- In questi ultimi 13 anni è miseramente fallito per responsabilità istituzionale il rispetto delle normative e del Piano regolatore portuale che vincola l’aumento delle banchine portuali alla realizzazione preliminare dell’ambientalizzazione, ossia delle prescrizioni ambientali (terrestri-atmosferiche e marine)nonché della sostenibilità e convivenza porto-lavoro-città.
I manifesti dell’A.P. sullo sviluppo portuale mancano della realtà ambientale del Golfo dei Poeti e e della piccola rada dentro alla Diga foranea dove si cerca di illudere la città della possibilità di poter fare una grande porto che possa competere con altri porti italiani (Genova, Savona, Livorno ecc.) senza però tenere conto della diversità geografica e geologica che diversifica i porti l’uno dall’altro.
Torniamo a ripetere che nessuno di noi vuole la chiusura del porto ma pretendiamo il rispetto delle regole per la prevenzione e la salvaguardia della vita e della salute dei cittadini.
Sbaglia il cittadino che cade nella 'trappola occupazionale' perché la posta in gioco è il progetto di sviluppo-lavoro-ambiente la cui sostenibilità è la base di una società civile.
Il porto container è una cosa,la crocieristica un’altra ma in entrambe i casi si devono trovare soluzioni mirate senza farsi confondere dal meno peggio perché questo aprirebbe conseguenze dannose per i cittadini.
PER IL COORDINAMENTO DEI QUARTIERI DEL LEVANTE
RITA CASAGRANDE
PER LA V.A.S.-ONLUS
FRANCO ARBASETTI