- Ansia, paura, mancanza di respiro, assenza di voce, essere fuori posto,mani che non sanno dove stare , gambe che tremano, non sapere che fare, lacrime piccole e lente, dolore allo stomaco, voler essere altrove, non sapere cosa ti aspetta, non sapere cosa c'è lì dentro, non sapere come sarà, sapere solo che accadrà. Queste le sensazioni che ho provato entrando lì dentro.
Malinconia, dolcezza, nostalgia, gratitudine. Queste le sensazioni che ora provo pensando all'Hospice di Sarzana e a quei giorni.
L'Hospice di Sarzana è un posto orrendo ma meraviglioso. Meno male che c'è. Lì mio padre ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita. Con chi lo amava vicino, e lo teneva per mano, 24 ore su 24, perché lì si può : una stanza singola, un divano letto, un frigo, una poltrona, la tv, un bagno. Assistito da un personale umano prima di tutto , ma anche professionale, attento, sensibile,discreto, pronto.E' all'ultimo piano del San Bartolomeo, ma non è un ospedale, né una clinica; lì non ti allungano la vita né te la accorciano. È un posto di dolore, un posto dove vai a morire, quando i medici ti dicono che non c'è più nulla da fare e che manca poco. Perché è cosi, che spesso accade. Non c'è più nulla da fare, se non cercare di non sentire il dolore, quello fisico e non solo.
E in Hospice è questo che fanno. Alleviano il dolore, al paziente e a chi gli è vicino. E ti accompagnano in questo tragitto doloroso e durissimo,inevitabile.Ti accompagnano alla morte. E morire senza soffrire, ora so che non è poco.
Le stanze hanno il nome di un fiore, ed il malato non è lasciato solo, mai. È seguito ed accudito, in modo amorevole, è un essere umano e non un numero. Un grazie di cuore a tutto il personale, dai medici agli infermieri, alle oss, ai volontari de La Libellula. Un grazie per tutte le amorevoli cure che sono state prestate non solo a mio padre ma anche a noi che abbiamo vissuto lì e lo abbiamo accompagnato. Un grazie da parte di tutti noi e di mio padre Alessandro Scanzaroli, stanza tulipano.
Biancamaria