LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

La Spezia portuale che dimentica Suez

di Alberto Scaramuccia

Canale di Suez

Il Regno di Sardegna aveva una marina ben attrezzata per contrastare la pirateria che flagellava le coste mediterranee, ma era una flotta destinata a spostamenti limitati, quasi di piccolo cabotaggio. Poi, quando verso il 1830 il pericolo scompare, a Torino non si pensa più alle navi.
L’interesse per il mare ricompare una ventina di anni dopo quando al Ministero di Industria ed Agricoltura viene accorpato la Marina ed alla testa di questo dicastero così congegnato, fu designato Cavour.

Quale è il motivo del rinnovato interesse del Governo sabaudo per il mare?
Soprattutto, non sono il solo a pensarlo, c’è la riscoperta della “vocazione mediterranea” della Penisola. Lo Stivale non era ancora unificato, ma chi si adoperava per cogliere quell’obiettivo, aveva ben chiaro tanto le modalità indispensabili per portare a compimento il progetto, quanto il contesto internazionale in cui si sarebbe collocato. Per questo, non bastava essere dotati di fanteria, cavalli e cannoni: per come si erano messe le cose, era indispensabile disporre anche di una Marina che fosse all’altezza del piano ambizioso che si stava allestendo.

Alla base di consapevolezza c’è il progetto francese di tagliare la penisola ad ovest del Sinài per mettere in comunicazione Mediterraneo, Mar Rosso e Oceano Indiano: l’opera, appariva chiaro a tutti, avrebbe modificato, una volta compiuta, l’assetto delle relazioni internazionali.
Il canale di Suez, i cui lavori hanno inizio alla metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, viene inaugurato mercoledì 17 novembre del 1869, poco più di 148 anni fa. L’Arsenale era stato aperto poco prima, ma possiamo ben dire che fra le cause che fecero arrivare lo stabilimento militare sulle rive del Golfo, ci fu anche il canale che aprendo una nuova via di comunicazione, dava una diversa dimensione alla Penisola. Per di più proprio Suez, qualche anno più tardi, è il motore primario che spinge gli Spezzini a pensare al porto e poi, pur con qualche fatica, a portarlo a compimento.

Per questo non credo di esagerare se affermo che il progetto di Ferdinando de Lesseps apparentemente così estraneo ai fatti della nostra città, fu in realtà un elemento scatenante di tutto quell’ambaradan che si verificò da ‘ste parti dopo l’Unità: arsenale, porto, fondazione di una diversa Spezia e calata di quella massa di barbari che venne a lavorare nel grande cantiere che fu per anni la Spezia nella seconda metà dell’Ottocento e dopo.
Però, la città non s’è ricordata di Suez, dimenticando anche che spesso la macrostoria s’intreccia con gli interessi locali che condiziona ed indirizza.