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Una storia irripetibile

Spezia e Italiano, meglio perdersi che non essersi mai incontrati

Magari tra una generazione sarà riabilitato dagli spezzini, tutto può succedere. Ci vorrà tempo. Per ora rimane da colmare una lacuna nella narrazione di questi due anni. Sì, Italiano ha portato lo Spezia in serie A. E lo Spezia, ma anche la Spezia, ci ha portato lui.

Vincenzo Italiano

C’è una narrazione distorta che ha accompagnato il primo anno dello Spezia in serie A. Anzi, per la verità che ha accompagnato lo Spezia stesso in serie A già nel momento dell’ascesa. Un racconto figlio, nessuno ce ne voglia, della superficialità con cui è stato analizzato dall’esterno il salto del club aquilotto sul palcoscenico massimo del calcio. Alimentato anche in loco, da chi voleva per forza distribuire i meriti tutti ed esclusivamente alla guida tecnica, in modo da assecondare le proprie idiosincrasie.

Quella narrazione ha dipinto Vincenzo Italiano come una specie di Ercole che, con mitologica fatica, aveva trascinato la Spezia e lo Spezia Calcio alla serie A e salvezza contro ogni buon senso. Deviando il fiume degli eventi, fino a scrostare le pareti vetuste del Picco come fosse la stalla di Augìa. La “simpatica novità” provinciale ridotta ai pochi mesi finali, all’irripetibile e inspiegabile convergenza di eventi favorevoli. Cancellando i dieci anni di crescita del club, le infrastrutture realizzate, i giovani cresciuti, le occasioni mancate, le lezioni imparate e quelle cinque volte in cui era arrivato ad un passo dalla promozione senza centrarla. E senza Italiano.

Verso la semifinale play off, i tifosi salgono a Follo

 

Negare i meriti del tecnico, il suo talento cristallino, il fatto che sia un valore aggiunto per chiunque ami questo sport; negare che sia stato lui a far imboccare l’ultimo miglio, quello con il tappeto rosso, sarebbe assurdo. Così come provare ad isolarlo dal resto dell’era Volpi, che ha raggiunto in quel momento il culmine e la catarsi, come un accidente benedetto. Irrispettoso tacere il fatto che, Angelozzi prima e Meluso poi, gli abbiano messo a disposizione gruppi evidentemente capaci di assecondare il suo calcio e il suo slancio verso un’impresa sportiva. Tutti dirigenti che si sono affacciati in riva al golfo perché c’era un certo tipo di proprietà e non perché gli avessero messo una maglia bianca in culla.

Dopo il ratto delle Cascine, pare che nessun giudizio su quell’esperienza possa essere lasciato alla razionalità. Troppo scioccante lo strappo, quantomeno per chi non ha voluto leggere certi segnali per tempo. Per far capire ad un tifoso fiorentino – magari uno di quelli che in questi giorni ha fatto sapere a Vlahovic che non può andare ad esultare sotto la curva – cosa si è provato qui, ecco un parallelo. Immaginate il campione serbo che in estate rinnova il contratto conteso nel giubilo della Firenze viola, scrive messaggi d’amore sui social per la piazza, e una settimana dopo inizia a trattare con l’Atletico Madrid (o la Juventus…) per essere infine ceduto. Tutto regolare in termini di contratti. Ma il calcio è anche altro. E’ soprattutto altro.

Vincenzo Italiano con la moglie Raffaella

 

Magari tra una generazione Italiano sarà riabilitato dagli spezzini, tutto può succedere. Ci vorrà tempo. Per ora rimane da colmare una lacuna nella narrazione di cui sopra. Italiano ha trascinato lo Spezia in serie A. Vero. E lo Spezia ha offerto ad Italiano la possibilità di giocarsi quella serie A quando era un allenatore che, fino ad allora, aveva una sola stagione di professionismo, in serie C, alle spalle. Gli ha messo in mano una delle rose più forti del campionato cadetto e gli ha offerto strumenti che altri non hanno avuto. Lo ha difeso anche quando perse in casa per 2-4 contro il Trapani e con la squadra penultima in classifica. Lo ha protetto quando i soliti social (che ieri davano per moribondo un diciottenne…) avevano deciso che lui avesse mancato di rispetto alla curva facendo un gestaccio che non era mai avvenuto.

E poi c’è la Spezia, i tifosi. Dopo il 2-0 subito all’andata nella semifinale play off a casa del Chievo, sembrava davvero tutto finito. Tentare di spiegare la rimonta della partita di ritorno, senza ricordare il supporto della gente che occupò Follo la settimana precedente, ignorare il peso del corteo che accompagnò la squadra fino allo stadio Picco quella sera, è impossibile. Non c’è un calciatore di quella rosa che non citerebbe quell’aspetto tra i fattori fondamentali. Lo slancio di quella partita, nel contesto di un’Italia che usciva dal lockdown, portò anche la vittoria di Frosinone. L’ultimo miglio lo ha imboccato Italiano, ma su quella salita lo hanno spinto in migliaia. E questo non si cancella.

Mister Italiano prima di Spezia-Frosinone

 

Sull’aspetto tecnico si potrebbe dissertare per ore. Con il senno di poi, tanti presidenti dissero: “rimpiango di non averlo ingaggiato io”. Il giorno dopo, ci avevano pensato tutti. Il giorno prima, l’offerta migliore l’aveva fatto lo Spezia. Forse l’unica sensata. Per contestualizzare: il Frosinone, con cui si giocò la promozione, lo aveva chiamato proponendogli la panchina e illustrandogli come lì giocasse con il modulo di casa: 3-5-2. A lui, l’uomo del 4-3-3. Che declinò. Provare a pensare a cosa sarebbe stato lo Spezia senza Italiano è difficile. Forse inutile. Almeno quanto immaginare il destino di Italiano, allora legato ad un Trapani messo in mora dai calciatori, senza lo Spezia. Dopotutto, meglio perdersi che non essersi mai incontrati.

 

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