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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Spezzinismo, un neologismo coniato nel 1893

di Alberto Scaramuccia

Il busto dedicato a Ubaldo Mazzini

Per indicare il sentimento che ci lega al nostro Paese ed anche la mentalità che contraddistingue gli abitanti dello Stivale, usiamo il termine “italianità”. Per analogia, noi diciamo “spezzinità” per indicare le caratteristiche tipiche e precipue del nostro modo di vivere e di pensare.
Ebbene, da oggi possiamo ricorrere ad un altro vocabolo: “spezzinismo”, parola che, esistesse, potrebbe solo indicare una derivazione in altro dialetto dallo spezzino come anglicismo è termine derivato dall’inglese.
Lo leggiamo (credo compaia in quella sola occasione) nel settimanale “La Spezia” che in data 18 febbraio 1893 parla dei festeggiamenti del Carnevale.
Come si arriva a questo vero e proprio neologismo?
L’anonimo redattore, parlando delle cansonete berciate a Carnevale, le boccia quasi tutte giudicandole essere “in preteso spezzino, veri mostri di metri, di lingua”. Ciò ci dice a quarant’anni dalla venuta dell’Arsenale quanto il dialetto si stava imbarbarendo facendo inorridire i puristi. Ma, per quanto c’interessa, il cronista mostra grande disappunto perché il tutto succede per “la festa di Batiston, colui che rappresenta la quintessenza dello spezzinismo!”.
Una volta appurata la genesi del nuovo termine, conviene chiederci chi ne sia l’autore. Intanto, è opportuno ricordare che nella redazione de il “La Spezia” c’è Ubaldo Mazzini: la sua presenza garantisce che la testata è come l’Accademia della Crusca per la purezza della parlata sulle due sponde del Golfo.
Io, tuttavia, sono convinto che l’autore dell’articolo sia proprio Gamin perché il finale rientra assolutamente nelle sue corde. Infatti, chi scrive si rivolge a Batiston chiamandolo “anima grande e sdegnosa”. È caratteristico dell’Ubaldo trattare un argomento di fatto di ben relativa importanza, con un tono aulico che si confà a temi di ben diversa natura.
In letteratura noi troviamo quell’espressione nel canto VIII dell’Inferno dove al verso 44 Virgilio chiama Dante “alma sdegnosa”, clausola ripresa come “anima grande e sdegnosa” da Giuseppe Parini nell’ode “La caduta”. Simile espressione è usata anche da due esponenti della Scapigliatura, Salvatore Farina e Iginio Ugo Tarchetti.
È, quindi, una formula di origine nobile, figlia di lombi antichi, che l’autore dell’articolo inserisce in un contesto che fa riferimento a una maschera di Carnevale della povera Spezia. Il paragone pare eccessivo ma così scriveva Gamin: basta leggerlo per saperlo.
Per questo di “spezzinismo” gli attribuisco la paternità sapendo che mai potrà esserci prova certa. Però, da oggi userò spezzinismo correntemente e senza virgolette.

ALBERTO SCARAMUCCIA