LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

Una storia spezzina

I trecentocinquanta piccioni della “Colombaia Militare della Spezia”

di Alberto Scaramuccia

Casina rossa al Parco del Colombaio

In un famoso film Totò raccoglie attorno a sé una massa di colombi per poi calare sulla ressa un mattone. Almeno un volatile cade a terra e Totò tornava a casa soddisfatto: anche quel giorno s’è procurato la cena. Con piccioni e colombi anche a Sprugolandia si mangiava, ma, in tempi che non conoscevano la Rete, i secondi servirono anche a altro. Con la venuta dell’Arsenale ci si dotò di una ben provvista colombaia: una casetta a due piani costruita sulla collinetta a sinistra della linea ferrata dell’Arsenale. Il piano terra era l’alloggio di un Furiere Maggiore dei Bersaglieri che addestrava gli abitanti del piano superiore che vivevano in capaci gabbie. Piccioni della specialità viaggiatori, divisi in quattro reparti ognuno dei quali aveva il suo colore dipinto sulla facciata della casa in strisce verticali: celeste, gialle, bianco e rosso ed ogni colore aveva una destinazione: Piacenza, la flotta, il reparto rifornimento e i tuttofare che andavano in ogni direzione.

Animali della particolare razza belga, costavano tanto ma percorrevano fino a 90 km. l’ora. Da maggio a ottobre ogni tre o quattro giorni venivano trasportati per terra o per mare a distanze varianti da 10 a 200 chilometri dalla Spezia e quindi, ogni 15 minuti, erano lanciati in cielo in gruppi fino a 10 volatili. L’ora della partenza era scrupolosamente annotata per verificare il tempo impiegato per tornare, ma erano, assicura la cronaca, tutti abbastanza puntuali, eccezion fatta per i malaugurati caduti vittima di qualche corvo predone. Ma non trascurerei qualche doppietta desiderosa di procurarsi carne fresca. I piccioni spezzini erano matricolati con numero progressivo da 1 a 350, cifra stampata con un timbro sulle ali mentre sulla casa era stampigliata la scritta “Colombaia Militare della Spezia”. Oltre alla velocità, avevano anche una certa forza dato che potevano sostenere senza fatica un peso di 3 grammi: un tubetto di penna d’oca che conteneva il dispaccio e che era assicurato con filo resistente alle timoniere, le penne della coda.

I piccioni che lanciati s’innalzano fino a 1000 metri, mangiavano due volte al giorno e per due volte godevano della libera uscita giornaliera: all’ora stabilita il furiere li manda via agitando delle lunghe canne che hanno in fondo delle bandierine rosse. Per farli tornare basta soffiare in un apposito fischietto che loro intendono e subito rientrano. Sono ubbidientissimi, garantiscono gli addetti, né si sono mai registrati casi di diserzione. Quante volte alla colombaia ha abbaiato Rocky che ora corre su campi celesti: certo sentiva l’odore degli antichi abitanti.