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"siamo un popolo felicemente bastardo"

Sala della Repubblica gremita per Montanari: “Marinella luogo di progettazione di futuro, non del suo consumo”

Baruzzo: "Per molti anni sempre e soltanto scorribanda o propaganda", e su Bulgarella: "Disse che Matteo Messina Denaro a Trapani non lo conosceva nessuno e che mafia e racket sono una favola". Mosti: "Su piano rigenerazione urbana mancanza di trasparenza, non una novità a Sarzana". Ranieri: "Si guardi all'esempio dei vigneti delle Cinque Terre", e mette sul tavolo l'idea di un contatto con Slow Food.

Incontro con Tomaso Montanari in Sala della Repubblica

Sala della Repubblica gremita ieri sera per l’incontro ‘Paesaggi: la tutela del territorio e i beni comuni, il caso di Marinella’, ospite Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena e autorevole voce del dibattito culturale e politico italiano. Nei centocinquanta del pubblico, numerosi volti dell’associazionismo ambientalista, dell’attivismo locale e della politica, tra questi l’ex sindaco Massimo Caleo, il segretario provinciale Pd Iacopo Montefiori, la vice segretaria Dem sarzanese Francesca Castagna, il segretario provinciale di Rifondazione Luca Marchi, il consigliere comunale e regionale Roberto Centi, la consigliera comunale e provinciale Giorgia Lombardi, i consiglieri comunali sarzanesi Casini, Castagna, Giorgi.
A introdurre l’evento, Marco Lorenzo Baruzzo. “Questa serata ha tanti genitori ma non ha padroni, non ci sono etichette né programmi, ma c’è la voglia di stare insieme e parlare della nostra città. Ci dicevano – faccio riferimento al gruppo di giovani ritrovatosi in questa sala pochi mesi fa che per strada ha poi trovato anche persone meno giovani e tanto volenterose di dare una mano – perché fate appelli, perché fate raccolte firme… Perché c’è voglia da parte di tanti, e questa occasione lo dimostra, di tornare a fare politica, che vuol dire anche ritrovarsi insieme per parlare di Marinella. Questa sera è già un buon inizio per trasformare una mobilitazione civica in qualcosa di più forte, di più concreto. Ed è bello che in un anno elettorale siamo così tanti, senza la necessità di riconoscerci per forza in un cappello comune, ma curiosi e desiderosi di esplorare insieme un continente di valori e idee come dal nostro punto di vista è il futuro di Marinella. Che oltre che una questione centrale per la campagna elettorale, per le discussioni dei prossimi mesi, alle quali non rinunceremo a dare il nostro contributo, ci sembra anche un po’ un paradigma, un esempio: su Marinella infatti per molti anni in troppi abbiamo accettato che si facesse sempre e soltanto scorribanda, con colpe che risalgono anche molto indietro nel tempo, o propaganda, quella dei mille annunci, dei mille progetti naufragati; una propaganda fatta e che forse in parte si fa ancora sulle spalle e sul destino di una parte della città che è uno dei tratti distintivi della nostra identità”, ha esordito Baruzzo, il cui nome nei mesi scorsi è stato più volte fatto in chiave candidatura a sindaco per il centrosinistra.
Quindi sul Pinqua: “Dispiace che un progetto pubblico per dare al borgo un volto più degno, decorso e dignitoso – ha detto – sia stato ancorato e di fatto subordinato, attraverso un matrimonio innaturale e non necessario, a un intervento privato, il piano di rigenerazione urbana proposto dalla Marinella spa, che prevede nuove edificazioni e che meriterebbe di essere discusso con più approfondimento o perlomeno portato a conoscenza di quelle persone, come i consiglieri comunali, che sono chiamate a esprimersi in merito, ma che del progetto non hanno potuto avere contezza”. No poi “al frazionamento della piana agricola, che non è un capriccio ma parte integrante dell’unicità e dell’identità del territorio, stabilita in maniera lungimirante dal Piano regolatore del 1998, che poneva appunto un ‘ostacolo’ forte e chiaro alla tentazione di spezzettare, che va mantenuto e non archiviato come cerca di fare anche chi dovrebbe curare l’interesse pubblico”. E ha aggiunto: “Il futuro di Marinella sia demandato al grande appuntamento della città di domani, della redazione del nuovo Piano urbanistico. E ci sembra un po’ interessato e furbo nel senso peggiore del termine che si apparecchi la tavola prima di aver scritto insieme certe regole che è importante vengano scritte nell’ottica di un interesse pubblico non antagonista, ma prioritario rispetto agli interessi privati”.
Da Baruzzo anche un passaggio che tocca la vicenda che ha monopolizzato i più recenti dibattiti: “Ho visto un documentario sulla latitanza Matteo Messina Denaro trasmesso in questi giorni, c’era una breve intervista ad Andrea Bulgarella, che ha intrecciato il destino della sua impresa e del suo gruppo con la Colonia Olivetti. Auguriamo davvero buon lavoro a Bulgarella, nell’interesse di tutti, ma è il caso di sottolineare che in quel documentario Bulgarella dice ‘voi credete ancora alle favole della mafia e del racket, cose a cui non crede più nessuno. Matteo Messina Denaro a Trapani non esiste, non lo conosce nessuno’. Mi permetto di dire che a certe favole forse è il caso di credere ancora, in particolare a Sarzana, città che alla storia di Matteo Messina Denaro ha pagato un pegno diretto con la morte di Dario Capolicchio nella strage di Via dei Georgofili”.

