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"a marzo erano passati anche i caprioli"

Cinghiali alle Cinque Terre: di sette piane resta solo un grappolo d’uva

Andrea Barrani è un viticoltore a Vernazza e in questi giorni si era recato nelle vigne per la campionatura dell'uva: ha trovato solo devastazione.

Il grappolo d'uva superstite nelle piane di Andrea Barrani, devastate dai cinghali

Un grappolo d’uva. L’unico sopravvissuto di una strage. E’ questa l’immagine che ha scelto Andrea Barrani, viticoltorea, che in questi giorni è stato preso di mira dai cinghiali e ha perso tutto il raccolto nei terrazzamenti di sua proprietà nella zona di Vernazza. Per Andrea, questa sarebbe stata un’annata davvero particolare: ha completato tutto l’iter per aprire la sua cantina e in quei campi ereditati dal nonno, in questi giorni, avrebbe dovuto campionare l’uva per poi farla diventare una bottiglia di pregio. Però dopo l’ultima incursione dei cinghiali ha perso tutto quello che con cura aveva seguito fino a pochi giorni prima.
Una strage che ha vanificato il lavoro di una stagione già messa a dura prova da un’altra incursione, quella dei caprioli, che nei mesi scorsi quando sono comparsi i primi germogli e si sono mangiati tutto. Non è un momento facile, sopratutto a pochi giorni dalla parte finale del lavoro… quando l’uva si prepara per diventare un vino pregiato.
“Lui – spiega Andrea Barrani riferendosi alla foto – è l’unico sopravvissuto, solo perché era troppo in alto, a più di un metro e mezzo. Un eroe. Sono mancato alcuni giorni da questi terrazzamenti, per questioni di lavoro, e quando sono tornato per campionare l’uva ho trovato questo scempio, nonostante la presenza della muratura e delle reti elettrosaldate. Tutte le vigne erano a terra, i cinghiali hanno buttato giù un muro mangiando tutto. In dodici ore i cighiali mi hanno rovinato. E’ demoralizzante, ma non è l’unica disavventura che mi è accaduta in questa zona: su sette piane, due nei mesi scorsi sono state prese di mira anche dai caprioli. Questo unico, povero, superstite si è guadagnato un posto nell’essiccatoio assieme alle uve da Sciacchetrà. Se lo merita”.
“Io non sono un cacciatore – precisa Andrea -, ma sono necessarie delle decisioni. Però chiedo degli interventi concreti: i risarcimenti per chi ha subito danno dovrebbero essere sul prodotto finale, non sul prezzo dell’uva e in caso di danni andrebbe risarcito il valore della vigna. Altrimenti dobbiamo convivere con i cinghiali, oppure serve adottare un sistema che non piace a nessuno: la caccia. Non mi era mai capitato che arrivassero sia i caprioli che i cinghiali. So soltanto che io da quegli appezzamenti ho raccolto un grappolo d’uva”.

Quella dei cinghiali è una tematica rovente, in tutta la provincia e alle Cinque Terre già nelle scorse settimane la presenza degli ungulati non ha fatto dormire sonni tranquilli a nessuno. Un altro viticoltore, Luciano Capellini, racconta di essere scampato alla strage ma avverte: “Domani mattina potrebbe capitare anche a me. Tra chi protegge acriticamente questi animali e chi vorrebbe sterminarli andrebbe trovata una soluzione. Subentra anche una questione di dignità e rispetto del lavoro: ci sono persone che vivono di questo mestiere”.

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