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Dall'area cantiere del digestore

Nuova vita per oltre cento ulivi di Saliceti: “Grande segnale attenzione anche a fronte eccessive polemiche”

L'ad Signorini agli studenti dell'Agrario: "Iren assume moltissimo, spero in futuro possiate guardarla come luogo di lavoro".

Generico aprile 2024
Un momento della cerimonia

Centodieci ulivi rimossi dall’area di cantiere del biodigestore di Saliceti hanno trovato nuova vita in altri luoghi della Val di Magra. Stamani la cerimonia che ha suggellato la donazione di trenta di queste piante all’indirizzo agrario del Parentucelli-Arzelà di Sarzana. Di fronte agli alunni delle quinte F e G, ha aperto la sequenza degli interventi il dirigente scolastico Generoso Cardinale, che ha ringraziato i donatori e ha sottolineato: “Un onore avere ricevuto questi ulivi che non fanno altro che ampliare e potenziare la nostra attività laboratoriale e vanno ad arricchire la nostra voglia di attività e produzioni a chilometro zero: più zero di così non credo si possa”; sul significato e l’impiegabilità delle nuove piantumazioni nelle pertinenze della scuola sono con soddisfazione intervenuti anche i professori Paolo Mazzoli e Riccardo Simonelli, responsabile dell’azienda agricola nata in seno all’Agrario. “Questi ulivi non potevano arrivare in mani migliori. Qui c’è una scuola di straordinaria eccellenza”, ha detto la sindaca Cristina Ponzanelli, che ha poi espresso un “grazie per lo sforzo che la Regione ha fatto e sta continuando a fare per un percorso virtuoso anche di chiusura del ciclo dei rifiuti, amare l’ambiente significa anche andare in questa direzione; grazie anche al gestore per il percorso che sta facendo insieme a tutti i Comuni e alla Provincia”, formulando in fine la sindaca l’auspicio che “l’obbiettivo della chiusura del ciclo possa essere raggiunto e che possa arrivare a portare aspetti positivi rispetto ai costi che la gestione dei rifiuti comporta per i nostri cittadini”.

“Questa è una storia piccola, semplice, che però ci sembrava giusto raccontare – ha esordito Luca Piccioli, presidente di Recos, società del gruppo Iren che sta realizzando il digestore -. Quando abbiamo acquisito le aree su cui realizzare l’impianto, che ora sono aree di cantiere, abbiamo trovato circa duecento ulivi. In fase di autorizzazione dell’impianto, con la Regione, come doverosamente si fa in questi casi, abbiamo predisposto la relazione di un agronomo, che ha descritto e censito in maniera puntuale le circa duecento piante; quando sono arrivate le autorizzazioni e siamo stati pronti ad aprire il cantiere, abbiamo implementato questa relazione evidenziando quante di queste potessero essere trasportate in altri luoghi per essere salvate. Come proprietari dell’area e realizzatori dell’impianto avremmo potuto fare quello che volevamo di quanto stava sull’area stessa, ma ci sembrava giusto e corretto salvare gli ulivi e portarli al miglior utilizzo possibile, un utilizzo pubblico, di tipo sociale, educativo, didattico. In questo momento ci cono quattro progetti in corso, riguardanti centodieci piante: oltre alle trenta di cui parliamo oggi, ce ne sono altrettante che sono state donate alla Caritas diocesana e trapiantate in un terreno della Curia sopra la cattedrale: Caritas, questa la finalità, collaborerà con cooperative sociali per coltivare le piante e quindi creare anche occupazione; ci sono poi altri trenta ulivi che, da un’idea della senatrice Stefania Pucciarelli, sono stati donati ad Asl5 e piantati nelle aree pertinenziali dell’ospedale San Bartolomeo; infine, venti piante sono state destinate al Comune di Vezzano – dal cui territorio gli alberi arrivano – e distribuite dieci in un’area verde per bambini ai Prati, dieci a Piano di Valeriano”. Piccioli ha quindi osservato che “il dovere di una società e di un gruppo come Iren, che si occupa di business ma è soprattutto un gruppo che fa servizio pubblico per le comunità dove si trova a operare, è anche fare queste piccole cose, che è giusto vengano valorizzate”. E ha brevemente introdotto il biodigestore: “Come Recos e come Iren stiamo realizzando un impianto che dovrebbe chiudere in maniera virtuosa il ciclo del rifiuto organico. E del rifiuto non buttiamo via niente: da esso realizzeremo gas che, collegato alla rete Snam, andrà ad alimentare il riscaldamento, e fertilizzante per lavori in agricoltura e floricoltura”.

