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‘Mali accompagnati’, piccolo libro con molti punti di vista

di Diego Bruschi

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Tratti d’ironia sferzante, immagini nette, dettagli. Intensamente ironico, caustico, una buona capacità di rendere atmosfere. Questa è la scrittura di Roberto Pelosi (più conosciuto come musicista di pregio). Il piccolo libro (piccolo ma non povero di scoperte anche inaspettate) uscito per le edizioni Ibiskos Ulivieri ha per titolo «Mali accompagnati» e il sottotitolo fra parentesi è «Quindici racconti e una fine». 
Mi è piaciuta, fra le varie particolarità di questo libro, la varietà di punti di vista, il gusto di raccontare senza scivolare nell’autobiografismo frequente in chi scrive racconti. A Spezia si trova presso il «Contrappunto» ma non solo.

Uno dei racconti.
Troppo grande

Troppo grande.
Papà dice che ormai è tutto troppo grande.
L’ha già detto molte volte stamattina.
Io penso a un pesce che è talmente grande che anche il mare sembra uno stagno.
O una zucca così grande che il contadino invece che sollevarla abbassa il mondo.
Strani i grandi.
A volte li osservo dalle fessure fra una tavola e l’altra della mia casa sull’albero.
Hanno strane teste visti dall’alto.
Non vorrei mai scendere, “Ho mele a volontà!” dico.
Come ogni lunedì mi porta a scuola.
Mi riporta dalla mamma.
Sono seduto dietro, nel seggiolone, anche se ho passato l’età da un pezzo.
Mi ha legato strettissimo.
Tiene il piede calcato sull’acceleratore ma sembra più calmo del solito.
Ce l’ha con un giudice.
Dice che gli alimenti l’hanno rovinato.
Penso a uno che ha mangiato talmente tanto che la pelle gli cambia colore e poi gli cade.
Accelera.
Dice che il mutuo è un furto organizzato.
E io penso a una rapina dove un muto spiega a gesti tutto quello che devono fare i suoi complici.
Chissà se son tutti muti.
Non suona il clacson all’impazzata come le altre mattine.
Accelera e basta.
Dice che la colpa e dell’uomo nuovo.
E io penso a una concessionaria dove al posto delle macchine vendono uomini.
Di tutti i colori.
Esistono gli uomini usati?
Tutte le mattine c’è il sole.
Tutte le mattine compriamo la focaccia.
Questa mattina no.
C’è buio.
Forse il fornaio è rimasto a dormire.
Mi lamento.
Ho caldo.
Ho sete.
Dice che fra poco sarà tutto finito.
E io penso a un film ci sono milioni di parole che scorrono per mezz’ora.
Accelera sempre più.
Dice che le cose più belle sono quelle che ti fanno soffrire più di tutte.
Penso a una saponetta che ti ci puoi lavare le mani e diventano pulitissime ma che quando è bagnata la scagli contro un quadro e lo rovini.
Non dice più niente.
Accelera ma non dice più niente.
Dorme.
Penso che questa macchina sia troppo grande per questo garage.