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Luci della città

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Nuovo Ospedale, molto meglio farlo tutto pubblico

di Giorgio Pagano

Varese Ligure, Chiesa di San Giovanni Battista, Madonna col bambino, scultura gotica inglese (2020)

Spero che sia i lettori sia il Presidente Toti -a cui vanno la mia solidarietà di fronte alle minacce ricevute ed il mio apprezzamento per le parole di affetto rivolte ai primi neonati liguri, di ogni colore, del 2021- mi scuseranno se anche la rubrica di oggi è dedicata al nuovo Ospedale.
Montesquieu scrisse che “La politica è una lima sorda”: a questa definizione, e alla tenacia che sottintende, mi sono sempre ispirato. La situazione sanitaria spezzina, e quella ospedaliera in particolare, è così grave che impone un’attenzione tenace, e più alta rispetto ad ogni altro problema.

IL RIEPILOGO DEI FATTI
Sintetizzo quanto accaduto nelle scorse settimane:
1)Il 14 dicembre 2020 il Presidente Toti ha presentato il progetto di nuovo Ospedale del Felettino. La struttura sarà realizzata dai privati, che avranno in cambio la gestione dei servizi non strettamente sanitari (mensa, lavanderia, climatizzazione e riscaldamento, manutenzione, parcheggi) per almeno trent’anni. L’ASL 5 corrisponderà ai costruttori-gestori due canoni annuali: uno legato all’edificazione dell’opera e uno connesso con i servizi non sanitari.
2) L’opera era finanziata, prima della risoluzione del contratto con l’impresa Pessina, da un contributo dello Stato di 143 milioni di euro circa: 120 risalenti al 2009, confermati dall’Accordo di Programma del 2013; 23 assegnati con l’Accordo di Programma del maggio 2017. La cifra totale occorrente era di 175 milioni: la parte rimanente derivava in gran parte dalla prevista alienazione del Sant’Andrea.
3) In sede di presentazione del progetto il Presidente Toti ha dichiarato: “anziché investire 175 milioni di edilizia in conto capitale, meglio usare quei soldi per altri interventi che abbiamo spalmato sulla regione”.
4) Nei due precedenti articoli ho posto una prima questione, sollevata anche da altre forze associative, sindacali e politiche: anziché spenderli altrove, investire i 143 milioni (175 non sono mai esistiti), meno i 15 già spesi, per costruire l’Ospedale con risorse pubbliche, richiedendo quelle mancanti -esclusa dalla Regione la vendita del Sant’Andrea- allo Stato, tramite un nuovo Accordo di Programma. O al limite, aggiungo oggi, accendendo un mutuo come Regione. E’ una proposta che non deriva da un pregiudizio aprioristico sul partenariato pubblico-privato: ma dalla preoccupazione dell’onerosità per l’ASL 5 del percorso ipotizzato dalla Regione. Se l’ASL 5 non potesse far fronte ai due canoni, sarebbe infatti inevitabile la strada della privatizzazione dei servizi sanitari.
5) Ho poi posto una seconda questione, legata alla precedente: siamo sicuri che i finanziamenti statali ci siano ancora? Lo Stato non li aveva forse dedicati a un progetto andato in gara, appaltato ed iniziato ma ora “morto e sepolto”? In una delibera della Giunta regionale del 24 febbraio 2020 si legge che in data 28 Gennaio 2020 l’Ufficio VII° – Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute rispose alla Regione Liguria, che aveva comunicato la risoluzione del contratto d’appalto, con una nota che affermava:
“Si rammenta che l’Art. 1, comma 310 della Legge 266/2005, come modificato dall’Art. 1, comma 436 della Legge 205/2017 dispone che l’Accordo di Programma si intende risolto, per la parte relativa agli interventi per i quali la domanda di ammissione al finanziamento risulti presentata, ma valutata non ammissibile al finanziamento entro trentasei mesi dalla sottoscrizione dell’Accordo medesimo, con la conseguente revoca dei corrispondenti impegni di spesa.”
La delibera regionale prosegue, immediatamente dopo, scrivendo:
“Precisato che la revoca del finanziamento non comporta per la Regione Liguria il definanziamento dell’importo statale di € 23.750.000, che potrà essere utilizzato attraverso la sottoscrizione di un nuovo Accordo di Programma per interventi strutturali in sanità programmati dalla Regione”.
Quindi già nel febbraio 2020 almeno i 23 milioni erano destinati ad interventi “spalmati” in Regione. Ma il relativo Accordo di Programma, in questi dieci mesi, è stato sottoscritto o no? E gli altri 105 milioni, residuati dai 120? Sembrerebbero revocati a norma di legge, anche se Toti, il 14 dicembre, ha affermato di voler “spalmare” pure quelli.
6) Domenica scorsa, giorno del mio secondo articolo, è apparsa su questo giornale una nota da parte della Regione, irrituale perché non firmata, che dichiara:
“Regione precisa che non esiste alcuna decurtazione o revoca di risorse da parte del Ministero: i 105 milioni di euro rimangono saldamente destinati al Nuovo Felettino e quindi a disposizione dell’opera, in quanto parte dell’Accordo di Programma del 2009. Queste risorse saranno utilizzate in conto capitale per la compartecipazione all’investimento. Non ci sarà alcuna sottrazione di risorse alla sanità spezzina e non ci sarà neppure alcun cambio di destinazione del loro utilizzo”.
Quindi Toti ha cambiato opinione, in virtù, probabilmente, delle critiche ricevute. Chissà, forse condivise da forze della sua maggioranza. L’Ospedale non sarà più realizzato interamente da risorse private, e i 175 milioni (che non esistono) non saranno “spalmati” nel resto della Regione.

FARE CHIAREZZA
Ora va fatto un chiarimento definitivo. Quanti soldi pubblici sono ancora disponibili per la realizzazione del nuovo Ospedale del Felettino? Da febbraio ad oggi sono stati siglati nuovi Accordi di Programma? Se sì, quali?
In ogni caso questi soldi non sarebbero sufficienti per l’opera. Perché la parte restante non viene chiesta allo Stato, anche tenendo conto dei nuovi finanziamenti europei? O, in alternativa, perché Regione Liguria non contrae un mutuo? Dobbiamo fare il possibile -e anche l’impossibile- perché l’ASL 5, già disastrata per carenza di strutture, personale e risorse, non sia strozzata dagli oneri di un progetto realizzato dal privato.
Non mi si risponda che non è possibile. La politica non è solo tenacia, è anche immaginazione. Non sbagliava troppo Max Weber (già allora, 1948) che, resosi conto che il “possibile” non si era mai raggiunto, si dichiarava propenso a capovolgere la definizione classica della politica: dall’arte del possibile all’arte dell’impossibile.

Post scriptum:
Le fotografie di oggi sono dedicate a due tesori di Varese Ligure, di cui ho scritto nell’articolo del “Diario dalle Terre Alte” “Arte e devozione nella terra di Varese” (16 agosto 2020): la Madonna col bambino, scultura gotica inglese nella Chiesa di San Giovanni Battista; e l’Oratorio dei Santi Antonio e Rocco, con lo stucco con lo stemma della Repubblica di Genova. I legami tra Genova e Spezia, come si vede, vengono da lontano. Anche per questo la Regione, nel campo della sanità, non dovrebbe più tradirci.