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"bilancio provvisorio"

Servizi cimiteriali, la commissione chiede le carte a Macroservice

Azienda audita oggi pomeriggio. L'assessore Ivani: "Ci sarebbero 400mila euro di differenza sul costo del personale". La replica: "Non siete un tribunale, nostra offerta riconosciuta come congrua da magistrati e Comune".

Cimitero dei Boschetti

La III Commissione consiliare chiede precise carte alla Macroservice, l’azienda che ha l’appalto dei servizi cimiteriali, con venti lavoratori. “Chiedo formalmente il bilancio ufficiale del 2019, il provvisorio 2020 e se possibile il Cud di tutti i lavoratori, con i dati sensibili oscurati. Farò inoltrare una mail dalla segreteria con queste richieste, sperando vengano evase”: così il presidente Fabio Cenerini (Forza Italia) chiudendo la seduta, che ha audito, per la società, il dottor Detroia. La vicenda, anche di recente transitata in commissione, vede “la Uil che dice che le cose vanno bene, mentre Cgil e Cisl parlano di grossi problemi. Posizioni opposte. Vogliamo quindi fare un approfondimento”, ha detto Cenerini aprendo l’incontro. “Da Macroservice – ha aggiunto – è arrivata una relazione in cui si dice che quanto sostengono Cgil e Cisl è relativo a un’altra azienda che ha partecipato alla gara, perdendo: penso che i sindacalisti siano persone preparate, mi sembra una forzatura attribuire loro uno sbaglio così macroscopico”. E ha chiarito gli obbiettivi dell’organo da lui presieduto: “Non siamo un tribunale. Siamo interessati alla situazione dei lavoratori, a vedere come vengono utilizzati i soldi dei cittadini e a capire com’è il servizio che viene fornito”. Prima di passar palla ai vari commissari, è stata data parola all’azienda. Primo punto toccato dal dottor Detroia, le relazioni sindacali: “Gli eventuali problemi andrebbero affrontati prima tra azienda, sindacati e lavoratori e poi se le cose non vanno allora ci si può rivolgere agli organi politici e amministrativi. Questo sarebbe l’atteggiamento corretto. E sono rimasto stupito quando il tema è stato portato a livello di consiglio comunale e media, visto che all’azienda non era arrivata alcuna contestazione. L’ultima riunione con i sindacati, tutti e tre, con i quali abbiamo sempre avuto rapporti di dialogo e trovato punti di incontro, c’è stata a gennaio, convocata dall’azienda”. E ancora: “Oggi abbiamo dipendenti che pendono dalle labbra dei sindacalisti. Una condizione assurda per la quale se a un lavoratore viene detto di fare un servizio lui prima sente il sindacalista per capire se svolgerlo o no”. Per il dirigente alcuni sindacati non si sono prestati a un “confronto costruttivo” e hanno dato vita a una “spettacolarizzazione”.

Altro punto, la qualità del servizio: “Penso non si possa recriminare nulla e credo il Comune possa essere soddisfatto. Anche l’assessore Ivani, in un recente sopralluogo, penso abbia riscontrato un servizio adeguato ed efficiente, che è sottoposto mensilmente alla validazione del direttore dei cimiteri e al controllo degli uffici comunali”. Quindi la vicenda della Banca ore: “E’ stata demonizzata quando invece ha consentito di tenere fede alla clausola sociale. È uno strumento che consente di avere più elasticità, ad esempio sopperendo ad assenze dell’ultimo momento o facendo fronte a richieste urgenti del committente. La Banca inoltre consente, a chi supera le 31 ore, di avere le ore in più retribuite con maggiorazione del 25 per cento. L’accusa di averla usata come strumento di discriminazione sindacale, cioè solo a favore dei lavoratori di una certa sigla? Abbiamo inviato alla Commissione una tabella in cui i lavoratori Cisl risultano i massimi beneficiari, seguiti da Uil e Cgil, che ha solo un lavoratore iscritto”. Altro tasto, l’eccessivo rigore di alcuni provvedimenti disciplinari: “Non è vero, le contestazioni sono arrivate per fatti meritevoli di essere contestati e puniti e ne abbiamo sempre discusso con i sindacati, che hanno accettato quanto comminato”. Infine la convinzione di aver “operato correttamente a livello di aspetti economici e rispetto degli accordi sindacali. Per ogni problema, se si vuole, si può trovare soluzione. Invece se si vuole altro, allora è un discorso diverso”.