Incontro con Tomaso Montanari in Sala della Repubblica

Quindi l’intervento di Tomaso Montanari, reduce da una visita al Museo della Resistenza di Fosdinovo. Sulla scorta di autorevoli citazioni – da Camus a Papa Francesco, da Carlo Rosselli a Calamandrei e Mann, dai Costituenti agli estensori del Manifesto di Ventotene -, l’intellettuale fiorentino ha introdotto “un’idea di nazione non basata sul sangue, la stirpe, la razza, idea che oggi si tenta di far riemergere; ma nazione come appartenenza a un territorio all’insegna del paesaggio, della cultura, della ricerca, della storia, dell’arte. Un’idea aperta, plurale, osmotica: del resto il nostro paesaggio e la nostra cultura sono degli arabi, degli spagnoli, dei francesi, dei longobardi e così via. Siamo un popolo felicemente bastardo, meticcio, mescolato. Non c’è purezza, c’è la storia, che è incontro, dialogo, convivenza, fusione”, sottolineando in proposito come nei principi fondamentali della Costituzione il termine nazione compaia solo nel nono articolo, quello in cui appunto si legge che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione; i padri costituenti scrissero il testo “con forza e lungimiranze. Le forze politiche si trovarono unite sul valore della persona umana e del suo sviluppo; e, in un’Italia da ricostruire, riconobbero il ruolo del paesaggio tra i principi fondamentali”. Quindi sul concetto di tutela: “Non significa immutabilità, ma custodia; è tramandare un patrimonio, permettere di goderne a chi verrà dopo. Per questo l’articolo nove è importante anche al di là del paesaggio: è un progetto civile”.
Montanari ha altresì messo in guardia sul rapporto tra ambiente e paesaggio: “Non possono essere messi uno contro l’altro. Abbiamo bisogno di rinnovabili, ma anche di metterle in luoghi dove non devastino. Ma il vero punto oggi è diminuire il consumo di energia e non continuare a consumare suolo per continuare a consumare quanto consumiamo. Diminuire, ridurre, cambiare modello, perché questo è distruttivo. La crescita infinita non è possibile”.
Poi su Marinella: “Il punto fondamentale è decidere collettivamente, è trovare un piano dove tutti coloro che a vario titolo vivono il territorio si possano esprimere su come e quando modificarlo sostenibilmente. Non si tratta di non toccarlo, ma di non distruggerlo; e farlo senza che ciò che è pubblico diventi privato, senza ciò che serve a tutti serva a pochi, senza espellere il lavoro dignitoso, senza impedire che questo luogo sia luogo di progettazione di futuro e non di consumo del futuro. Vedere una collettività che lotta per una terra straordinaria è un segno di speranza. Mi auguro che la battaglia sia vinta e credo che per farlo sia necessario renderla nota a livello nazionale, farne un tema”. E tornando all’inizio: “Qua parliamo di un progetto culturale di comunità e democrazia. Come si fa nel 2023 a usare la parola patria? Il sacro suolo della patria non è quello bagnato dal sangue, ma quello di un paesaggio da riconquistare all’interesse comune”.

