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Casermette e Pagliari: sì alle risposte, no alle audizioni

Al termine di una commissione consiliare molto politica e poco tecnica maggioranza e opposizione non trovano l'intesa sull'ascolto di comitati, associazioni ambientaliste e soggetto proponente.

Il Puo di valorizzazione del compendio immobiliare ex fusione tritolo

E’ stata aggiornata alla prossima settimana la commissione Ambiente che avrebbe dovuto approfondire il Puo delle Casermette e dell’area circostante a Pagliari e che, invece, ieri pomeriggio ha finito per incartarsi sui temi della partecipazione e dell’ascolto, con l’opposizione assai critica nei confronti delle decisioni annunciate dall’amministrazione comunale.
La maggioranza, infatti, ha di fatto escluso la possibilità di svolgere audizioni di comitati e associazioni interessate alla vicenda nell’immediato futuro, spiegando che al termine dell’incontro che sarà calendarizzato nel giro di pochi giorni si andrà verso il licenziamento della pratica, dopo che l’assessore Anna Maria Sorrentino avrà risposto alle domande che saranno inviate per iscritto entro domani. “ i farete voi portavoce delle domande dei cittadini e delle associazioni”, ha tagliato corto il presidente Marco Tarabugi nel finale della videoconferenza rispondendo alle domande di Guido Melley. Tanto lui, quanto gli altri commissari di centrodestra intervenuti e la stessa Sorrentino hanno infatti a più riprese ricordato gli incontri con la popolazione degli anni scorsi e, a grandi linee, le modifiche apportate al progetto.

“Il Puo in questione – ha esordito Sorrentino – ha origine da un protocollo d’intesa siglato nel maggio 2009 tra il ministero della Difesa, quello delle Finanze e dal Comune per l’acquisizione di un’area demaniale da trasformare nell’ambito del distretto della nautica. Così la precedente amministrazione ha ottenuto 60mila mq di terreno per 2 milioni di euro e con una delibera dell’ottobre 2013 è stata avviata la procedura per realizzare un’area da destinare al refit and repair degli yacht. In seguito è stato raggiunto un accordo con l’Autorità portuale per ricavare un porto a secco in un settore che si affaccia sulla darsena di Pagliari. All’interno del progetto – ha proseguito l’assessore – ci sono criticità di ordine ambientale e di stabilità statica dei fabbricati, che, a causa di anni e anni di abbandono, sono stati utilizzati come discarica abusiva. Per questo è prevista la costruzione di nuovi fabbricati”.
La titolare della delega all’Urbanistica ha sottolineato gli incontri con la popolazione di Pagliari, “durante i quali abbiamo condiviso il progetto e recepito le indicazioni”. “Nell’ottobre del 2017 – ha aggiunto – c’è stato un confronto al quale hanno preso parte i progettisti, i comitati e il presidente del consorzio che propone l’intervento e nel dicembre del 2018 è stato presentato il Puo che prevede la distribuzione delle aree nei sub distretti e il relativo aggiornamento del Puc. La Soprintendenza ha detto che i fabbricati non hanno motivo di interesse e l’indagine vegetazionale ha rilevato platani e tigli che saranno in parte salvaguardati, come richiesto dagli abitanti. Inoltre ci sarà una riduzione 2.800 metri quadri di nuove costruzioni”.
Elencati gli interventi previsti nei lotti (i capannoni, due cabine elettriche, due serbatoi antincendio, un ponte in cemento armato sul Pagliari, la nuova viabilità, il porto a secco e il parcheggio) Sorrentino ha concluso mettendo in luce che lo sviluppo economico dell’area dovrebbe portare a un incremento occupazionale pari a circa 80 assunzioni.

Immediate le critiche all’operato dell’amministrazione da parte di Massimo Caratozzolo, che sul progetto in questione aveva richiesto commissioni e approfondimenti a partire dallo scorso mese di febbraio. “Dopo cinque tentativi, l’ultimo dei quali il 19 ottobre scorso, oggi ne discutiamo solamente perché l’amministrazione viene a chiedere l’approvazione del Puo. Non viene minimamente considerato che i residenti hanno presentato una diffida, che non ha ottenuto alcuna risposta. Anche loro – ha dichiarato Caratozzolo – hanno chiesto più volte appuntamenti al sindaco e agli assessori. Questo modo non è democratico, anche se il progetto è stato leggermente rivisto e ridotto. I residenti non sono mai stati davvero ascoltati”.
Melley, dicendosi tendenzialmente favorevole all’intervento, ha rilevato una presentazione “fredda e burocratica” forse dovuta al fatto che “il progetto sia stato pensato da quelli prima” e poi ha posto una serie di domande su compensazioni, fideiussioni e diffida, concludendo con la richiesta di audizioni di comitati dei residenti, associazioni ambientaliste e soggetto attuatore.

Sorrentino, di fronte ai quesiti, ha proposto di rinviare le risposte a una seduta successiva, magari in forma scritta.
Caratozzolo ha ripreso la parola condannando le opere di urbanizzazione invasive e criticando nuovamente la mancata partecipazione: “Dal 2017 ad oggi è evidentemente cambiato qualcosa per gli abitanti, visto che hanno presentato una diffida”.
Mentre Melley accettava la proposta dell’assessore, Maria Grazia Frijia ha tentato di riportare le lancette indietro: “Se a qualche domanda l’assessore vuole rispondere io attendo, anche perché oggi ci siamo riuniti per licenziare la delibera”.
“Per quanto riguarda la partecipazione della cittadinanza – ha replicato Sorrentino aggiungendo anche delucidazioni di carattere tecnico – mi pare poco corretto dire che non è stata coinvolta. Ci sono stati sopralluoghi con Soprintendenza e cittadinanza per decidere quali piante conservare”.
Emanuele Corbani a tal proposito ha ricordato che “tra i cittadini e le decisioni ci sono organismi come i consiglieri, le commissioni e il consiglio comunale. Caratozzolo – ha spiegato – chiede un contatto diretto, faccia il suo ruolo di rappresentante dei cittadini”.
Umberto Costantini, Giacomo Peserico e Patrizia Saccone si sono pronunciati a favore del rinvio della commissione per un approfondimento, con domande puntuali e la chiara volontà di non trasformare la partecipazione in immobilismo.
Concetto raccolto al volo da Tarabugi che ha informato che al termine della successiva seduta e dei chiarimenti da parte dell’assessore si sarebbe andati al licenziamento della pratica. Una decisione che ha destato lo stupore di Melley, che ha invitato la maggioranza a ripensare la scelta, trovando però la porta chiusa. “Allora non facciamo più audizioni con nessuno…”, ha commentato caustico Caratozzolo, ma Sorretino ha risposto di voler evitare il caos derivanti da troppi interlocutori in videoconferenza. Pochi secondi dopo Tarabugi ha chiuso i lavori aggiornando la discussione alla prossima settimana e ponendo fine a un incontro che non mancherà di avere strascichi.

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