Lodate le varie ripiantumazioni di ulivi descritte, Paolo Emilio Signorini, amministratore delegato di Iren, ha evidenziato che “sta accadendo sempre più spesso che quando si fanno opere pubbliche o interventi sul territori ci sia questa attenzione a valorizzare quello che si modifica, non semplicemente a spostarlo”. E nel finale del suo intervento ha osservato: “Iren fa molti servizi pubblici, nella vostra vita domestica noi arriviamo con luce, gas, acqua, raccolta rifiuti, illuminazione pubblica, con tante cose che riguardano la vostra vita. Io spero che in un futuro non lontanissimo voi possiate anche guardare a Iren come a un luogo di lavoro. Iren assume moltissimo, ci sono notevoli opportunità di lavoro anche molto belle. Per quello che state studiando in questa scuola ci sono molte possibilità e proficue utilizzazioni, quindi pensateci”.

Poi il saluto della senatrice Stefania Pucciarelli, che ha rilevato come “la lotta al cambiamento climatico deve essere nella politica di tutti noi e in quello che facciamo nel quotidiano: da parte di Iren, attraverso la donazione delle piante, viene posto questo seme nel senso del rispetto dell’ambiente”, evidenziando l’ex sottosegretaria “la prospettiva di poter ambire a trasferire alle future generazioni un ambiente migliore di quello che abbiamo oggi”. Chiusura affidata a Giacomo Giampedrone, assessore regionale che ha tra le sue deleghe Ambiente e Ciclo dei rifiuti. “Fare un impianto che chiude il ciclo dei rifiuti, in questo caso quello dell’organico, e, nel percorso di realizzazione, avere rispetto per tutto ciò che c’è intorno, credo sia figlio di un modo di intendere le cose che Recos porta avanti molto bene, insieme ad Iren, che abbiamo preteso fosse il modo di operare sul nostro territorio – ha detto -. E credo che di fronte a tante discussioni, che è certamente legittimo ci siano – le scelte strategiche di un territorio hanno bisogno anche di un dibattito democratico -, avere questa attenzione, questa capacità anche di finalizzare un percorso – non solo in questa scuola ma anche in altri siti – credo sia un grande segnale di attenzione; anche di fronte a eccessive polemiche nella realizzazione di un impianto. E’ la cosiddetta forza tranquilla, è un qualcuno che cerca di rispettare il territorio non solo chiudendo il ciclo dei rifiuti ma anche portando attenzione, in questo caso a chi ha in dote queste meravigliose piante e a chi sta studiando e costruendo un percorso di futuro”.

L’assessore ha aggiunto che “legare un impianto al rispetto del territorio, alla capacità tecnologica a sua volta legata allo strumento didattico, credo sia un legame molto alto e importante. E voglio rappresentarvelo con tutta l’attenzione che la Regione mette nella difficile partita di essere oggi rappresentanti della tutela dell’ambiente in un territorio straordinario, molto fragile e che ha purtroppo fame di infrastrutture che chiudono il ciclo dei rifiuti per scelte mancate negli ultimi trenta, quaranta, cinquant’anni. Fare scelte oggi è più difficile che in passato perché i percorsi sono certamente più partecipati – partecipare è importante -, ma è anche molto più facile contrastare le opere. Avere in tali percorsi anche l’attenzione al territorio credo sia figlio di una scelta aziendale, politica, amministrativa; e di una volontà di crescita e futuro”. Evidenziato il significato simbolico dell’ulivo, in particolare in un contesto internazionale di assoluta tensione, e rilevata con soddisfazione la redistribuzione degli alberi entro in confini della Val di Magra, da cui provengono, Giampedrone ha concluso: “Questa mattinata non è un’ora persa, ma un qualcosa che spero possa rimanere anche quando, spero presto, l’impianto sarà realizzato, e anche quando avremo dimostrato che i rifiuti che si producono da qualche parte vanno smaltiti… non esiste un modo che possa smaltirli facendoli scomparire nell’aria”.

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