Parola poi a Roberta Mosti, presidente del Comitato Sarzana che botta, che ha ripercorso la vicenda di Marinella arrivando fino alle ultimissime pagine, come il già menzionato Pinqua. “Un piano di rigenerazione nel complesso positivo, che ristruttura parti del borgo messe molto male, si occupa di pavimentazioni, parcheggi, alberature, edilizia sociale. Ma per portarlo avanti c’è l’accordo con la Marinella spa che, a fronte di cessione di immobili al Comune, scomputa 1,9 milioni di euro di futuri oneri di urbanizzazione a favore della società, legati a un progetto presentato dalla Marinella in virtù di una legge del 2018 che consente di andare in deroga ai piani regolatori. In merito sarebbe servita più trasparenza, il progetto non sarebbe dovuto finire in consiglio comunale dentro un documento di proposta senza però mai essere stato visionato da nessuno: i consiglieri comunali hanno tutto il diritto di sapere cosa stanno votando. Forse i consiglieri di maggioranza lo hanno visto da un’altra parte, ma sicuramente non era allegato alla pratica passata in consiglio: è una cosa grave. Viene quindi da domandarsi cosa preveda, oltre a quanto – meri interventi di speculazione – emerso sulla stampa e dalle dichiarazioni dei consiglieri, il piano della Marinella spa. C’è carenza di trasparenza, non una novità da parte di chi governa a Sarzana; l’amministrazione Ponzanelli poteva essere un po’ più virtuosa”. Mosti ha infine evidenziato che “per il futuro di Marinella serve in primis mantenere, come da Piano regolatore, l’impossibilità del frazionamento e la destinazione agricola; impedire la realizzazione di una strada sostitutiva rispetto alla litoranea, perché le strade sono grimaldello per costruire e lottizzare; ridefinire la linea demaniale, perché non ci si può trovare nell’impossibilità di gestire le spiagge e darle in concessione. E un minimo di trasparenza”.

Ha concluso l’ex senatore Andrea Ranieri. “La situazione attuale di chi vive a Marinella è brutta, il vecchio borgo in gran parte sta decadendo. La gente non vede prospettive e rischia di passare la logica di Toti e del centrodestra per la quale l’importante è fare, e quindi in nome del fare ecco l’urbanistica in deroga. O ci si sbriga a riprendere in mano il bandolo o la gente prenderà quello che le viene dato. Occorre una battaglia forte e seria che convinca Comune, Regione e governo – è una battaglia che si decide a livello nazionale – che quei terreni e l’attività agricola sono un valore essenziale per il paesaggio e la tenuta del territorio. Guardiamo l’esempio dei vigneti delle Cinque Terre: una coltivazione antieconomica che viene però in qualche modo sostenuta perché si riconosce che quelle vigne sono essenziali per la tenuta del paesaggio, per evitare il degrado ambientale, per il loro valore culturale e sociale. Bisognerebbe fare lo stesso discorso per la fattoria di Marinella, proponendolo al Monte dei Paschi”. Da Ranieri anche la proposta di contattare Carlin Petrini per un possibile coinvolgimento di Slow Food: “Questa è una terra fertile, che funziona”, ha sottolineato. L’ex senatore ha altresì rimarcato “la necessità di impedire il frazionamento e di mantenere la fattoria e l’attività agricola, essenziale anche per difendere il borgo. Senza lavoratori, il borgo decade, oppure diventa un posto caro, dove potrà andare solo chi se lo potrà permettere”.

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