- I portoni delle case di Sprugolandia, ma non solo in questa terra, una volta erano muniti di due grossi anelli di ferro battuto che servivano da campanelli. Chi voleva entrare, impugnando il grosso cerchio, batteva con forza sulla base che gli stava sotto perché chi era all’interno, avvisato della sua presenza, aprisse il pesante uscio.
Poi, molto tempo dopo ma anche non pochi anni fa, il sistema fu sostituito da un nuovo modo di chiedere l’ingresso: a lato del portone comparve una pulsantiera con i nomi degli inquilini. Da allora è sufficiente pigiare il nome della casa in cui si vuole andare, per sentire subito dopo o quasi, una voce che dall’interno chiede “chi è?” e più o meno in contemporanea un tic metallico avverte che l’accesso è possibile. Oggi poi telecamere incorporate fanno anche vedere chi chiede l’accesso.
Però, accanto alla pulsantiera, capita sempre più spesso di vedere un tastierino numerico su cui è sufficiente digitare una combinazione nota solo agl’interessati che funziona come chiave ed il portone si apre senza bisogno che si provveda dall’alto.
Il sistema è usato da chi destina l’appartamento di proprietà a casa vacanza, cosa che spiega il perché del proliferare di targhe che portano nomi spesso così strampalati da sembrare inverosimili. Però, informano che lì funziona un B&B, strana sigla anglofila per indicare un’abitazione in cui il turista, odierno viandante, usufruisce di letto, servizi, cucina ed eventuali altri optional previsti dal menu.
Il numero di targhe di questo genere qua a Sprugolandia è in continuo aumento sì che pare che con questa crescita veramente esponenziale, si avveri l’antico sogno, che mai si riuscì a portare a compimento, di coinvolgere alfine l’intera terra che madre Sprugola disseta, nel realizzare “l’industria del forestiero”, che era il nome con cui una volta si chiamava il turismo.
È la rivincita sul passato con cui i contemporanei vendicano l’ingiuria patita dai loro bis-trisnonni, o più banalmente sono i nuovi tempi che consigliano di adottare queste soluzioni in mancanza di altre possibilità produttive?
Non mi addentro nella questione limitandomi a far notare a quei pochissimi che ancora non se ne sono accorti che il paesaggio del nostro territorio è davvero cambiato: tanto per le tante targhe e tastierini che adornano i portoni, quanto per l’aspetto ormai assunto dagli esercizi pubblici che non ce n’è uno che non abbia al suo esterno un recinto chiuso e protetto detto dehors che ospita chi voglia mangiare come da tempo succede nei bistrot d’oltralpe: non inventiamo nulla, sotto il sole niuna novità.
BERT BAGARRE