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Lo spezia sale a 34 punti

SAPONARA, CHE ‘FICO’! ARRIVA DALLA PANCHINA IL LAMPO CHE TIENE IN VITA

Soffertissimo pari al Bentegodi contro un Hellas che nel primo tempo si ferma sul palo e al Var per poi andare sopra al ritorno in campo. Lo Spezia sente il peso del momento e quando tutto sembra perso Agudelo serve a Richi la palla della speranza.

Il gol di Saponara

HELLAS VERONA-SPEZIA 1-1
Marcatore: 1’st Salcedo, 41’st Saponara

HELLAS VERONA (3-4-2-1)
Silvestri; Dawidowicz, Magnani (31’st Günter), Dimarco; Faraoni, Sturaro (1’st Tamèze), Baràk, Lazovic; Salcedo (18’st Ilic), Zaccagni (14’st Bessa); Lasagna (14’st Kalinic). A disposizione: Berardi, Pandur, Lovato, Favilli, Çetin, Rüegg, Colley. All.: Ivan Juric

SPEZIA (4-3-3)
Provedel; Vignali, Ismajli, Chabot, Marchizza; Estevez, Ricci (37’st Acampora), Maggiore (20’st Leo Sena); Verde (20’st Agudelo), Nzola, Gyasi (37’st Saponara). A disposizione: Zoet, Acampora, Galabinov, Terzi, Bastoni, Ferrer, Saponara, Pobega, Erlic, Agudelo, Sena, Piccoli. All.: Vincenzo Italiano

Arbitro: Manuel Volpi di Arezzo
Assistenti: Valerio Colarossi di Roma e Gamal Mokhtar di Lecco
Quarto ufficiale: Orsato di Schio.
Var: Doveri di Roma, Avar Preti di Mantova
Ammoniti: Nzola, Zaccagni, Dawidowicz, Sturaro, Ilic, Tamèze, Faraoni
Recpero: 1′(pt), 3′(st)

PRE-PARTITA
14.26 – Fondamentale ma non decisiva, importantissima ma non determinante. Chissà se durante la settimana Vincenzo Italiano ha preferito più impegnare le energie di squadra sul comportamento da tenere in campo rispetto alla famosa questione psicologica che nel rush finale di un campionato, si fa sentire, specialmente se ti chiami Spezia e sei l’ultima ruota del carro della serie A. Una neopromossa che ha ricevuto tante pacche sulla schiena ma che oggi, anzi da oggi, vuole incassare quei punti necessari a rimanere fuori dalla zona dove ci si brucia. Serve un’inversione di tendenza lontano dal “Picco” (sei sconfitte nelle ultime sei) per continuare a scrivere la storia più bella di tutta quanta la stagione.

14.49 – Al centro dell’attacco c’è Mbala Nzola che, dopo aver tagliato tutte le treccine, cerca un gol da tanto tempo: manca addirittura da gennaio la soddisfazione personale per il franco-angolano. Anche Gyasi non segna da tempo, mentre Verde è colui che ha fatto meglio: tre gol nelle ultime sette partite. Italiano opota per una linea difensiva di “lungagnonui”: un pacchetto arretrato adatto alle palle alte e un centrocampo di corridori: gli insegnamenti della partita d’andata suggeriscono a mister Italiano un undici atletico e di gran corsa. Dopo tanto tempo torna dal principio “Jeff” Chabot. Juric offre un Verona offensivo e sceglie Lasagna e non Kalinic per il centro dell’attacco: il Verona è già salvo e troppo lontano dall’Europa per poterci provare ma vuole spezzare la sua lunga serie negativa di risultati.

