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Analisi 2020

Corridoi logistici con le imprese del Nord est: porto spezzino in calo

Lo studio annuale di Contship mette in evidenza la crescita dei collegamenti delle aziende di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna con i porti di Genova e Venezia.

Import 2021

Nel corso del 2020 i corridoi logistici che partono dal porto spezzino e raggiungono le imprese di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono diventati più angusti. Ma questa volta il Covid-19 non c’entra. Sì, perché al contempo si sono allargati quelli che portano agli scali di Genova e Venezia, tra gli altri. La conferma delle difficoltà che sta patendo il comparto portuale spezzino negli ultimi tempi arrivano dal report annuale di Contship “Corridoi ed efficienza logistica dei territori”, uno studio che analizza il comportamento di ben 400 imprese manifatturiere che esportano/importano via mare tramite container. Si tratta di aziende che per il 55 per cento hanno un fatturato superiore ai 3 milioni di euro e che insistono su un territorio, quello che unisce le tre regioni, capace di produrre valore per 730 miliardi di euro, pari a oltre il 40 per cento del Pil italiano. L’export di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna rappresenta il 53,2 per cento di quello nazionale e una quota di mercato di 478 miliardi di euro annui. In tutto questo il commercio marittimo rappresenta il 27,5 per cento del totale per la Lombardia, il 30,7 per il Veneto e il 37,2 per l’Emilia-Romagna.
Dunque si parla di un pezzo decisamente importante dell’economia italiana, non propriamente bruscolini.

La dinamica degli ultimi anni messa in evidenza da Contiship nel suo studio prende in considerazione la percentuale delle 400 imprese che dichiarano di utilizzare i differenti porti italiani per le esportazioni. In questo specifico campo il porto di Genova è passato dal 72 per cento del 2018, all’80 per cento del 2019, per concludere con un ulteriore aumento nel 2020, quando è stato raggiunto l’85 per cento. Una crescita che ha riguardato anche Venezia, seppure con cifre ben diverse: il 20 per cento nel 2018, il 19 nel 2019 e un balzo al 33 nel 2020. Percorso contrario a quello del porto spezzino che ha visto scendere la quota del 25 per cento degli anni 2018 e 2019 al 17 per cento dell’anno scorso.

La leadership del porto genovese viene confermata dal dato della percentuale di imprese che hanno indicato lo scalo della Lanterna tra i primi due più utilizzati: per quanto riguarda l’export le imprese lombarde l’hanno indicato al 98 per cento, che diventa 100 per cento nell’import, mentre per quelle venete si scende rispettivamente al 69 e al 79 per cento e per quelle emiliane al 93 e ancora al 79 per cento.
Venezia è stata segnalata tra i primi due porti nell’1 per cento delle imprese lombarde dedite all’esportazione e da nessuna di quelle attive nell’import. I numeri crescono sensibilmente quando si prendono in considerazione le imprese collocate in Veneto (54 per cento dell’export e 46 per cento dell’import) e in Emilia-Romagna (46 per cento per l’export e 45 per l’import).
Il porto spezzino, che è pur sempre sul terzo gradino del podio, è stato indicato per le esportazioni dal 17 per cento delle aziende lombarde, dal 16 per cento di quelle venete e dal 18 per cento di quelle emiliane. In fatto di importazioni i valori sono più vari: 4 per cento per le aziende della Lombardia, 15 per cento per quelle del Veneto e 21 per cento per quelle dell’Emilia-Romagna.
Seguono Trieste e Ravenna, che si dividono una media dell’8 e del 6 per cento nell’export, e del 5 e 7 per cento nell’import. Napoli, infine, è indicata come porto di esportazione dal 5 per cento delle imprese venete.

Prendendo in considerazione le modalità di trasporto e concentrando lo sguardo sul porto spezzino risulta che il 100 per cento delle imprese emiliane che usano corridoi logistici verso il Golfo dei poeti utilizzano il trasporto su gomma, così come il 96 per cento di quelle venete (il 4 per cento sceglie la combinazione tir – treno). Il trasporto bimodale su ferro e gomma è invece la modalità predominante nei collegamenti con le aziende della Lombardia (nel 53 per cento dei casi) a discapito di quello effettuato esclusivamente su strada.

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