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Raccolte online oltre 20mila firme

“Tenta di normalizzare lo schifo”, “Porta la Liguria nella palude”. Le opposizioni chiedono le dimissioni di Toti

Generico maggio 2024

La linea difensiva resa nota da Giovanni Toti e dai suoi legali in concomitanza con l’interrogatorio che si è svolto ieri a Genova non poteva non avere riflessi dal punto di vista politico.
In quelle 17 pagine il presidente della Regione, accusato di corruzione e falso e agli arresti domiciliari da 17 giorni, fornisce la sua versione dei fatti, innestando quanto emerso dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza all’interno di un più ampio disegno amministrativo nel quale i rapporti con l’imprenditoria erano frequenti e trasparenti, senza che questo portasse necessariamente alle donazioni liberali al comitato elettorale. Quanto questo sia sufficiente per convincere i magistrati della buona fede e della buona azione di governo messe in campo dal governatore attualmente sospeso dall’incarico lo si scoprirà nei prossimi giorni, quando i giudici del Tribunale del riesame si esprimeranno rispetto alla richiesta di revoca dei domiciliari annunciata questa mattina dall’avvocato Stefano Savi. Uno snodo fondamentale anche dal punto di vista politico.

Le reazioni dell’opposizione
La linea di Toti, come detto, ha armato la penna degli avversari politici.
“Più passano le ore, e più si delinea una chiara strategia comunicativa: normalizzare lo schifo. L’intento è chiaro: confondere le acque e distrarre i cittadini. Lo abbiamo più volte ripetuto – affermano i consiglieri regionali del Movimento cinque stelle – e lo ribadiamo oggi: per noi, che siamo davvero garantisti anche con gli avversari politici, Toti è innocente fino al terzo grado di giudizio. Quel che invece critichiamo è la postura e il ripetuto dileggio di chi non la pensava come lui. Balza agli occhi anche di un bambino come il presidente sospeso e il suo cerchio abbiano manovrato per ottenere quel che volevano loro, e quindi emerge chiaramente come abbia svilito l’istituzione, facendo fare alla Liguria una colossale figuraccia. Per questi comportamenti, e tanto che ci siamo anche per il giochino dei dati Covid truccati due volte, chiediamo che Giovanni Toti dia le dimissioni. E per questi motivi, auspichiamo che si mettano in luce i vari maneggi concordati con gli amici finanziatori. Perché è troppo comodo ora, servendosi di una memoria riparatoria, rendere noti i nomi di chi ha versato soldi alla Fondazione Change e quindi a Toti stesso e al suo sodale Bucci, quando per anni quei nomi sono stati tenuti nascosti nonostante il M5S, in tutte le sedi competenti, avesse più volte chiesto massima trasparenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale spezzino e segretario ligure del Partito democratico, Davide Natale. “Da oggi parte il percorso di rinascita della Liguria, una regione che sarà fondata finalmente sulla partecipazione e sulla condivisione invece che sugli interessi di pochi furbi”, ha detto a seguito dell’incontro genovese con imprenditori, associazioni, sindacati ed enti del terzo settore per raccogliere le istanze dei più svariati attori sociali.
“Un primo passaggio che segue l’appello che il Partito democratico ha lanciato di recente. Un appuntamento organizzato dal Pd Ligure insieme al gruppo regionale e al partito genovese a cui hanno partecipato Cgil, Cisl, Uil, Confartigianato, Confesercenti, Confcoop e Lega Cooperative. Abbiamo espresso la necessità di sbloccare l’attività della Regione Liguria a fronte dell’indagine su Giovanni Toti e di nove anni di governi del centrodestra inconcludenti – continua Natale -. Vogliamo ripartire facendo squadra e mettendo al centro chi rappresenta le singole categorie. Incontrare gli imprenditori è fondamentale, ma serve il coordinamento di chi li rappresenta per prendere scelte strategiche. Infine è emersa ancora una volta la situazione drammatica della sanità Ligure, in particolare quella pubblica, che ha ripercussione sulla vita dei cittadini e sullo stesso mondo del lavoro. Centinaia di migliaia di liguri devono spendere soldi per curarsi, contraendo così i loro consumi in altri settori”.
“Toti per una volta sia generoso con tutti i liguri invece che con i suoi amici: si dimetta e permetta ai liguri di scegliere con le elezioni chi governarli – conclude Natale -. È sconsiderato e democraticamente inaccettabile che porti la Liguria nella palude. Il peggior danno che passa fare alla nostra regione di una lunga lista”.

La raccolta firme
Da settimane su questo fronte si è attivata anche l’associazione Genova che osa, che ha organizzato la prima manifestazione per chiedere le dimissioni di Toti e che ha lanciato una petizione che ha superato le 20mila firme.
“È assurdo che Toti non voglia dimettersi. Siamo pronti a tornare davanti al consiglio regionale anche martedì prossimo.”
Da ormai quasi due settimane cittadine e cittadini continuano a scrivere ogni giorno alle persone elette in consiglio regionale chiedendo che Toti sia sfiduciato, più di 20mila hanno sottoscritto la petizione. Ora l’opposizione deve agire con nettezza – dichiara Lorenzo Azzolini – presentando una mozione di sfiducia e obbligando anche chi siede nei banchi del centrodestra ad affrontare la discussione. Si sono impegnati a farlo e questo è il momento. Il sistema Toti deve finire, la Liguria può essere migliore di così. Vogliamo un sistema economico inclusivo, fondato su lavori gratificanti, con stipendi, carichi e tempi di lavoro giusti e organizzato in modo da generare ricchezza distribuita per tutte le persone. Le dimissioni di Toti non bastano, ma sono il primo passo”.

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