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L'intervista

“Dal caso dei cinghiali della Maggiolina una lezione per tutti”

Intervista a Luisella Battaglia, Istituto Italiano di Bioetica: “Occuparsi di diritti degli animali non significa trascurare i diritti degli umani, anzi, aiuta ad ampliare lo sguardo a tutti coloro che vivono in condizioni marginali nella società”; ma “il rispetto per il selvatico dovrebbe comportare non interferire con esso”.

Le operazioni di cattura dei cinghiali rinchiusi nel parco della Maggiolina

La Spezia ha archiviato soltanto da pochi giorni il caso dei “Cinghiali della Maggiolina”, esploso nel mese di agosto, il cui interesse ha inaspettatamente travalicato i confini locali. La storia di un nucleo familiare composto da due femmine adulte e sette piccoli che si sono ritrovati rinchiusi, loro malgrado, all’interno di un Parco Urbano, ha fatto il giro della penisola. Come del resto il braccio di ferro, durato due settimane, tra i numerosi animalisti che hanno presidiato il Parco, da una parte, e gli enti locali dall’altra; con la Regione che, in merito alle disposizioni di legge, pretendeva l’eliminazione degli animali, e il Comune della Spezia che invece si opponeva ad un intervento cruento all’interno del Parco. Il finale, con i cinghiali catturati e immessi in un’area recintata e accudita, sembra aver accontentato tutti, non il gruppo di sindaci della Val di Vara che hanno rimarcato i danni conferiti dalla specie alle coltivazioni.

Ma al di là della cronaca, quello che ha fatto maggiormente notizia è stato il conflitto tra gli animalisti e un ampio fronte della cittadinanza, in relazione soprattutto a una accusa sollevata nei confronti dei difensori degli animali, quella che attiene al concetto di “benaltrismo”: secondo gli accusatori coloro che si mobilitano per i cinghiali non lo fanno in altri ambiti “ben più importanti” (come la sanità, il lavoro, l’ambiente). Su questi temi abbiamo chiesto parere ad uno dei massimi esperti italiani di bioetica, la professoressa Luisella Battaglia, docente di Filosofia Morale e Bioetica presso l’Università degli Studi di Genova e l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 1992 ha fondato a Genova l’Istituto italiano di Bioetica, di cui è direttore scientifico mentre dal 1999 fa parte del Comitato nazionale per la bioetica, organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Proprio recentemente, a maggio di quest’anno, Luisella Battaglia ha realizzato una pubblicazione a carattere divulgativo che tocca anche questi temi, intitolata “Bioetica”, edita a cura di Editrice Bibliografica.

“L’accusa di “benaltrismo” – chiarisce la professoressa a Città della Spezia – deriva da una mancata conoscenza di quel mondo, ed in particolare delle origini del movimento animalista, che può essere riferito a quell’Henry Salt, che, nel lontano 1891, fondò la Humanitarian League per combattere la disuguaglianza e l’ingiustizia verso gli esseri umani, quali donne e bambini, ma anche verso le altre creature, utilizzando per primo il concetto di “diritti degli animali”. Occuparsi di diritti degli animali non significa quindi trascurare i diritti degli umani ma, al contrario, implica un allargamento della coscienza morale, è uno sguardo che si estende a tutti coloro che vivono in condizioni marginali nella società. Il movimento animalista nasce in questo solco, per cui semmai occorrerebbe collaborare, creare una amalgama tra tutti coloro che hanno a cuore i diritti delle categorie cui questi sono negati.  Da questo punto di vista la sensibilità animalista deve essere vista come una risorsa per l’intera società, da cui imparare tutti qualcosa.”

Che cosa è successo alla Maggiolina, perchè tutto questo interesse verso degli animali che potremmo a tutti gli effetti considerare “selvatici”? Forse perchè li abbiamo riconosciuti come individui e non solo come generici appartenenti ad una popolazione?
“Questo evento ha generato un incontro inconsueto tra gli umani e alcuni animali che di solito non siamo abituati a vedere, se non a volte e a distanza. Entrare in contatto ravvicinato con l’individuo ci svela una verità: che al pari di quelli di compagnia, questi animali sono simili a noi su alcuni aspetti fondamentali. I cinghiali, come altri mammiferi, sono capaci di elaborare un progetto di vita, al pari di noi formulano una prospettiva di esistenza (qualcosa che ha a che fare con il concetto di “speranza”); provano emozioni e quindi sono capaci di attivare nei nostri confronti un processo empatico e di conoscenza reciproca. Per cui intendiamo che sono degni della nostra affezione e rispetto. Esiste però una specificità dell’animale selvatico: il principio fondamentale del rispetto nei suoi confronti è quello del non interferire con esso, proprio per garantirgli la più ampia libertà, che è la sua condizione naturale e deve possibilmente continuare ad esserlo. Il problema, come sempre in questi ambiti, deriva dalla specie umana, che ha creato le condizioni, con la cattiva gestione del territorio e della fauna selvatica, acchè queste popolazioni si spostino dalle aree naturali a quelle urbane, creando situazioni dove il principio della non interferenza rischia di non poter essere applicato …”

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