La Spezia - "Non è un’infrazione se il pallone tocca le mani / braccia del calciatore [...] quando un calciatore cade a terra e mani / braccia sono tra corpo e terreno per sostenere il corpo, ma non estese lateralmente o verticalmente lontane dal corpo". E' questo il passaggio del Regolamento del calcio sulla base del quale giudicare il tocco in mano in area di Acerbi. Episodio chiave di Lazio-Spezia, decisa da un rigore per un fallo di mano a favore dei padroni di casa nel finale.
Ma anche gli ospiti hanno chiesto un penalty pochi minuti prima e sempre per un tocco con l'arto superiore. Il gesto avviene in scivolata, con il difensore con la maglia numero 33 che devia un passaggio rasoterra di Gyasi che stava raggiungendo il centro dell'area dove c'era Nzola appostato. Il braccio è, evidentemente, esteso a sorreggere il corpo. In quel caso l'arbitro Giua non ha ritenuto di dover intervenire ed evidentemente il Var non lo ha richiamato. Pochi minuti dopo, un tocco di braccio altrettanto involontario (Marchizza è girato e viene anche strattonato poco prima) deciderà il match.