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Un salto temporale al 1889

Quella volta che gli spezzini andarono a Parigi a celebrare la presa della Bastiglia

Di quella spedizione fece parte un certo «M. Ferrari» e soprattutto Leopoldo Tagliagambe, un esponente della Massoneria sprugolina.

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Come ogni anno da 232 anni, quest’oggi 14 luglio la Francia ricorda la presa della Bastiglia, una prigione politica che al momento della caduta custodiva solo qualche nobilotto lì confinato per reati di infima entità. L’avvenimento era dunque di scarsa importanza ma rivestiva un’enorme valenza politica con le mura di quel carcere se ne andava via l’ancien règime, l’antico modo di potere assolutistico. La Bastiglia fu presa dal popolo di Parigi, i sanculotti. Costituivano il quarto stato che non portava le culottes. Non erano indumenti femminili ma i calzoni stretti ed attillati al ginocchio. Li indossava chi non praticava attività lavorative manuali. Sarebbe stato impossibile, infatti, con quegli indumenti piegare la schiena per zappare la terra o battere il maglio sull’incudine. Chi faceva lavori di quel genere portava calzonacci di stoffa ruvida e misera, a strisce verticali, larghi e lunghi fino ai piedi. Della Bastiglia che fu poi abbattuta oggi resta il nome nella piazza che la ospitava e il simbolo di quello che rappresentava.

Con quell’avvenimento tanto distante nel tempo quanto vicino a noi nel significato, anche la nostra città ha qualche rapporto oltre agli alberi della libertà eretti anche da queste parti quando le armate francesi le conquistarono. Si tratta di un legame che risale al 1889. Ricorreva il centenario della presa e le autorità francesi le vollero festeggiare in pompa magna. Colà convennero delegazioni da ogni dove del mondo e anche uno sparuto drappello di spezzini, come ci dice la cronaca del settimanale loca “L’Avvenire”, lasciò le sponde della Sprugola per recarsi sulle rive della Senna.

Della spedizione fa parte un certo «M. Ferrari» e soprattutto Leopoldo Tagliagambe, un esponente della Massoneria spezzina. I nostri partono come rappresentanti del «Partito repubblicano di Spezia sorto dalla fusione delle associazioni repubblicane operanti sul territorio». Costui, che di mestiere faceva il sarto, era salito agli onori della cronaca nel 1884, l’anno del colera. Aveva partecipato allo scontro di Buonviaggio quando i carabinieri avevano caricato i manifestanti che volevano forzare il blocco sanitario imposto per limitare la diffusione del contagio, e successivamente aveva partecipato alla formazione del «Comitato Generale di Salute Pubblica», nome quanto mai rivoluzionario, essendone nominato subito Presidente. Fu presto oscurato dall’ascesa di Prospero De Nobili e, forse, a questo si deve la sua partecipazione ad un’ibrida lista radical-moderata che nelle amministrative del luglio 1892 si oppone all’alleanza De Nobili-Paita che trionfa.

Alberto Scaramuccia

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