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La Madonna di Loreto di Luni. Storia di una maestà desaparecida

di Piero Donati

La scheda della Madonna di Loreto di Luni

Massimo Osanna, archeologo molto caro al ministro Franceschini, ha visitato il sito di Luni in occasione della presentazione di una pubblicazione relativa alle indagini sul teatro della città antica. Questa presentazione si è svolta all’interno del cosiddetto “casale Benettini”, che prende il nome dal canonico sarzanese Giovanni Battista Benettini il quale, all’inizio del secolo XVIII, promosse la messa a coltura della zona circostante l’antica cattedrale.
All’esterno di questo “casale” era collocata l’unica maestà attestata nel sito, una Madonna di Loreto accompagnata dal materno invito, rivolto a viandanti e pellegrini, a sostare per riposarsi: Sub umbra mea requiescite, una frase latina che, a mia conoscenza, non ricorre in altre maestà. Rimossa in occasione dei lavori susseguenti all’acquisizione dell’immobile da parte dello Stato, la lastra venne trasportata presso i magazzini della Soprintendenza Archeologica, all’interno del Palazzo Reale di Genova, dove ebbi modo di constatarne la presenza ed il buono stato di conservazione. Fin da allora venne formalmente sottolineata l’opportunità di concordare le modalità del rientro e della ricollocazione di questa maestà, dato che non si trattava di un manufatto di natura archeologica ma di un oggetto d’interesse storico-artistico, testimonianza preziosa di una fase storica del sito che dall’inizio del secolo XVIII arriva fino al secondo dopoguerra.
La creazione, al piano terra del “casale”, di una sala conferenze (la stessa che ha ospitato la presentazione del libro sul teatro) avrebbe potuto essere l’occasione per programmare il rientro della maestà nel sito d’origine ma questa strada non è stata ancora intrapresa. Perché? Perché nel frattempo la lastra – spessa diversi centimetri, non certo un coccetto – non si trova più, smarrita nei meandri di Palazzo Reale. E’ comprensibile l’imbarazzo delle funzionarie responsabili, imbarazzo che spiega – ma non giustifica – il mancato riscontro alla precisa e dettagliata richiesta di informazioni avanzata dal Club Alpino Italiano di Sarzana, il quale da oltre un anno sta conducendo una sistematica campagna di schedatura delle maestà presenti in una vasta area che si estende su tre regioni (Liguria, Toscana, Emilia-Romagna), campagna che ha già prodotto, consultabili gratuitamente online, più di 2600 schede; anche il territorio comunale di Luni (già Ortonovo) è stato ovviamente oggetto di indagini e quindi l’interesse del Cai nei confronti della maestà irreperibile è più che legittimo.
Per fortuna, l’associazione Nicola Nostra aveva provveduto, parecchi anni fa, a fotografare la lastra ed a compilare la scheda che qui si riproduce e quindi le ricerche dell’illustre desaparecida dovrebbero essere coronate da successo: è ciò che ogni persona di buon senso auspica. Ovviamente né il Cai né il sottoscritto si aspettano lettere di ringraziamento per la collaborazione offerta: è noto che questo esula dai compiti d’ufficio…