La Spezia - Uno strappo che sarà difficile da ricucire, una ferita che non smette di sanguinare. Si sentono così i titolari di bar e ristoranti che questo pomeriggio, sotto una pioggia insistente e al freddo, si sono riuniti in una manifestazione spontanea poi culminata in un corteo, non previsto, che si è spinto quasi alle porte del Comune della Spezia dopo aver transitato per via Fratelli Rosselli, Via Persio e Viale Italia.
L'appello è partito dalla titolare del Bar Tripoli, all'angolo tra Via Prione e Via Fratelli Rosselli, Paola Melis che ormai stremata dalla situazione ha chiamato a raccolta numerosi colleghi. Almeno un centinaio hanno rispoosto. A vegliare sulla situazione, le forze dell'ordine che hanno anche scortato il serpentone quando ha cominciato a muoversi.
A fare da sfondo a una manifestazione, che potrebbe proseguire in direzione Genova lunedì prossimo, una città quasi spettrale segnata da decine di bar con le saracinesche abbassate nonostante fossero le 17.
"In molti - spiega una manifestante - non aprono nemmeno per l'asporto. Qualcuno oggi lo ha fatto anche per partecipare alla manifestazione, ma altri non aprono nemmeno più con la zona arancione perché non riescono a sostenere tutte le spese".
Gli sguardi dei manifestanti, con i volti coperti dalle mascherine, sono cupi e tristi.
"La misura è colma - racconta Paola Melis del Bar Tripoli -. La manifestazione di oggi nasce in autonomia dal superamento del limite di sopportazione legato alle limitazioni che ci sono state imposte dal governo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiusura di San Valentino annunciata il 12 febbraio: ha messo tutti in ginocchio perché i locali si sono sempre adeguati alle esigenze sanitarie. Non siamo negazionisti Covid. A queste condizioni non si può lavorare".
"Con la decisione della chiusura annunciata venerdì abbiamo perso l'ultima goccia di dignità - racconta Barbara Gianfranchi di Bahama in Via Sapri - che avevamo conservato e per il quale abbiamo lottato fino ad ora. Siamo persone oneste, non untori e ci teniamo ad evitare assembramenti, contagi. Via Sapri è una via molto stretta e ha richiamato su di noi l'attenzione. Abbiamo fatto una riunione con gli altri soci e con Confesercenti siamo arrivati a un confronto con prefettura, questura e assessore alla Sicurezza. Ci siamo presi degli impegni per far capire alla cittadinanza che eravamo pronti. Speriamo che il governo capisca che la chiusura non è la strada giusta".
"Noi vogliamo lavorare, non vogliamo ristori - aggiunge Matteo Marchini, sempre dal Bahama -. Le problematiche ci sono: nonostante gli assembramenti in altre situazioni, noi siamo gli unici a rimetterci. Convivere con il Covid significa che anche noi dobbiamo avere l'opportunità di lavorare".