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Inaugurata ieri a sarzana

Fino all’8 maggio alla Cardelli & Fontana “Crash test” con le opere di Biratoni, Sale e Salvetti

Generico marzo 2022

È stata inaugurata ieri presso la galleria “Cardelli & Fontana” di Sarzana la mostra “Crash test” che resterà negli spazi di via Torrione Stella Nord fino all’8 maggio. Tre pittori, Cesare Biratoni (Barcellona, 1969), Giuliano Sale (Cagliari, 1977), Marco Salvetti (Pietrasanta, 1983), si incontrano per la prima volta alla Cardelli & Fontana. Una mostra di frammenti ricomposti, dove echi di scontri ancora risuonano sotto la superficie del lavoro.

“Nel mio lavoro – spiega Biratoni – non faccio differenza tra collage e pittura, tra un disegno e una fotografia ritagliata, ritoccata e poi rimontata. Spesso sono uno la conseguenza dell’altro. La combinazione di carte diverse, che siano ritagli fotografici o meno, si traduce il più delle volte in una scelta di tipo pittorico, come nell’accostamento di un colore caldo e uno freddo. La differenza tra la mia pratica artistica e il crash test è che lo scontro nella pittura non si risolve con una diagnosi definitiva. Le tensioni nel mio lavoro impiegano moltissimo tempo prima di trovare una risposta che abbia una parvenza di soluzione. C’è un tema legato alla sedimentazione, alla ripetizione quotidiana dello sguardo che si posa sulla superficie dell’opera e che inevitabilmente rimette tutto in discussione. È come se la materia, una volta concluso il lavoro, continuasse a muoversi (a scontrarsi) con un ritmo molto più rallentato rispetto alla moviola del filmato: un movimento sotterraneo, quasi impercettibile. Un giorno sembra che tutto sia fermo e che finalmente si sia cristallizzato in un’immagine stabile e ragionevole… sorprendentemente bella; il giorno successivo tutta quella sicurezza viene investita da una luce diversa, più obliqua, meno costante, troppo asciutta. Questa successione di impressioni o diagnosi può continuare a lungo, a volte anni; credo siano dovute anche alla permanenza di certe opere all’interno dello studio. È come se lo statuto di “opera” fosse legato alla possibilità del dipinto di essere oggetto di sguardi altrui; sguardi che non conoscono il senso di distruzione operata all’inizio di quel processo creativo. Per questo motivo, e cioè per compensare lo sfascio (il crash), utilizzo i soggetti della storia: Il pittore e la modella, le bagnanti, o il pittore e basta, mi sforzo di adagiarli, di posarli su superfici il più possibile risolte, piatte, ritagliate; ma che sono il risultato non concluso di una serie di scontri che ancora risuonano sotto la superficie del lavoro”.

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