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Una storia spezzina

Una storia spezzina

La protesta operaia del 1920

di Alberto Scaramuccia

Classe operaia del 1920

Ho già detto che il 1920 fu un anno travagliato in cui l’insoddisfazione dei lavoratori portò i contadini ad occupare i campi e gli operai le fabbriche.
Alla Spezia successe il 1° settembre: per l’abbondanza degli argomenti non ne ho detto prima; rimedio ora.
Il primo stabilimento ad essere occupato fu al Muggiano l’Ansaldo dei fratelli Perrone; via via poi seguirono le altre fabbriche, Miglietta e Vickers-Terni (l’odierna Oto) in testa. Su tutti venne issata la bandiera rossa dei “Soviety”, così scrive la cronaca, ma non mancarono quelle nere degli anarchici. Le fabbriche sono in mano agli operai; la dirigenza e gli ingegneri vengono gentilmente ma con fermezza allontanati. Restano (ma non tutti) i capioperai e gli impiegati. Gli assenti vengono suppliti nel lavoro da membri della Commissione Interna che per l’occasione è, se necessario, incrementata nel numero.
Dopo due settimane di lotta a un giornalista del locale “Il Tirreno” (è il quotidiano dell’Ansaldo) è consentito di visitare la Terni occupata.
Il cronista è accolto all’entrata e accompagnato nella visita da tre membri della Commissione Interna. La prima cosa che salta agli occhi è il numero degli operai che è diminuito di circa il 78%: 1100 lavoratori contro i 5000 del periodo bellico. Al di là di ogni valutazione sul fenomeno, resta il fatto inequivocabile che la conversione alla produzione di pace era oltremodo difficile e costava sacrifici non da poco. Non si lavorano più cannoni, bensì macchine e motori, ma il problema è che il mercato non tira più come in tempo di guerra.
Come che fosse, si continua a produrre anche se non al ritmo precedente. Gli operai lavorano in gruppi di 500 a turni di 24 ore
Inoltre, è impellente il problema dei salari che è difficile pagare: la quindicina arriva in ritardo e è difficile andare avanti anche perché non si vogliono forzare le casseforti: gli operai “sono risoluti a far trionfare la veduta della classe proletaria” ma non vogliono passare per ladri.
Per questo il Colonnello Domenico Giachino, già Sindaco della Spezia e attualmente Commissario prefettizio agli approvvigionamenti, sta elaborando un progetto per rilasciare agli operai dei buoni con cui con cui ritirare presso negozi convenzionati i generi alimentari di prima necessità con l’impegno di saldare i debiti non appena si concluda la vertenza.
Erano, insomma, giorni complicati e duri, ma, come sottolineava bene Spriano in un famoso saggio di mezzo secolo fa, tutto rimaneva dentro la fabbrica. La rappresentazione del periodo dell’occupazione come velleità rivoluzionaria, forse non corrispondeva al vero.

ALBERTO SCARAMUCCIA