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Economia

Ecco la prima bobina di Asg per il nucleare pulito e sicuro

Questa mattina la cerimonia di conclusione del primo step della commessa da 156 milioni di euro alla presenza delle autorità e dei partner scientifici e industriali. Malacalza: "Potremmo cambiare il futuro dei figli dei nostri figli".

Foto di gruppo dei vertici di Asg Superconductors e dei partner nel progetto Iter

Sette anni dopo l’inizio del cammino, quando a Barcellona Davide Malacalza e i vertici di Asg Superconductors decisero di imbarcarsi in una delle imprese tecnologiche più affascinanti del mondo, nello stabilimento dell’area industriale spezzina è stato raggiunto l’importante obiettivo primario: la realizzazione della prima bobina toroidale superconduttiva. Misura 14 metri in altezza, 9 in larghezza e ha un peso di 110 tonnellate, pari a quello di un aereo di linea.
Pochi, all’inizio, credevano che le cose sarebbero andate così: come ha detto il sindaco della Spezia Massimo Federici nel corso della cerimonia di questa mattina nell’area ex San Giorgio, “si è trattato di una commessa che è stata anche una scommessa”. Tutto, dall’individuazione all’acquisizione degli spazi, sino all’operato delle maestranze, è andato talmente bene da lasciarsi alle spalle i partner giapponesi (e la loro proverbiale efficienza) del progetto Iter, la joint venture internazionale che porterà alla realizzazione del primo reattore a fusione del pianeta, un impianto sperimentale per produrre energia nucleare sicura e pulita che potrebbe cambiare per sempre il destino dell’umanità.
“Stiamo lavorando a qualcosa che, se saranno rispettate le previsioni degli scienziati, inciderà enormemente sulla vita dei figli dei nostri figli. E’ bello – rivela Malacalza – pensare di rappresentare l’Italia in questa avventura, siamo contenti di poter garantire al nostro Paese l’opportunità di essere tra gli attori di un settore che non solo potrà consentire di produrre energia pulita, ma anche trasformarsi in una occasione di sviluppo economico con la fornitura di materiali per altri Paesi”.

Al passaggio dell’elettricità a 68.000 ampere la bobina presentata oggi produrrà un campo magnetico un milione di volte più potente di quello terrestre in grado di contenere il plasma a temperature elevatissime (150 milioni di gradi °C) attraverso il quale sarà prodotta ulteriore energia.
Il magnete è il primo dei 18 destinati al progetto Iter, finalizzato a dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica dell’energia da fusione. Nove di queste bobine, più una di ricambio, saranno costruite alla Spezia, mentre le restanti che contribuiranno a costituire il cuore del reattore a fusione nucleare saranno prodotte in Giappone. Al momento, però, come dicevamo solo il primo magnete spezzino è pronto.

Alla presentazione del prestigioso risultato erano presenti questa mattina, oltre alle autorità cittadine e regionali, anche i rappresentanti di Fusion for Energy (F4E), organizzazione dell’Unione Europea incaricata di apportare il contributo dell’Europa a Iter, insieme a Enea, Iberdrola Ingegneria y Construccion, Elytt, Cnim, Simic e il consorzio Icas. I progressi legati alla tecnologia di costruzione dei magneti possono accrescere le competenze nella superconduttività, con positive ricadute sulla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore hi-tech come, ad esempio, nella creazione di nuove applicazioni per la risonanza magnetica.
“Grazie alla collaborazione con Iter e Cern – ha infatti spiegato Malacalza ai suoi interlocutori – possiamo affronare meglio le sfide di un mercato, quello dei superconduttori, che è estremamente instabile. Innovazione e investimenti sono per noi cardini forndamentali”.
“Oggi – ha proseguito a margine della cerimonia ripercorrendo l’assunzione di una trentina di ex dipendenti della San Giorgio – siamo molto soddisfatti, possiamo festeggiare questo successo grazie a persone e prodotti unici. La Spezia è prima al mondo, siamo in vantaggio di un gol rispetto ai partner giapponesi, ma la partita è ancora lunga, sarà conclusa solamente a metà del 2019”.
Sull’interesse possibile nei confronti di nuove aree, magari all’interno del perimetro oggi occupato dalla centrale Enel, il figlio di Vittorio Malacalza ha risposto: “Per ora il nostro obiettivo è gantire la continuità di questo stabilimento. Se in futuro ci saranno altre opportunità ci penseremo. Intanto proseguiamo con il lavoro per Iter (in totale 156 milioni) e la commessa per Gsi (altri 50 milioni) che procederà in contemporanea”.

Il sindaco Federici, nel suo intervento di fronte agli ospiti di Asg Superconductors, ha parlato di “orgoglio per la presenza di Asg in città, un segnale importante. Qui venivano costruite ottime lavatrici, realizzate da 900 persone. Oggi dobbiamo guardare a nuove frontiere. E esperienze come questa dimostrano che, come città e come Paese, possiamo diventare più grandi, come è stato in passato, non solo attraverso il turismo. C’è, e lo abbiamo dimostrato, la possibilità di fare una politica per l’industria. Nell’area Enel, 70 ettari a due passi da qui, non crediamo sia il caso di realizzare un parco acquatico, come dicono alcuni, ma un’altra fetta di industria innovativa. Intanto l’augurio è che Asg possa continuare a prosperare qui, in questo settore che farà la storia umana”.
Anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico Edoardo Rixi, intervenendo in inglese, si è comlimentato con la famiglia Malacalza “che ha deciso di investire nella nostra Regione con un impianto che è tra i più importanti al mondo”.

All’orgoglio di partecipare a un progetto sperimentale che potrebbe cambiare le sorti del mondo, abbiamo voluto affiancare l’opinione dell’ingegner Aldo Pizzuto, del dipartimento Fusione e Tecnologie per la sicurezza nucleare di Enea, chiedendogli quali siano le aspettative della comunità scientifica rispetto a Iter.
“Sarà importante che la tecnologia che verrà testata nei prossimi anni, sia anche economicamente sostenibile. Le risorse naturali e le possibilità tecnologiche ci sono, ma Iter dovrà guadagnare un fattore 10, cioè se immetteremo 50 megawatt dal reattore ne dovranno fuoriuscire 500. Questi sono i nostri obiettivi, scopriremo la risposta nel 2025”. Non resta che attendere.

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