Sarzana - Val di Magra - In questi giorni tanti sarzanesi stanno notando con curiosità e interesse un set cinematografico allestito in città, pullulante di giovani ed entusiasmo e naturalmente rispettoso delle norme anti contagio. Sarzana ha infatti ospitato le riprese de La ragazza in riva al mare, cortometraggio di Sebastian Petri, sarzanese classe 1996, laureando alla Naba – Nuova Accademia di Belle Arti, a Milano. Le riprese sarzanesi termineranno oggi e in primavera il film sarà presentato nell'ambito della sessione di laurea. CdS ha incontrato il giovane regista per sapere qualcosa in più su di lui e su quel che sta girando.
Sebastian, cosa ci puoi dire de La ragazza in riva al mare? Cosa racconta? Chi troveremo nel cast, e quali location vedremo?
“Questo cortometraggio è il mio primo lavoro 'serio'. Racconta la storia di Marina, una ragazza di quindici anni convinta che la vita cominci il giorno in cui si fa l’amore. Il cast vede protagonisti due giovani attori emergenti, entrambi originari della Spezia: Laura Martinelli e Rocco Baldassini. Il corto è girato tra Tellaro, Lerici e Sarzana. I Comuni coinvolti hanno patrocinato il progetto e ci hanno mostrato un incredibile supporto. Il progetto deve la sua realizzazione alla fiducia dimostrata da Silvano Andreini e dall’Associazione Film Club Pietro Germi, che l’hanno presentato a Fondazione Carispezia nell’ambito del bando 'Cultura in Movimento', volto a promuovere iniziative nell'ambito delle arti visive e/o performative finalizzate alla riscoperta di luoghi significativi per la storia e l’identità culturale locale”.
Chi sono i tuoi autori, cinematografici e non, di riferimento?
“Le mie influenze spaziano dal cinema alla letteratura. Dal punto di vista cinematografico i miei autori di riferimento principali sono Michael Haneke e Krzysztof Kieslowski. Sono inoltre fortemente influenzato dai fumetti di Inio Asano”.
Se avessi a disposizione risorse e spazi di manovra infiniti, cosa gireresti?
“Girerei un riadattamento di Dune, dalla serie di romanzi di fantascienza scritti da Frank Herbert, o adatterei uno dei racconti di Lovercraft”.
Qualche altro progetto in cantiere o nel cassetto?
“Quello che mi interessa maggiormente adesso è che il cortometraggio sia visto e segua il suo percorso. Questo vorrebbe dire la riapertura dei cinema, dei teatri e dei luoghi di cultura, oltre che un importante riconoscimento al nostro lavoro”.
Pensi che Sarzana sia un buon set?
“Sarzana è il luogo dove sono cresciuto e dove ho sempre trovato persone disponibili ad appoggiare i miei progetti. È una realtà poco conosciuta a livello cinematografico, ma ricca di risorse. Le persone del posto si sono mostrate entusiaste di poter partecipare al progetto dando un aiuto fondamentale: solo per citarne alcuni, il negozio d’abbigliamento Galax, lo studio bibliografico di Alessandro Bernardini, il ristorante dei Fondachi e il proprietario dell’ex Studio di Paolo Gironda”.
Come mai la scelta di fare questo film, di raccontare questa storia
“Io e la mia editor Francesca Livi volevamo provare a raccontare il sentimento di una generazione che si trasforma e si (de)forma. Più che un corto è un piccolo film realizzato da ventenni, che porta in sé le pulsioni irrisolte e le richieste d’affetto di una nuova generazione”.
E con il Covid-19 come vi siete organizzati?
“Stiamo svolgendo il nostro lavoro in piena sicurezza: troupe e attori si sono sottoposti al tampone e abbiamo creato una 'bolla' di lavoro. Questo è il motivo per cui in molte foto dal set non portiamo la mascherina”.
Grazie al regista Sebastian Petri e all'aiuto regista Fabiana Lavezzi.