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Sprugoleria

Sprugoleria

Voglia di svago, voglia di silhouette

di Bert Bagarre

Donne negli anni Trenta

Per una femmina cui madre natura abbia regalato un’altezza che la slancia pari a fiore sullo stelo, oggi disponiamo di più definizioni che la fascia protetta sconsiglia di citare. Gli antenati se la cavavano dicendo che la ragazza era dotata di silhouette, parola la cui origine quasi esotica aggiungeva fascino.
Gli antenati (parlo di quando mamma-papà erano bimbi, più o meno un secolo fa) avevano scoperto un’altra versione della bellezza muliebre che non basava più l’attrattiva su forme generose ma privilegiava le curve: una vera e propria rivoluzione.
Lo ignoravano ma si apriva la strada verso le signorine grandi firme. Noi fanti del boom economico (un’altra era, un altro mondo) quella rivista non la leggemmo mai, ma ne esprimevamo il concetto tratteggiando i disiati tornanti con i pollici impegnati a disegnare nell’aria linee sinuose che si aprivano e si chiudevano in angoli impossibili.
Da fanti a lo ciamavimo vitino da vespa ma prima si era ricorso a quella parola d’Oltralpe che i giornali della landa della Sprugola si affrettano a spiegare ai lettori dicendo che era il nome di un ministro delle Finanze francese che aveva suggerito a Luigi XV, suo sovrano, la spending review per evitare che si avverasse il diluvio profetizzato da Madame de Pompadour.
Silhouette diventa sinonimo di sforbiciate, dovunque: dalle spese statali ai piaceri della tavola che pregiudicano la possibilità di una linea flessuosa.
Che vuol dire che il quotidiano sprugolotto dedichi un’abbondante colonna alla silhouette? Esprime la voglia dello svago, del cambiamento dopo periodi drammatici, desiderio che corre per tutto il mondo diffondendosi ovunque.
È un messaggio universale che non solo cambia la maniera di pensare ma la ribalta addirittura. I valori di prima non corrispondono più a quelli di ora, è una rivoluzione del pensiero che si manifesta in ogni campo, anche in quelli che sembravano essere intangibili per la consolidata vetustà.
Cambia tutto e cambia anche la mentalità degli sprugolotti.
Per questo suscita non poco scalpore la notizia che a fine marzo il corso principale è stato invaso da macchine e carri che strombazzavano a più non posso per attirare l’attenzione del popolo della Sprugola.
È un evento: si fa la “reclame americana”, dice la stampa. Dall’alto di un carro “un cafro autentico”, cioè un uomo di colore, getta scatole di lucido da scarpe sulla folla che si affretta a raccoglierle: più che accoglienza, dice il giornale, è “raccoglienza”.
Oggi noi che ai cafri siamo avvezzi, sorridiamo a leggere queste righe, ma che voglia di andare dietro a quelle parole!

BERT BAGARRE