È poi intervenuto il menzionato assessore Ivani. Premesso che “il servizio è ottimo” e, in risposta alle ultime parole di Detroia, che “l’interesse dei sindacati è rivolto ai dipendenti, non credo ci siano altri interessi”, l’esponente di giunta ha parlato dell’incontro avuto a gennaio con 11 dipendenti Macroservice che lamentavano disagi, “come il poco tempo a disposizione per pulire i cimiteri. Parliamo di problemi rappresentati da undici lavoratori, oltre la metà del totale. Normale che di fronte a una situazione del genere ci sia la preoccupazione di amministrazione e commissari”. Quindi l’assessore ha premuto un pulsante rivelatosi nodale: “Alcune sigle sindacali, oscurando i dati sensibili, mi hanno consegnato il Cud 2020 di una serie di dipendenti. Facendo determinati calcoli, è stato possibile stimare 450mila euro annui come costo del personale, ma nell’appalto si parla di 850mila. 400mila euro di differenza non sono bruscoletti. A me ora principalmente interessano due cose: che i dipendenti siano soddisfatti e non ci siano problemi di trattamento del personale, e che non ci sia uno spreco di denaro pubblico. Non siamo qua a giudicare o accusare, ma è di interesse fare un chiarimento”. L’assessore Ivani ha inoltre concordato sul fatto che “se il dipendente ha un problema, prima va dall’azienda. Ma i sindacati e i dipendenti hanno riportato che Macroservice ha rifiutato gli incontri, cosa che hanno confermato anche nella precedente seduta della commissione”. Il consigliere Guido Melley (LeAli) ha concordato sulla necessità di “fare chiarezza sull’eventuale uso improprio di denaro pubblico”, invitando tuttavia “assessore e uffici a fare un confronto preliminare con l’azienda, senza lanciare in commissione messaggi che rischiano di essere dirompenti. E che l’azienda convochi quanto prima i sindacati. Noi seguiremo il percorso in parallelo”.

Il passaggio di Ivani sui 400mila euro di differenza hanno innescato l’idea, menzionata in apertura, di chiedere all’azienda qualche carta contabile, soluzione suggerita dal presidente Cenerini e che ha incontrato generale favore tra i commissari. Ma anche la replica di Detroia. “Non so quale calcolo vi abbia consentito di determinare 450mila euro di costi. Ad ogni modo i costi del personale non lo fanno solo le retribuzioni, ci sono ulteriori spese, a cui si aggiungono quelle legate al Covid-19. Nel costo del lavoro ad esempio rientrano tutte le assenze dovute a ferie, festività, permessi retribuiti, assenze per malattia o infortunio. E noi, fornendo un servizio tutti i giorni dell’anno, quando abbiamo un dipendente in ferie, in permesso o malato, dobbiamo pagare, oltre a questo dipendente, anche quello che lo sostituisce, perché il servizio devo fornirlo. Questo comporta una lievitazione dei costi”. Spiegazioni che non hanno convinto del tutto il consigliere Pd Marco Raffaelli (“trovo singolare che il gap si colmi così. Solo dal bilancio potremo capire”), il quale ha aggiunto perplesso: “Davvero i sindacati non sono mai venuti a dirvi niente? Solo a noi e ai giornali? Non credo si siano ridotti a questo”. A tener banco, evocato da Melley, anche il tema del numero preciso dei lavoratori. Ebbene, l’appalto parlava di 22, ora, ha affermato Detroia, sono 20, in virtù di un pensionamento e di una dimissione; in più, due persone sono state licenziate ma poi riassunte: “Non c’è obbligo di assunzione quando dei dipendenti escono”, ha precisato il dirigente. “Ma se un appalto è dimensionato per 22 lavoratori e ora ce ne sono meno, è evidente il sovraccarico di lavoro”, ha affermato il consigliere Massimo Baldino (Misto).

“Come chiedete a noi la documentazione per dimostrare i costi, perché non vi fate mandare la richieste di convocazione formulate dai sindacati all’azienda, visto che si fanno per iscritto?”, ha detto ancora il dottor Detroia, andando in tal modo a ritoccare il tema della responsabilità del mancato confronto tra Macroservice e sigle, e dando chiaramente a intendere che siano state queste a non cercare interlocuzione alcuna. “Dite che non siete un organo inquirente – ha aggiunto -, ma poi chiedete documenti contabili, siete diventati una società di revisione. Il tribunale amministrativo ha riconosciuto congrua la nostra offerta, come anche l’amministrazione comunale”. “Non siamo una commissione di indagine, ma rappresentiamo i cittadini e abbiamo una funzione di controllo. Questo è un appalto pubblico, è nostra chiara competenza vedere dove vanno a finire i soldi dei cittadini”, ha concluso il presidente della commissione.

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