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Luci della città

Un po’ di luce sull’Enel

di Giorgio Pagano

Veduta della centrale Enel da Pitelli (2017)

A che punto siamo sulla vicenda Enel? A un punto negativo, senza che sia reso chiaro ai cittadini quello che sta realmente accadendo. Proviamo, allora, a fare un po’ di luce.
Intanto è chiaro che l’Enel vuole costruire a Vallegrande una centrale a gas una volta dismessa la centrale a carbone. E che questa scelta è stata avallata dal precedente Governo e dalla Regione Liguria. E il Comune? Dopo aver concesso un primo assenso, ha fatto marcia indietro unendosi al fronte contrario.
A questo punto qual è il compito del Comune e della città tutta? E’ molto semplice: essere uniti e, uniti, chiedere al nuovo Governo di rivedere la sua posizione di consenso al progetto dell’Enel e soprattutto chiedere alla Regione di tener conto della richiesta unanime della città, negando al Governo l’intesa su questo progetto. La Regione è decisiva: perché è l’ente più vicino alla città ed è quindi il punto su cui far leva.
Su questa questione c’è stata e c’è una enorme presa in giro dei cittadini. Leggiamo quanto ha dichiarato anche recentemente l’assessore regionale Giampedrone:

“Decide il Governo, non possiamo prendere in giro i cittadini, chi lo fa è irresponsabile. Le politiche energetiche le fa il Governo”. (Il Secolo XIX, 19 agosto 2019).

Vediamo chi prende davvero in giro i cittadini. Rispondo con le parole della legge che disciplina le autorizzazioni sulle centrali, nonché con le parole della Corte Costituzionale che su quella legge ha emesso sentenza.

Legge 9 Aprile 2002, n°55, Art. 1, 1° e 2° comma. 
1° comma: “…la costruzione e l’esercizio degli impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW… sono… soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dal Ministro delle attività produttive…”.
2° comma: “L’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate, D’INTESA CON LA REGIONE INTERESSATA”.

Corte Costituzionale – Sentenza n°6-Anno 2004:
Sull’ “Intesa con la Regione interessata” nelle sue considerazioni in diritto la Corte Costituzionale così dice:
 “Appare evidente che quest’ultima va considerata come un’intesa “forte”, nel senso che IL SUO MANCATO RAGGIUNGIMENTO COSTITUISCE OSTACOLO INSUPERABILE ALLA CONCLUSIONE DEL PROCEDIMENTO -come, del resto, ha riconosciuto anche l’Avvocatura dello Stato- a causa del particolarissimo impatto che una struttura produttiva di questo tipo ha su tutta una serie di funzioni regionale relative al governo del territorio, alla tutela della salute, alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, al turismo, etc.”

E’ tutto chiarissimo: l’impossibilità di concludere il procedimento significa che il Ministro delle attività produttive non può per legge -nel caso di mancata intesa con la Regione- emanare l’autorizzazione finale.
Nel linguaggio della Repubblica tutto ciò non si chiama veto (anche se in buona sostanza lo è) bensì -usando le parole della Corte Costituzionale- “doverosa e leale collaborazione tra Stato e Regioni”.
Quindi non è vero che “le politiche energetiche le fa il Governo”: è vero invece che il Governo le fa in collaborazione con le Regioni. E’ la posizione che ho espresso insieme agli altri ex Sindaci (si veda “Gli ex Sindaci: la Regione tace. Non si perpetri errore anni ’50”, “Città della Spezia”, 21 giugno 2019)
Come ha raccontato “Città della Spezia”, questa consapevolezza sembrava essersi fatta strada in Comune. Durante l’audizione delle associazioni ambientaliste in due commissioni consiliari del Comune (16 luglio 2019) il consigliere di maggioranza Fabio Cenerini dichiarò:

“Avevamo lasciato una porta aperta al dialogo con Enel all’interno di un documento che conteneva molti altri punti, ma visti i modi prevaricatori dell’azienda e la forte riduzione dei livelli occupazionali abbiamo deciso di virare su un no più deciso. Visto che si è fatto più volte riferimento all’intesa della Regione propongo di fare un documento come commissioni per invitare la Regione a non dare l’intesa al ministero. Sarebbe un segnale importante”.

La posizione fu avallata dai consiglieri comunali di opposizione, e si decise di varare un documento del Consiglio Comunale per chiedere alla Regione di negare l’intesa al Governo. La domanda è: perché questo non è accaduto?
Leggo che si parla di tutt’altro. Il Sindaco sta dando rilievo alla ripresa di un’azione di pianificazione urbanistica dell’area Enel che vi escluda in futuro la permanenza di una centrale. Una proposta già fatta in passato anche dall’opposizione. Bene. Così come è bene che ci sia chi dica: lo si faccia assieme ad un rilancio delle indagini sull’incidenza dell’uso di combustibili fossili, carbone o metano, sulla salute dei cittadini. Sono tutte azioni positive, che ho chiesto anch’io più volte in questa rubrica (si veda l’ultimo articolo in materia, “Enel, se il Sindaco volesse”, 30 giugno 2019). Sono azioni che vanno fatte in ogni caso, che rafforzano la posizione del Comune in questa battaglia, ma non sono le azioni determinanti a favore del no alla nuova centrale. Per il semplice fatto che non è il Comune che decide. La legge sull’autorizzazione delle centrali elettriche prevede infatti che:

“Qualora le opere di cui al comma 1 (costruzione ed esercizio degli impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, NdR) comportino variazioni degli strumenti urbanistici il rilascio dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica”.

Se il Governo e la Regione continueranno a voler fare la nuova centrale, la loro decisione varierà ogni atto urbanistico che facesse il Comune. Questo atto va fatto, naturalmente, ma non basta. Bisogna chiedere alla Regione di non dare l’intesa. Se non lo si fa è o perché non lo si vuol fare, o perché la Regione ha detto al Comune che non si deve fare.
La Regione nel frattempo ha chiesto al Ministero dell’ambiente di sottoporre il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Ma intanto il Presidente Toti e i suoi assessori continuano a pronunciarsi a favore dell’impianto.
Insomma, non si sfugge all’impressione di una grande pantomima: che tutto sia cioè finalizzato a prendere tempo per superare la prossima scadenza elettorale regionale e imporre, dopo, la nuova centrale alla città. Intanto il Comune si sarà salvato l’anima con l’atto urbanistico…
Se l’impressione è sbagliata, c’è un solo modo per dimostrarlo: il Comune chieda alla Regione di negare l’intesa al Governo, la Regione neghi l’intesa.
Se non accadrà, le elezioni regionali del prossimo anno avranno un valore doppio: si deciderà il futuro della regione, ma anche, in particolare, il futuro di Spezia.

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