PRIMO TEMPO
Nemmeno il tempo di sistemarsi che lo Spezia viene colpito al petto dopo che Provedel aveva già dovuto distendersi per parare a terra una conclusion dal limite a incrociare di Lasagna. L’episodio cade al 3′ dopo che l’Hellas aveva gestito tutti i possessi dal fischio d’inizio di Volpi: calcio d’angolo battuto nel mezzo, la palla viene respinta ma rimane fra i piedi del Verona con Magnani che la rimette nel mezzo e Lasagna di testa anticipa Ismajli bucando Provedel. Gol a freddo, difesa immobile e Ismajli che perde la marcatura troppo facilmente ma dopo una manciata di secondi il Var ferma tutto, anche quello che obiettivamente nessuno aveva visto a velocità normale: l’attaccante del Verona nel momento in cui Faraoni gli offre l’assist-sponda è al di là di tutti i giocatori in maglia bianca ma il segnale non può essere ignorato. Gol annullato a parte, il Verona è padrone del campo e lo Spezia sembra non esserci proprio: più o meno come fu a Marassi, la squadra sembra condizionata in entrambe le fasi e il palleggio è totalmente di proprietà dell’Hellas. Nzola segna con il braccio prendendosi un giallo che non ha basi motivazionali accettabili (salterà il Napoli) se non la poca serenità che vive tutta la squadra.

Contratti ed approssimativi come a Marassi, l’istinto di Provedel salva su Salcedo.
Si sbagliano semplici stop, c’è poco gioco senza palla e anche il pressing sui portatori del Verona è altalenante. Quando Maggiore riesce a sgraffignarne una è il 17′ e lo Spezia si fa improvvisamente pericolosissimo con un tiro a girare di Verde che non scende abbastanza per accomodarsi sotto il sette. E’ un break vitale per gli ospiti che escono dalla morsa scaligera dopo un primo quarto d’ora letteralmente da incubo: la sensazione è che ai centimetri d’altezza degli interpreti sia necessario associare una “garra” completamente diversa. Quella che ti fa vincere i contrasti, quella che obbligherebbe Faraoni e Lazovic ad una fase difensiva più bassa e quindi maggiormente attaccabile: il Verona, capace di grande densità che irretisce con estrema efficacia il gioco dal basso, sembra essersi calmato nella manovra d’attacco ma dopo qualche minuto di tregua, torna a far girare bene la sfera, con una splendida combinazione sulla solita fascia sinistra che porta al cross Zaccagni per il colpo di testa in tuffo di Salcedo: torsione perfetta nel cuore dell’area spezzina ma la direzione è centralissima e Provedel rimane in piedi, bravo e fortunato a respingere di istinto. Ma che paura.

Giropalla lento e prevedibile, il Verona rifiata ma nel recupero Salcedo coglie un palo clamoroso.
Qualità di possesso differenti, si vede lontano un miglio: quello dello Spezia è un giropalla lento, prevedibile e troppo lontano dalla trequarti di casa, quello dell’Hellas sa essere svelto ed efficace, soprattutto quando Salcedo e Zaccagni riescono a dialogare con le corsie. Scontro durissimo a centrocampo fra Dawidowicz e Marchizza: cartellino giallo per il polacco mentre il difensore aquilotto rimane a lungo a terra e sembra destinato al cambio ma alla fine stringe i denti e rimane sul terreno di gioco. Serve coraggio contro un Verona sempre ben disposto e pronto a dare battaglia su ogni pallone ma va detto che a partire dalla mezz’ora piano piano lo Spezia ha perso un po’ di ruggine: al 42′ la botta da quaranta metri di Estevez vola alta sopra la traversa ma è una giocata che dà speranza mentre non servirà l’occhio tecnologico per certificare l’offside di Lasagna, comunque abile a superare Provedel con un elegante scavetto. Un minuto di recupero, lo Spezia non gestisce il possesso come dovrebbe fare una squadra che si gioca tanto di questo campionato e sull’ultima punizione prima dell’intervallo il Verona costruisce l’episodio più clamoroso del primo tempo: Provedel sbaglia completamente l’uscita e la palla attraversa tutta l’area, finendo a Salcedo che colpisce da posizione defilata: la sfera schizza sul palo e Verde allontana.

