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Lettere a cds

"Al Sant’Andrea gli angeli che hanno salvato me e i miei due gemelli"

Neonato

“Ciao, siamo Myriam Francesca e Gabriele, due gemellini nati il 29 novembre al’ospedale Sant’ Andrea della Spezia. Ora vi chiederete: mica siamo i primi? Certo che no, ma la nostra mamma ne ha passate davvero un bel po’ prima di avere la gioia di stringerci a sé. E se ha avuto la fortuna di poterlo fare è solo grazie alla bravura dei medici e delle ostetriche che lavorano nel reparto di ostetricia e ginecologia di quest’ospedale.
Come? Ebbene, dovete sapere che siamo stati già un po’ troppo vivaci dalle prime settimane di vita. Infatti a sette settimane, una mattina di maggio, mamma ebbe una forte emorragia. Ovviamente papà l’accompagnò subito al pronto soccorso, dove per la prima volta si sono sentiti i nostri battiti. Ma i medici non diedero false speranze, perché il rischio che ci potessimo staccare dall’utero era alto. Così noi e mamma siamo stati ricoverati in osservazione.
Fu così che conoscemmo la dottoressa che poi diventerà il nostro porto sicuro: Francesca Accorsi. Mamma era molto giù per la situazione, ma ricordiamo ancora come cambiò il suo umore quando durante il turno di notte le ostetriche Irene e Teresa entrarono più volte in camera per incoraggiarla e sostenerla. Il giorno dopo tornammo a casa con la raccomandazione di assoluto riposo, quindi niente mare, niente passeggiate e niente divertimenti d’inizio estate. Fortunatamente col passare delle settimane il distacco di placenta non era più un problema e la mamma ebbe il permesso per fare qualche passeggiata fino a che un giorno di fine settembre, ad un normale controllo ginecologico, la dottoressa riscontrò accorciamento del collo dell’utero all’80%… il rischio di parto pretermine era molto alto e nascere a 26 settimane essendo di circa 800gr non era il massimo!
Così fummo condotti all’ospedale Gaslini di Genova, dove mamma è stata ferma a letto per due mesi tra lo stupore dei medici che per le condizioni poco favorevoli aspettavano la nostra nascita imminente. Ma così non fu, e appena compiute 34 settimane, ritornammo su nostra richiesta al Sant’Andrea dove fummo accolte come quando un familiare torna a casa dopo tempo che mancava. Ricordiamo ancora come l’ostetrica Michela addirittura abbracciò la mamma come fosse stata una figlia che torna a casa! Durante la degenza il dottor Bernardini si occupò della salute della mamma insieme a tutta l’equipe scrupolosamente; tra tracciati, prelievi e riposo a letto i giorni passarono ma arrivati a 36 settimane si rischiò una gestosi e mamma fu indotta al parto.
Ebbene sì siamo nati con parto spontaneo! La dottoressa Accorsi, che la mamma volle fortemente presente in sala parto, insieme al nostro angelo, l’ostetrica Martina, e la collega Anna, ci condussero in una di quelle sale dove solo a vederle ti viene a male. Ma grazie alla loro professionalità, competenza e devozione per il lavoro, tra una contrazione e l’altra, ci fu anche il tempo e la voglia di scherzare e sorridere. Tutto filò liscio e con 7 minuti di differenza l’una dall’altro siamo venuti alla luce in un clima festoso che duro’ purtroppo fino a che mamma cominciò a perdere molto sangue.
La dottoressa con le ostetriche e gli anestesisti la condussero di corsa in sala operatoria per non farla morire. E mentre noi venimmo accolti nel nido lei fu prima operata e poi portata nel reparto di rianimazione dove trasfuse cinque sacche di sangue e stette tutta la notte in osservazione. Passato il pericolo, siamo rimasti un altro po’ in ospedale… lei per riprendersi dal parto e noi perché ancora piccoli per tornare a casa. In quei giorni siamo stati trattati benissimo; sia mamma in reparto che noi al nido, con le tate che ci davano da mangiare e coccolavano se mamma non era in grado di venire al nido. Ancora oggi, nonostante qualche spavento preso e molte lacrime versate, abbiamo un bellissimo ricordo di tutti li e siamo felici di averlo raccontato.
Auguri di un buon 2020 e che il nuovo anno anno sia per tutti pieno d’amore, fortuna e prosperità ricordando che alcuni dicono che la felicità bisogna cercarla lontano; altri dicono che dimora vicino, nella casa. Ma la felicità perfetta è nella culla di un bimbo”.

Papà Vincenzo e mamma Cinzia

(foto di repertorio)