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Immagini devozionali

A caccia di maestà, quasi 600 quelle censite nello Spezzino

Prosegue il progetto avviato dal Cai sarzanese. Si cercano collaboratori per completare l'indagine, a cavallo tra tre regioni e quattro province.

Alcune maestà del territorio spezzino

Prosegue il progetto del Cai dedicato alle maestà, immagini devozionali di bianco marmo apuano – soprattutto a rilievo, ma non solo – che costellano l’areale tra Liguria, Emilia e Toscana. Promosso dai soci del Club alpino sarzanese Luciano Callegari, Luciana Corsi e Nello Lombardi, e animato da decine di collaboratori, il progetto ha fin qui consentito di raccogliere numerosi dati e informazioni. Prima di tutto il numero complessivo delle maestà rinvenute nei tanti territori esplorati: 2.845, oltre metà delle quali in provincia di Massa Carrara (1.648), seguita da quella della Spezia (595) e di Lucca (398). L’indagine segnala altresì quali sono quei comuni in cui sono state trovate almeno cinquanta manufatti; tra questi Fivizzano (419), Fosdinovo e Pontremoli (146), Sarzana (79), Aulla (67), Luni (66), Lerici (61). Schiacciante, come accennato, la tipologia del rilievo: l’88 per cento delle quasi 3mila maestà censite risponde a questa fattura. Più rare le statuette (143), appena 6 i dipinti murali. Dal punto di vista iconografico, dominano la Madonna col Bambino e Sant’Antonio da Padova, che assieme costituiscono quasi un terzo del totale dei soggetti.

“Le maestà – spiegano dal Cai – venivano commissionate o acquistate come atto privato, attestante la particolare devozione della famiglia o della persona che ne aveva disposto la collocazione – assieme alla sua dichiarata e riconoscibile disponibilità economica. Le maestà recano frequentemente il nome dell’acquirente: lo si ritrova infatti inciso alla base della maestà o in una lapide sottostante assieme alla dedica alla santa immagine rappresentata e spesso anche alla data. La stessa scelta dell’immagine sacra da proporre al culto risponde spesso a criteri di opportunità e di riconoscimento: il committente sceglie frequentemente per sé o per la sua famiglia un Santo eponimo – cioè con il suo stesso nome – o almeno evocante nella tipologia iconografica caratteristiche proprie del cognome o del mestiere di appartenenza. La diffusione delle maestà ha inizio nella seconda metà del XVI secolo: nello spirito di forte irrigidimento dottrinale seguito al Concilio di Trento (1545/1563) la Chiesa intendeva sostenere la ortodossia cattolica a seguito dello scisma luterano e favoriva quindi la collocazione di segni che affermassero la devozione della popolazione”.

Ovviamente benvenuta la partecipazione di tutti gli interessati. “Il territorio da censire è molto vasto: comprende circa 70 comuni, ripartiti in quattro province Massa-Carrara, Lucca, La Spezia e Parma) e tre regioni (Toscana, Liguria ed Emilia). Si estende dall’alta Val Parma a territori prossimi a Lucca. Non riusciremo mai, da soli, a censire tutte le maestà esistenti. Inoltre la nostra azione prende in considerazione, per lo più, i borghi: peraltro molte maestà sono disseminate lungo strade, sentieri, mulattiere: sono quindi per noi difficili da individuare e raggiungere. Chi conosce i propri territori può farlo con molta maggiore efficacia. Ne consegue che se riusciremo ad aumentare il numero di rilevatori potremo accrescere il numero di maestà censite, velocizzare il censimento, mappare con maggiore efficacia i territori”, spiegano i promotori. Sul sito www.lemaesta.it tutte le dritte per diventare ‘cacciatori’ di maestà.

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