SECONDO TEMPO
La condizione psicologica traballante la vedi subito. Al Verona bastano i primi 30” della ripresa per trovare una prateria sulla sinistra che porta Zaccagni a servire il velocissimo Lazovic che corre in simultanea e spunta alle sue spalle. Il servizio al centro è un comodo cross su cui piomba il giovanissimo Salcedo che si sbrana Marchizza e buca Provedel: questa volta non c’è Var che tenga e l’1-0 si materializza inevitabilmente. Rischia il cartellino rosso Chabot quando allunga la gamba per fermare Lasagna pronto a volare verso la porta dopo un errore di valutazione mentre Provedel sfiora coi polpastrelli la parabola arcuata di Di Marco sulla punizione seguente: quanto basta perché la sfera scheggi la parte alta della trasversale. Le condizioni tangibili sono pessime, il rischio del raddoppio è palpabile ogni volta che gli uomini di Juric prendono velocità sugli esterni ma all’8′ il Verona è piazzato malamente e su un’azione insistita dei bianchi, finalmente saliti con più giocatori, Verde ha la palla del pari ma calcia con il corpo all’indetro, alzando incredibilmente la mira. Juric a questo punto toglie Lasagna e Zaccagni per Kalinic e Bessa, poi toccherà all’infortunato Salcedo con Ilic.

I cambi danno un po’ di linfa, l’Hellas usa anche i cartellini per bloccare ogni (rara) idea.
Uno spunto di Gyasi, il primo della sua anonima partita, regalerebbe a Nzola la palla del pari ma il tiro di prima intenzione del franco-angolano trova il corpo di un difensore di casa: la conclusione comunque sarebbe terminata ampiamente sul fondo. Agudelo per Verde, Leo Sena per Maggiore i primi cambi di Italiano al 20′: ultima fase della partita con il doppio playmaker nel tentativo di alzare la qualità del palleggio. Il Verona gioca con grande tranquillita, magari si carica di cartellini (buon per il Toro, visto che un paio saranno fuori) ma in alcuni casi sono fallo tattici, spesi con intelligenza come quando Tamèze cintura Agudelo, bravo ad attaccare lo spazio con convinzione: sarebbe stata una potenziale grande occasione se avesse potuto alzare la testa qualche metro più avanti ma è evidente che il piccolo attaccante sudamericano sia entrato con il piglio giusto per poter dire qualcosa in un contesto tanto complicato. Magnani, che uscirà all’ora di gioco stremato, non ha comunque concesso praticamente nulla a Nzola ma più in generale gli attaccanti dello Spezia nella prima ora di gioco mai hanno vinto i loro rispettivi duelli personali. Il Verona da un pezzo ha smesso di giocare come sa ma non è questo il punto. Il punto è che quando vengono a mancare entusiasmo e corsa senza palla una squadra come quella aquilotta rischia di sparire letteralmente dai radar.

L’Hellas molla la presa, lo Spezia trova il pari con un gran gol di Saponara. E’ un punto che tiene in vita.
Ma nel finale c’è un giocatore in maglia bianca che sale in cattedra come se non sentisse la stanchezza di 75′ difficilissimi: è l’argentino Nahuel Estevez, l’uomo delle due fasi, il giocatore che più di tutti ha combattutto contro il robustissimo centrocampo di casa. Sull’ennesimo recupero di palla è lui che guida la ripartenza con la quale Agudelo può giocare fronte alla porta: stavolta l’ex genoano non si incarta nel solito dribbling a testa bassa ma serve una palla sontuosa che Saponara fa scorrere per poi calciare in scivolata: la frustata a pelo d’erba s’insacca dopo essere passato sotto le gambe di Silvestri e le espressioni dei visi cambiano completamente. Tutti a festeggiare l’ex viola che dopo il pallonetto dell’Olimpico in Coppa Italia, segna il suo primo gol in campionato con la maglia bianca: una rete che devia lo Spezia verso il prugatorio dopo un lungo pomeriggio all’inferno. Tre minuti di recupero, Italiano vorrebbe che i suoi continuassero ad attaccare ma si vede che le squadre sono sulle gambe e la cronaca non a caso si annulla: è un punto sudato dopo una brutta partita da parte delle aquile, timorose e contratte come a Genova. Ma, a questo punto, è un pareggio d’oro nell’economia di un torneo dove lo Spezia vuole, anzi deve, rimanere anche per la prossima stagione.

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