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Segretario generale delle associazioni del porto

Porto, Avena: “La globalizzazione rallenta: servono scelte coraggiose per avviare un nuovo ciclo. E occorre fare presto”

Salvatore Avena

Il mondo della portualità spezzina è ancora scosso dalla scomparsa di un pilastro come Giorgio Bucchioni, imprenditore e uomo delle istituzioni che con il suo agire ha accompagnato la crescita dello scalo spezzino per cinquant’anni. Le merci, però, continuano a correre, in arrivo e in partenza, e sui piazzali dei terminal spezzini il lavoro prosegue fremente. E così, anche sulla scorta della lezione impartita con l’esempio dallo stesso Bucchioni, operativo sino alla fine, la comunità portuale si rimbocca le maniche e guarda avanti, all’orizzonte indicato da chi in passato ha contribuito a fare della Spezia un laboratorio di innovazione ed efficienza.
Rimorchiatori, gru e ralle stanno ritornando ai ritmi di qualche mese fa, dopo un periodo di appannamento piuttosto preoccupante, e abbiamo affrontato i temi del presente e del futuro del porto con Salvatore Avena, segretario generale delle Associazioni del porto.

Salvatore Avena

Dopo un rallentamento stanno gradualmente riprendendo i traffici marittimi ma la sensazione è che ci sia da mettere nel conto un prima e un dopo. È così?
“Certo, ma dobbiamo prendere atto che c’è un dato ormai consolidato nei traffici delle merci: quello del rallentamento della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta nei decenni trascorsi”.

Quali sono le cause di questo mutato scenario?
“Sono, come in ogni situazione complessa, molteplici: forse alcune sono di natura ciclica, ma in ogni caso va tenuta in considerazione una sequenza di eventi ben noti che hanno segnato questo cambiamento: pensiamo alla Brexit, alla pandemia, e alla stessa guerra che, se di fatto non incide nei traffici del nostro porto, è a sua volta causa di una percezione di incertezza nei mercati e nei consumatori. E questo ne ha cambiato i comportamenti”.

Uno scenario da non sottovalutare, insomma…
“L’economia e i mercati devono rifare i conti su elementi nuovi che possono apparire negativi negli effetti immediati, ma che possono rappresentare anche una nuova opportunità per scelte strategiche se, per primi, si ha la capacità di comprendere bene questi fenomeni e i loro effetti, anticipandoli, gestendoli e adottando nuove strategie di mercato”.

In concreto, visto dal nostro porto, che cosa è cambiato?
“Pensiamo solo a come funzionava il Porto mercantile pochi anni fa: arrivi e partenze programmate, linee garantite per i mercati di riferimento, rapporti consolidati con importatori e esportatori. Oggi quel sistema operativo e collaudato è completamente cambiato e le compagnie di navigazione sono i primi e maggiori interpreti di questo mutamento determinato sia da questioni di economicità ma anche, come ho detto, da nuove strategie. Il nostro compito principale è quindi quello di dialogare con le compagnie”.

Ha detto che bisogna cominciare a rifare i conti tenendo presenti i nuovi elementi. Quali conti?
“Si devono fare i conti con una nuova politica commerciale che a sua volta è frutto di una diversificazione degli approvvigionamenti di merci e di materie prime da parte dei mercati.
È talmente vero questo, che secondo gli analisti molte aziende hanno ridotto le distanze della catena logistica e hanno iniziato a rifornirsi in Paesi più vicini e spesso anche diversi rispetto a quelli nei quali le stesse avevano precedentemente delocalizzato”.

Come ci si può inserire allora in questo scenario?
“Di fronte a questo scenario il nostro porto, la nostra città, le forze economiche e sindacali devono cominciare a interrogarsi e a confrontarsi per avviare un modello innovativo capace di competere; questo è indispensabile per non rimanere marginali rispetto alle dinamiche di un mercato complesso che rischia di travolgere tante realtà. In questo scenario le principali compagnie che scalano alla Spezia devono essere interlocutrici strategiche”.

Pragmaticamente, quali chance abbiamo in questa nuova sfida?
“Il porto della Spezia, con tutte le sue componenti operative, aziende e lavoratori, è ancora trainante per la nostra economia. Lo è perché ha una rete infrastrutturale invidiabile a cominciare dalla rete ferroviaria, dal retroporto di Santo Stefano Magra, con il Centro unico dei servizi, e da decine di magazzini privati che operano nella logistica. A questi vantaggi si aggiungono le iniziative del progetto Green port e della transizione digitale che Autorità di sistema portuale ha messo in cantiere e gli investimenti dei terminalisti per potenziare le banchine e i piazzali”.

Allora la domanda è: tutto questo basterà per mantenere i livelli di crescita, di competitività e di occupazione del porto?
“La risposta seria è che oggi di fronte a questo scenario internazionale tutto questo non basta più. Ripeto che sono non solo fondamentali ma anche necessari nuovi approcci ai mercati, nuove o ritrovate relazioni con i principali player armatoriali, politiche di marketing territoriale integrato fra imprese private ed enti pubblici per promuovere il porto e i servizi del retroporto e dei magazzini. E bisogna fare presto”.

Quanto presto?
“Poiché le strutture e l’organizzazione da una parte e i modi e le azioni da introdurre nel nostro sistema ci sono, quello che si sta esaurendo è il tempo che abbiamo di fronte per cogliere le opportunità del mercato e per mantenere in equilibrio il Porto, le sue aziende e i suoi dipendenti. Realtà portuali a noi vicine stanno già correndo molto veloci”.

Qual è allora il messaggio?
“Siamo una città che solo da pochi decenni convive con un porto di valenza internazionale inserito nelle reti transfrontaliere europee (Ten-T) a cui recentemente si è aggiunto il retroporto di Santo Stefano Magra; è inoltre già forte l’orgoglio per questa realtà economica e occupazionale. Credo sia giunto il momento di far valere questo sentimento con scelte coraggiose, avviando un nuovo ciclo per il nostro porto affianco e insieme alla nostra città”.

Salvatore Avena
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