La Spezia - Nel giorno tradizionalmente legato al ricordo di Lucio Dalla e, da tre anni, alla tragedia di Davide Astori, da queste parti il 4 marzo è anche la data dell'ultima volta con il Picco a porte aperte, l'ultima partita del calcio italiano con il pubblico sugli spalti, prima che la pandemia stravolgesse le vite di ciascuno di noi, anche al di fuori del perimetro dell'amore per le maglie bianche.
Per questo a un anno esatto da quella vittoria per 2-0 sul Pescara (QUI) produce una strana sensazione ripensare al senso di incertezza di quelle ore – nelle quali si iniziava a parlare di smart working e sanificazioni - a una partita rimasta fuori per poco dalle restrizioni imposte dall'allora premier Conte e divenuta a suo modo storica, visto che il calcio in Italia ha ripreso il suo corso ma senza pubblico. E lo ha fatto con esiti imprevedibili e del tutto inattesi proprio da queste parti, con la prima storica promozione in Serie A, un cambio di proprietà altrettanto importate dopo dodici anni e con le incredibili gioie vissute davanti alla tv negli ultimi tempi, con le vittorie al Maradona e all'Olimpico oppure nella notte del Picco contro il Milan.
“L'ultimo abbraccio prima dell'isolamento” titolava CdS dodici mesi fa dopo il fischio finale proprio mentre i tifosi comunque numerosi, incuriositi dalle prime mascherine in circolazione e timidamente preoccupati per quanto stava accadendo in Italia e nel mondo, lasciavano lo stadio con l'auspicio di ritrovarsi un mesetto dopo per il derby con il Pisa e la speranza che tutto si sarebbe risolto nel giro di qualche settimana. Fiduciosi che passate le prime difficoltà si sarebbero ritrovati sugli spalti per continuare ad inseguire la promozione tifando, soffrendo ed esultando con gli amici di sempre.
Quello che è accaduto dal giorno successivo in poi è ormai cosa acquisita e le rinunce alle quali tutti siamo stati sottoposti sono andate ben al di là di una passione per quanto profonda ma pur sempre sportiva. Così come è precipitata nella paura e nello sconforto la percezione di una pandemia che ha riscritto, in peggio, vita e abitudini di ciascuno di noi. Eppure la ripresa del calcio due mesi e mezzo dopo, a giugno, ha restituito un diversivo, un'occasione per dimenticare per novanta minuti il fastidio di estenuanti settimane distopiche e tornare a sorridere ed emozionarsi. Una passione spenta forzatamente e riaccesa a suon di vittorie fino alla travolgente cavalcata play-off e all'incosciente ma inevitabile abbraccio della città alla squadra trascinata fisicamente fino alla festa del venti agosto che ha spalancato le porte a questi mesi nella massima serie. Tutto in un anno con gli spalti del Picco desolatamente vuoti.
Una ricorrenza che cade oggi mentre Italiano e i suoi ragazzi stanno preparando una partita fondamentale, forse la più importante di questa stagione, che potrebbe garantire ai tifosi dello Spezia di vivere finalmente il calcio dei grandi dal vivo la prossima stagione, in un'atmosfera auspicabilmente normale e più serena per tutti.