febbraio una ripresa che può continuare per tutto l’anno. In attesa del raddoppio la Pontremolese diventi a doppia trazione”

Il porto della Spezia si appresta a entrare nel vivo del 2023, annata che non è certo iniziata nel migliore dei modi. Il dimezzamento dei traffici di gennaio è un campanello di allarme che si insinua nei timpani, dopo che lo sguardo era già stato catturato dalla flessione delle movimentazioni del secondo semestre del 2022, tale da affossare la crescita dei primi sei mesi e portare a chiudere l’esercizio in pareggio. Una fase calante che sorprende e preoccupa, sia dentro che fuori la comunità portuale, a dimostrazione del legame ombelicale che unisce lo scalo merci e passeggeri alle sorti dell’economia cittadina.
Delle prospettive del porto abbiamo parlato con Andrea Fontana, presidente dell’Associazione Spedizionieri del Porto della Spezia e voce autorevole del comparto marittimo.

La flessione dei traffici della seconda parte del 2022 e dell’inizio del 2023 deve preoccupare la comunità portuale spezzina?
“Certamente è un segnale preoccupante le cui cause sono probabilmente dovute ad un mix di decisioni armatoriali, di politiche tariffarie ma anche di una generica difficoltà a livello macro-economico come il calo delle esportazioni, il perdurare della guerra in Ucraina, l’inflazione ancora alta e il costo delle materie prime. A febbraio sembra esserci una ripresa che pensiamo si mantenga nel corso dell’anno”.

Qual è l’influenza del conflitto russo-ucraino sulla vostra attività lavorativa quotidiana a un anno dallo scoppio delle prime bombe?
“I traffici del porto della Spezia con quella parte del mondo non sono mai stati rilevanti: posso dire che ci sono stati problemi con il bando dai porti europei delle navi russe almeno a inizio del conflitto e con le merci non soggette a embargo ma che venivano sottoposte comunque a controlli doganali più rigorosi. Ma attualmente si è tutto normalizzato. Resta tuttavia l’incertezza generale dovuta alla percezione negativa che genera il conflitto che si determina fra le aziende e i consumatori e questo incide non poco nelle catene di approvvigionamento”.

Dopo oltre dieci anni di battaglie legali il Prp si avvia lentamente verso l’attuazione, mentre l’hub logistico di Santo Stefano continua la sua crescita. La dotazione infrastrutturale del porto sarà soddisfacente quando tutto sarà terminato?
“Finalmente abbiamo un cronoprogramma delle opere marittime da realizzare come la banchina del terzo bacino di Levante che verrà totalmente finanziata da Lsct secondo un accordo di programma con l’Autorità di sistema portuale che dovrà provvedere di pari passo al dragaggio dei fondali a quota -15 metri. Anche Tarros dovrebbe cominciare la realizzazione dell’ampliamento del proprio terminal sulla falsariga dell’accordo Lsct-Adsp e infine partirà a breve la costruzione del molo per le crociere finanziato con fondi ministeriali e sul quale le compagnie realizzeranno le strutture della stazione marittima. L’auspicio è che i tempi siano davvero brevi! Resta purtroppo ancora un sogno nel cassetto il raddoppio della ferrovia Pontremolese nonostante negli ultimi anni si siano fatti passi avanti di tipo procedurale come per esempio la nomina di un commissario ad hoc. Oggi ad ogni livello si sostiene che è il traffico merci su rotaia a determinare la strategicità e quindi l’efficienza di un porto. Noi abbiamo già raggiunto il 33% e siamo il primo porto per traffico import ed export su rotaia in Italia. Questo primato va sostenuto con nuovi investimenti, come quelli che sta sostenendo Adsp per potenziare Spezia e Santo Stefano, ma il raddoppio della ferrovia Pontremolese è fondamentale. Qualcosa è stato fatto, il destino dei porti della Spezia e di Marina di Carrara è legato molto alla realizzazione di questa opera che come primo effetto determinerà incrementi di volumi di traffico.
In attesa, per favorire e incrementare il trasferimento di merce su rotaia, si potrebbe valorizzare la esistente linea ferroviaria usando per la tratta Pontremoli – Berceto la doppia trazione cioè un locomotore di rinforzo che consentirebbe di svalicare l’Appennino a treni della portata doppia dell’attuale. Sarebbe un segnale di attenzione al nostro porto”.

Quali sfide attendono la categoria degli spedizionieri, che lei presiede a livello provinciale, nei prossimi anni?
“La riduzione della burocrazia passa attraverso la transizione digitale che è uno degli obbiettivi del Pnrr noi spedizionieri siamo in prima fila nel dotare i nostri uffici delle più avanzate soluzioni informatiche che prevedano anche un nuovo modo di rapportarsi con la burocrazia fatto di processi sinergici che traguardino l’efficienza ma anche la sicurezza degli stessi; a livello locale siamo un punto di riferimento per le Amministrazioni che hanno a che fare con il Porto mentre a livello nazionale il Pnrr ha riservato 250 milioni di euro per finanziare la transizione digitale del mondo della logistica”.

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