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Sono 47 famiglie

Vendita alloggi popolari, tensione tra Comune e sindacati degli inquilini

Il Sunia parla di "deportazione" degli occupanti attuali e scatta la bagarre in commissione. Gagliardi: "Solo soluzioni di loro gradimento". Forcieri ironizza: "Piano triennale? Forse trentennale...".

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I sindacati di categoria si muovono unitariamente. Quello che si paventa all’orizzonte è un dramma sociale: solo alla Spezia, sono 400 le famiglie che al prossimo 30 di giugno rischiano di essere sfrattate. Nel frattempo, molte di queste hanno già da mesi difficoltà a corrispondere un affitto. E il loro dramma di domani è oggi quello di quei piccoli padroni di casa che magari hanno un appartamento in affitto con cui integrano le proprie entrate, e che già non ricevono il mensile. Di questo si sono occupati quarta e quinta commissione consigliare in seduta congiunta oggi pomeriggio, con l’audizione dei rappresentanti di Sunia, Sicet e Uniat.

“Lo sblocco degli sfratti seguirà lo sblocco dei licenziamenti e lo stop alla moratoria sui mutui per la prima casa. Sommati questi tra fattori, potrebbero esserci grossi problemi dal punto di vista sociale nel prossimo futuro – ammonisce Cristiano Ruggia segretario spezzino del Sunia -. Dobbiamo avere innanzitutto una visione strategica sul problema della casa. Un anno fa, in videoconferenza con il sindaco Peracchini, chiedemmo la convocazione dei tavoli sul canone concordato. Niente è stato fatto, e questo oggi diventa un problema”. La richiesta, allora come oggi, è che i massimi siano abbassati. “Un calmiere per tutto il mercato e avrebbe rassicurato i ceti più deboli, per cui l’affitto è una voce di spesa molto importante”.
Per molti proprietari, che hanno una casa in affitto, questa entrata non è un elemento di ricchezza ma di semplice integrazione del reddito. “Servono soluzioni che aiutino anche i proprietari, che potrebbero essere doppiamente lesi: sul lavoro e sull’aspetto del reddito da affitto – aggiunge Mara Fadda di Uniat -. L’Arte può usufruire del bonus 110% per le ristrutturazioni, un aspetto che può diventare fondamentale in questa fase”. E c’è la richiesta di rivedere l’aliquota IMU, che l’amministrazione Peracchini ha aumentato anche per chi aderisce al canone concordato. I proprietari che vanno incontro agli inquilini, non vengono più premiati come prima del 2017. “Non è stata una grande mossa”, dice Ruggia.

I toni si scaldano quando Franco Bravo, segretario regionale del Sunia, affronta il tema del progetto di vendita di 57 alloggi di proprietà comunale. “Di cui 47 attualmente occupati”, sottolinea il sindacalista. Chi ha meno di settant’anni, è in buona salute e non ha in casa un portatore di handicap, sarà trasferito in altra casa. “Noi ci batteremo per evitare che queste deportazioni, queste azioni di forza, ci siano. O c’è un contesto di consenso oppure ci troveremo su fronti completamente opposti. Ho vissuto il trasferimento delle 106 famiglie delle Pianazze. Non fu facile convincerle, anche di fronte ad un progetto di ristrutturazione dell’intero quartiere e di garanzie per gli inquilini di poter tornare alle proprie abitazioni. E’ stato fatto un lavoro famiglia per famiglia per creare l’ampio consenso che lo ha reso possibile”.
Bravo chiede poi di modulare “il piano di vendita usando la legge regionale 10. In questo modo l’appartamento in Via Borachia potrebbe essere venduto a 56mila euro invece che a 85mila; quello di Via Bologna 140 a centomila invece di 151mila; quello di Via Erba a 40mila invece di 61mila euro…”.

Su quell’espressione – deportazione – ripresa dal consigliere Massimo Caratozzolo (“Non è possibile pensare di spostare le persone per un mero calcolo economico”), si installerà la replica di Fabio Cenerini (“Inammissibile tracciare un parallelo con i fatti della Shoah”) e una serie di botta e risposta tra maggioranza ed opposizione.
Stesse rimostranze dal parte dell’assessora Giulia Giorgi, che puntualizzerà sui dati degli sfratti: “Sono stati 286 quelli notificati nel 2019, nel 2020 intorno ai duecento e ad oggi nel 2021 sono 53. C’è il blocco attualmente, tranne per quelli relativi a fine locazione o sgombero di situazione abusiva. Come amministrazione mettiamo in campo tutti gli strumenti di mediazione in questi casi. Siamo passati dai 350mila euro dedicati alla contribuzione in aiuto ed urgenza degli inquilini del 2018 a quasi 450mila euro odierno. Certo deve arrivare un supporto esterno, perché i Comuni da soli non ce la possono fare”.
Numeri e precisazioni anche per la collega Manuela Gagliardi, che parla di “attacchi puramente ideologici” da parte del sindacato. “Gli assegnatari attuali avranno la precedenza nell’esperimento della vendita degli alloggi. Il ragionamento alla base è questo: ad oggi sono 1.143 gli alloggi di proprietà del Comune che vengono destinati ad edilizia residenziale pubblica. Di questi 154 sono inagibili, ma le casse pubbliche non permettono di ristrutturarli. Ci siamo rivolti ai privati e abbiamo partecipato al bando di Abitare. La vendita sarà portata avanti solo dopo aver valutato la condizione di chi li abita attualmente. Forse non è stato trascritto, e nel caso integreremo, ma gli assegnatari si sposteranno solo quando troveranno un immobile di loro gradimento”.
Con i proventi della vendita, il progetto prevede di intervenire per recuperare quindi gli appartamenti al momento ammalorati. “Un numero consistente di inquilini si sono già informati su come poter aderire alla vendita”, aggiunge Gagliardi.

“Più che un piano triennale mi sembra un piano trentennale – ironizza Lorenzo Forcieri -. L’amministrazione ha scelto la strada più difficile: tra ottenere il consenso e trovare la soluzione ottimale per tutti, i tempi saranno biblici. Non credo possa essere un’operazione di successo”. Al tema delle Pianazze si legano gli interventi di altri commissari, con la promessa di tornare sull’argomento in un’altra occasione. Federica Pecunia annuncia di voler richiedere una commissione apposita. “La ratio di cedere gli occupati, già oggetto d’offerta, è di non alienare quelli sfitti – conclude il dirigente Massimo Curletto da tecnico -. In questo caso si sarebbe assottigliata l’offerta di alloggi”.

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